Umberto Eco

Umberto Eco

Gennaio 15, 2025

Giustamente Eco da qualche parte dice che nel campo degli studi chi sa un po’ di tante cose è un perdente, mentre chi sa bene poche cose è un vincente. Certamente, da sempre, e oggi ancor di più, la ricerca richiede specializzazione. Però non dimentichiamoci che si studia assieme. La ricerca è un’impresa collettiva e accanto a molti specialisti ci può stare anche qualcuno che ha uno sguardo più ampio e quindi per forza di cose più vago. Non solo, oggi, in una società in cui la scienza e la tecnologia giocano un ruolo fondamentale, abbiamo bisogno di creare ponti fra la storia e le scienze naturali, fra la letteratura e la tecnologia, fra l’arte e la matematica. Per questa ragione quelle poche persone che si formano sia scientificamente che umanisticamente giocano un ruolo importante nel creare un nesso adeguato fra ciò che è umano e l’immagine scientifica del mondo, fra i nostri propositi e la tecnologia.

LA FILOSOFIA

LA FILOSOFIA

Gennaio 10, 2025

C’è un pregiudizio duro a morire in filosofia. Può essere interessante ricostruire l’ambiente in cui hanno operato, per esempio, Crisippo o Hegel, capire meglio che cosa hanno detto, spiegarlo, ecc. MA QUESTA NON È FILOSOFIA! Si chiama “storia della filosofia”, e usa metodi in parte simili ad altri tipi di storie. C’è poi un’altra attività, che benché non abbia la certezza della matematica, è comunque una forma di razionalità, fatta di argomenti e di discussioni. Questa si chiama FILOSOFIA. Kant e Aristotele facevano filosofia e in sede teorica vanno discussi in questo modo razionale e non storico. Detto questo, va però aggiunto che i problemi filosofici sono talmente difficili e complessi, che leggere i grandi autori del passato aiuta ad affrontarli, perché ci consente di uscire dai nostri pregiudizi, dalla nostra prospettiva limitata, dalle assunzioni implicite. Per favore, però, non confondiamo la filosofia con la storia della filosofia. Andiamo oltre questo stolido storicismo!

OLTRE KANT

OLTRE KANT

Gennaio 6, 2025

Più ci penso, meno l’impianto generale della filosofia di Kant mi convince. Aldilà dell’infinità di argomenti, definizioni e analisi originali e profonde, Kant sbaglia nel considerare la matematica e la fisica del suo tempo come definitive. La matematica e la fisica non sono mai definitive. Irrigidisce la soggettività caricandola di tutto il peso conoscitivo. Arrivando così a una forma di scetticismo. Dopo di che nell’ampio spazio dell’ignoto, la cosa in sé, piazza dei postulati dedotti dalla ragione, cioè libertà, immortalità dell’anima ed esistenza di Dio. Se, invece muoviamo dalla fallibilità delle scienze, ma dalla loro parziale capacità di comprendere come stanno le cose, che sembra un’epistemologia molto più ragionevole, arriviamo a una situazione molto diversa. Da un lato la morale deve fare i conti non tanto con i principi della ragione, ma con quello che abbiamo capito della realtà. Dall’altro, l’ignoto, che non è la cosa in sé, ma l’orizzonte dell’ignoranza, che si amplia a ogni nuova conoscenza, è il luogo della fantasia, delle emozioni e delle speranze. Pensando a esso, immaginiamo mondi, diamo libero corso alle nostre passioni e desideriamo ciò che non sappiamo se ci sia o non ci sia.

Riconversione alla Società Post-Materialistica della pubblica Felicità – Felice Soldano

Gennaio 3, 2025

Felice Soldano, con il suo libro Riconversione alla società post materialistica della pubblica felicità, ci offre una riflessione profonda e ambiziosa su una delle più grandi sfide del nostro tempo: come trasformare una società basata sul materialismo e sul consumo in una…

UN ANNO SULL’ALTIPIANO

UN ANNO SULL’ALTIPIANO

Gennaio 1, 2025

Ho trovato il tempo, in questi giorni di ferie, di leggere Un anno sull’altipiano, di Emilio Lussu. Libro di notevole valore letterario e denuncia dell’insensatezza della guerra, che racconta alcuni episodi della Prima guerra mondiale sul Carso. Quello che viene narrato dovrebbe essere realmente accaduto, ma gli storici hanno mostrato che le omissioni e le licenze letterarie sono tante, volute o non volute. Due cose sono fastidiose. In primo luogo il protagonista è sempre perfetto, buono, forte, intelligente, coraggioso. Il che di sicuro è in parte falso. In secondo luogo, tutti i capi sono incompetenti, folli e sanguinari, quasi delle macchiette, delle caricature, il che è stato contestato. Insomma nel libro aleggia uno spirito populista ante litteram: i poveri sono buoni e raggirati dalle élite. L’uomo della provvidenza, il protagonista, si fa carico di attenuare questa situazione. Queste critiche non mettono in discussione il valore del libro, ma vogliono sottolineare che la lettura del volume va opportunamente guidata. Il testo non è un resoconto storico e anche se la denuncia della guerra ha valore, è latore di un messaggio politico quantomeno controverso.

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