- Parlaci della tua attività concertistica di pianista…
Ho cominciato a suonare da bambina. Ho seguito il percorso del liceo classico parallelamente allo strumento, diplomandomi con 10/10 nel 1983 (primo anno di università) da privatista, al Conservatorio “Nicolini” di Piacenza. Non ho mai smesso di studiare e di suonare. Mi dicevano che io avessi delle capacità spiccate: ho partecipato a innumerevoli concorsi e dato concerti; non solo come solista, ma anche in formazioni cameristiche, insieme a svariati strumenti (violino, violoncello, clarinetto, flauto e sax). Quest’ultimo approccio (musica da camera) va concepito come “complemento” della formazione pianistica, che non deve limitarsi alla “turris eburnea” del solismo. Inoltre, il contatto con altri musicisti è estremamente entusiasmante.
- Riguardo alla didattica in un contesto liceale, tra scuola e lezioni private?
La mia professione di avvocato è estremamente impegnativa e delicata. Gestisco i clienti secondo un’organizzazione che è fondamentale ed è resa possibile dal fatto che lo studio legale in cui lavoro è di mio marito. In ogni caso, sebbene accada che vi siano delle coincidenze tra i due ambiti sopracitati, la musica prevale, sempre, su tutto. La didattica è essenziale. Io amo i ragazzi (del liceo) e i bambini che formo. Si deve necessariamente essere ispirati dalla passione; se così non accade, si rischia di distruggere le personalità in corso di formazione. Occorre immedesimarsi negli allievi, con pazienza. Si tratta di un’attività molto difficile, in quanto non tutti sono predisposti allo studio e alla disciplina. Imprescindibile è, anche, farsi conoscere. Da una parte, il diritto è una materia che presenta molte affinità con la musica: è richiesta una base di competenza ferrea (i codici, etc.), ma anche una certa creatività nel “mettere insieme” più aspetti. Anche nella musica, ciò accade, in termini combinatori, seppur creativi e fantasiosi. Il diritto si ritrova nella vita quotidiana, esattamente come la musica. Molti miei allievi si dirigono verso l’università e scelgono, come facoltà, Giurisprudenza. Detto questo, sono severa ma al tempo stesso, amo incoraggiare i miei studenti. Con gli allievi pianisti, l’affinità è ancora maggiore: mi si presenta una sola persona, individualmente, alla volta. Il rapporto “a due” è ottimale, in quanto consente di creare degli interscambi culturali, educativi ed artistici. È giusto che tutti studino e capiscano come analizzare e risolvere un determinato problema, che gli allievi sono invitati ad affrontare anche individualmente, crescendo e guadagnando in “elasticità mentale”, concentrazione, controllo dell’ansia e pazienza. Ciò che conta notevolmente, è il controllo dell’emotività, che potrebbe compromettere una buona prova pianistica.
- Vincenzo Balzani e Marco Ferreri: due personalità importantissime, riconosciute a livello universale, che hanno influenzato la tua formazione
Ho avuto occasione di fare qualche lezione, impartita a partire dall’ottavo anno di conservatorio, dal Maestro Balzani, per migliorare la mia preparazione. Mi sono anche perfezionata, con lui, dopo il diploma. È un grandissimo pianista virtuoso, che teneva lezione in una bellissima sala con due immensi pianoforti “Steinway”. Mi ha insegnato e fatto scoprire una “parte” di cospicua importanza, relativa a musicalità ed espressione, che prima comprendevo solo parzialmente. Il suo insegnamento è stato incisivo ed efficace: è un didatta di altissimo livello, che forma strabilianti talenti a livello pianistico. Marco Ferreri, noto regista, è mio zio. Lo riconosco come un autentico genio, visionario rispetto ai suoi contemporanei degli anni Sessanta/Settanta. La “vena artistica” che aveva, l’ho in gran parte ereditata da lui. Comunque anche nella famiglia da parte materna, fin dai bisnonni , tutti suonavano il pianoforte (Ettore Pozzoli era parente della nonna) e, sul pianoforte di casa, ho cominciato da piccola, a suonare da sola. Apprezzo moltissimo la sua (di mio zio) capacità di previsione di determinate situazioni, che ha messo in scena nei suoi film, in anticipo di decenni rispetto ai suoi contemporanei. Un genio. Ricordo che viveva con zia Jacqueline in un palazzo meraviglioso, a Roma, in cui si incontravano i più celebri attori dell’epoca. Ricordo anche di aver visto Catherine Deneuve, Tognazzi, Mastroianni girare per casa sua. Ho imparato ad apprezzarlo da adulta, la sua grandezza è incontestabile.
Stefano Chiesa
Cecilia Ferreri esegue Chopin, Studio “Op. 25 n.1”, noto come “‘arpa eolica” per via delle sonorità ondeggianti e sognanti:
Sono veramente orgogioso di essere amico, anche se solo in Facebok, del M.o Cecilia Ferreri! Mi viene da chiederle se, come avvocato, avrebbe avuto maggior fortuna nelle due cause di L. Van Beethoven, l’una relativa al titolo nobiliare, l’altra nella tutela del nipote Karl allontanandolo dalla cognata. 👏❤️😂❤️ Ciao Ceciliaaaaa!