
“Alberto ascoltò quest’ultima testimonianza avvertendo come se una lama tagliente penetrasse tra le viscere del suo corpo. Valutò attentamente come poter scaricare la rabbia che aveva accumulato in corpo […] non avrebbe avuto nessuno al quale rinfacciare quegli infami atteggiamenti e concluse pensando che davvero il tradimento aveva corso, in tutti questi anni, attraverso un lungo filo rosso.”
In questo romanzo di Giordano Dalmonte, docente di Lettere e latino a Lugo di Romagna, ciò che colpisce subito è il legame strettissimo tra passato e presente. Le vicende di una famiglia della Bassa Romagna, i Franceschelli, sono raccontate a partire dal periodo immediatamente precedente il secondo conflitto mondiale fino al passaggio agli anni Duemila.
I personaggi sono tratteggiati con pennellate narrative di rara efficacia stilistica. Restano impressi al lettore con la loro fisionomia psicologica, comportamentale e intellettuale. Ognuno di loro si muove nel contesto storico di riferimento senza risparmiare le proprie energie interiori, cercando di realizzare gli ideali di giustizia sociale che ha imparato a conoscere e ad amare all’interno della famiglia di origine. In una catena di passaggi storici che seguono, appunto, “un lungo filo rosso”, sono narrate le vicissitudini di Osvaldo, che fu arrestato nel 1929 e subì tre anni di confino per aver messo in atto una “diffusa propaganda antifascista”; del figlio Alberto che nel dopoguerra “era convinto che suo padre, che sapeva essere stato un partigiano […] non avesse rinunciato alle proprie idee, ma lo vedeva debole, troppo debole”; del nipote Alfredo, “animato da uno spirito di lotta senza confronti” durante le proteste studentesche del Sessantanove; dei pronipoti Carlo e Maria Rita, che alla fine degli anni Novanta del ‘900 lottano con la stessa forza dei loro padri e nonni per la realizzazione degli ideali di libertà personali e sociali.
Non manca un mistero con tinte gialle sulle sorti di una bambina data per morta subito dopo la nascita, e di cui si conoscerà il destino alla fine del romanzo.
Questo testo narrativo è, a mio parere, una prova tangibile di quanto la letteratura, attraverso storie e personaggi verosimili appartenenti a un determinato contesto storico, possa suscitare nel lettore di qualsiasi età la voglia di conoscere le proprie radici, sia familiari sia della Storia del proprio Paese. Senza dimenticare però che, a volte, ciò può significare scoprire quanto l’uomo, spinto dalla sete di potere e vendetta, non si tiri indietro nel procurare dolore e sofferenza ai propri simili.
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