No, Proudhon
Proudhon dice che gli esseri umani sono gli unici esseri viventi
che possono apprezzare la bellezza
Ma ho visto il canarino della giungla sbattere le ali, inchinarsi al sole
come fa un poeta che evoca la bellezza nel mezzo di un delirio
Il canarino ama il sole
Quando sbatte le ali esprime un giudizio estetico
C’è meraviglia oltre una gabbia fatta di parole
Proudhon dice che gli esseri umani sono gli unici esseri viventi
che possono apprezzare la bellezza
Mente.
No, Proudhon
Dice Proudhon que los humanos son los únicos seres
que pueden apreciar la belleza
Pero he visto al canario de la selva batir sus alas, hacer una reverencia al sol
como lo hace un poeta que conjura la belleza en medio de un delirio
El canario ama al sol
Cuando bate sus alas, emite un juicio estético
Hay asombro más allá de una jaula hecha de palabras
Dice Proudhon que los humanos son los únicos seres
que pueden apreciar la belleza
Miente.
I poeti e i piatti
Tutti i poeti lavano i piatti
ognuno, ognuna
senza eccezioni
Mentre lucidano un piatto
pieno di pelliccia organica
quando affogano il vetro di un bicchiere
tessono versi, escogitano
un’accavalciamento
quello che la fortuna imbacucca
come una nonna protettiva
Di solito, in altre occasioni
non pensano a niente.
Non il tema né la forma.
Contemplano allora il muro
storditi davanti al tempo
In questo modo, il rapporto stretto
tra muro nudo
e processo di lavaggio
diventa una lunga metafora della vita
Non ha molta assonanza:
il rigonfiamento della spugna
l’acqua insaponata
la limpidezza o la ruggine di una chiave solitaria
L’esistenza
che drena
sui piatti
o si perde, in modo permanente
nel pozzetto di scarico
Si bagna, si insapona, il tempo sfugge
così ogni giorno
ogni pasto
ogni cenone di Capodanno
Con riconoscimenti o senza trofei
pieni di dolori o di meschinità
signore e signori del breve applauso
succede la stessa cosa:
Tutti i poeti lavano i piatti
nessuno è stato salvato dal farlo.
Los poetas y los trastes
Todos los poetas lavan trastes
Cada una, cada uno
Sin excepción
Mientras lustran un plato
lleno de orgánico pelambre
Cuando ahondan el cristal de un vaso
tejen versos, idean
un encabalgamiento
Eso cuando la suerte arropa
como una abuela protectora
Suelen, otras ocasiones
no pensar en nada
No nace el tema ni la forma
Contemplan entonces el muro
atónitos ante el tiempo
De este modo, la estrecha relación
entre pared desnuda
y proceso de lavado
se vuelve una larga metáfora de la vida
No hay mucho que ver:
el abultamiento de la esponja
lo jabonoso del agua
la limpidez o el óxido de una llave solitaria
La existencia
que escurre
sobre los platos
o se pierde, de forma definitiva
en el pozo de la coladera
Se moja, se enjabona, el tiempo escapa
Así, cada día
cada comida
cada cena de fin de año
Con reconocimiento o sin galardones
ahítos de pesares o bajezas
señoras y señores del breve aplauso
sucede la misma cosa:
Todos los poetas lavan trastes
Nadie se ha salvado de hacerlo.
La fine dei tempi
È difficile essere un poeta alla fine dei tempi
Non perché nei tempi antichi
non siano stati ignorati i bardi e,
proprio come oggi, gli è stata posizionata
una corona di silenzio
Non sono stati ben considerati, mai
Ci sono, tuttavia, differenze sostanziali
È difficile essere un poeta in questo secolo
per un motivo specifico ma ambiguo:
Non si sa se il mondo va o viene
se si estingue o rinasce come un fungo tra la terra
Così come è sopra oggi è una merda
E la gente dimentica, mentre naufraga
il modo per aggrapparsi alla vera luce
di alcuni versi
Faro sdraiato con un occhio solo
la bellezza è stata lasciata sola
tra onde oscure, gigantesche e feroci
È difficile scrivere per chissà chi
per chi lo sa
per cosa importa
perchè ci siamo persi, tanto
È complesso prendere una matita
aprire discretamente il laptop nella tua stanza
sapendo che fuori
ci sono continui venti di guerra
orrori pandemici
una profonda violenza collettiva
che ha dimenticato di salire a bordo della nave dell’umano
Fuori
tiriamo fuori la lingua in cerca di acqua
Fuori
tra rughe profonde di aridi salari
siccità
e l’orrore per nulla opprimente del cambiamento climatico
È davvero difficile essere un poeta
alla fine dei tempi
È complesso
E scrivere in mezzo alla tempesta
assorta
intima
futile
decadente
al ritmo di questo pianto zitto di piccolo silenzio.
El fin de los tiempos
Es difícil ser poeta en el fin de los tiempos
No porque en épocas remotas
no se haya ignorado a los bardos y,
al igual que hoy, se les haya colocado
una corona de silencio
No han sido bien vistos, jamás
Hay, sin embargo, diferencias sustanciales
Es difícil ser poeta en este siglo
por una razón específica, aunque ambigua:
no se sabe si el mundo va o viene
si se extingue o renace cual hongo entre la tierra
Así como es arriba hoy es un carajo
Y la gente olvida, mientras naufraga
la forma de aferrarse a la auténtica luz
de algunos versos
Faro yaciente, tuerto
la belleza se ha quedado sola
entre oscuros, gigantescos y fieros oleajes
Es difícil escribir para no sé
para quién sabe
para qué importa
para nos perdimos, tanto
Es complejo tomar un lápiz
abrir la laptop con discreción en tu cuarto
sabiendo que afuera
hay constantes vientos de guerra
horrores de pandemia
una profunda violencia colectiva
que olvidó abordar el navío de lo humano
Afuera
sacamos la lengua en búsqueda de agua
Afuera
entre profundas arrugas de sueldos áridos
sequía
y el horror nada sorpresivo del cambio climático
Es verdaderamente difícil ser poeta
en el fin de los tiempos
Es complejo
Y escribir en medio del vendaval
absorta
íntima
fútil
decadentemente
al ritmo de este llanto callado calladito.
Critica poetica: La poesia di questo poeta si modula su più registri: dal quotidiano, passa alla corda filosofica che sboccia in un cammino mistico. Esiste nella sua scrittura una tensione tra etica ed estetica, chiaramente nutrita dalla filosofia novecentesca, che l’autore sapientemente ricama, passando tra simbolismi e coordinate di un referto esistenziale, introdotto con tono sostenuto. Il tono sostenuto, quasi essenziale, persiste anche quando affronta delle problematiche distopiche della società attuale. Il pensiero di Paniagua orbita in alto, sa bene come scegliere elementi della natura e della vita quotidiana per espandere il “Io poetico”, dove i versi si alternano tra un’accensione etica e una drammatica, trovando un modo di aprirsi al mondo, quasi come se fosse una confessione, un diario che ci lascia il mistero della poesia e tanti concetti filosofici e sociali condensati in poche parole.
Ulises Paniagua (Messico 1976) Narratore, poeta e drammaturgo. Vincitore del Concorso Internazionale di Storie della Fondazione Gabriel García Márquez, in Colombia (2019). È stato intervistato da Silvia Lemus, nel 2020, nel programma “Tratos y retratos” su Canale 22. Nel 2023 viene intervistato in una puntata della serie “La ciudad es mi letra”, da Capital 21 TV. E’ inserito nell’antologia bilingue internazionale “Puente y Precipicio”, pubblicato in Russia, sotto la selezione di Natalia Azarova e Dmitriy Kuzmin (2019). È autore di due romanzi, nove libri di racconti e sei raccolte di poesie. È stato pubblicato in antologie, riviste e giornali nazionali e internazionali, tra cui Nocturnario, El búho, Círculo de poesia, Nexos, Punto online, Anestesia, Ragione, El Sol de México, Ígitur, Letralia, New York Poetry, Altazor, Algarabía, Jus e Periódico de Poesía (UNAM). Fa parte del catalogo degli autori INBAL. È stato conduttore di Radio Anáhuac, Radio Sogem e Radio IPN (95.7 FM). È regista, creatore e fondatore del Colloquio Internazionale di Poesia e Filosofia e del Festival Poesia per l’Acqua (supportato dal Fondo Cultura Economica). Ex direttore della Digital Horror Collection in Editore BGR (Spagna). Pubblicato nell’Accademia Uruguaiana di Lettere, in Spagna, Italia, Perù, Argentina e Venezuela, il suo lavoro è stato tradotto in inglese, russo, greco, serbo, ceco e italiano.