In questo libro ho imparato che:
1. L’idea di progresso elaborata durante la rivoluzione scientifica è profondamente diversa e molto più ragionevole di quella poi promossa dall’Illuminismo e dal Positivismo.
2. Benché ci sia una relazione storica fra scienza e magia, la seconda promuove un sapere misterioso ed elitario, mentre la prima parte dal presupposto che la conoscenza sia un’impresa pubblica e condivisa.
3. L’atteggiamento di Pascoli di fronte al rapporto fra scienza e poesia è, contrariamente a quello di tanti altri letterati italiani, di collaborazione e complementarità.
4. Gramsci aveva una posizione riguardo alle scienze molto diversa da quella di Croce. Ne rispettava l’oggettività e il ruolo sociale.
5. Ernesto de Martino aveva capito, a differenza dei tanti fautori del relativismo culturale, che fare antropologia non significa rinunciare a valutare le diverse culture che si studiano o addirittura a esaltare quelle non occidentali, come proposto da Levi-Strauss.
6. Come la sinistra italiana negli anni Sessanta si è gettata fra le braccia di un arcadico ritorno al primitivo e in una visione apocalittica della storia dominata dall’irrazionalismo.
Grande libro del 1977, che si legge come fosse stato scritto oggi.