– Parlaci della tua carriera pianistica, durante e dopo il Conservatorio: com’è avvenuto l’incontro con il tuo (allora) futuro marito, Conrad?
La passione per il pianoforte da bambina fu immediata, come un colpo di fulmine, appena il “verticale” arrivò in casa. Avevo 9 anni e buttavo le mani sulla tastiera per ricreare ogni musica giungesse al mio ascolto. Così, a 11 anni, i miei genitori decisero di farmi studiare in una scuola di musica. Tempo due anni ed ero pronta per affrontare l’esame di ammissione al Conservatorio “Verdi” di Milano, passando le audizioni. Studiai con Maestri della Scuola di Mozzati, Vitale e Busoni, diplomandomi nel 1992 con il Maestro Carmassi. Seguii poi vari corsi di perfezionamento con i pianisti Konstantin Bogino, il grande Sergio Fiorentino e Michele Marvulli. Durante gli studi vinsi un concorso come solista per suonare con l’Orchestra Sinfonica di Milano della RAI, e come esperienza successiva al diploma, si concretizzò la formazione del duo pianistico “Solaris”. In uno dei concorsi ai quali partecipai col duo, Conrad Klemm si trovava in giuria, per la sezione “musica da camera” (pianoforte a 4 mani). Conrad era un uomo che, a dispetto della sua solitudine, amava lavorare, anche in virtù delle sue origini svizzere che lo portavano ad avere un esemplare senso del dovere e della meritocrazia. In gioventù, era stato campione di “hockey sul ghiaccio” ed aveva un fisico statuario. Da quando lo conobbi, passarono ancora 3 anni, prima di decidere di intraprendere la vita insieme. Ci sposammo nel gennaio del 2000, scegliendo il Ticino come compromesso tra Winterthur e Milano. In seguito, nacquero i nostri figli, Riccardo e Lorenzo.
– In che modo la musica di Conrad ti ha influenzata?
Essendo un musicista che andava oltre il flautismo, era talmente grande che mi dava consigli “pianistici” di grande valore. Ogni volta che avevo dubbi, chiedevo a lui di trovarmi delle soluzioni. Essendo molto legato alla questione del “respiro in musica”, sapeva trasmetterne l’importanza fondamentale. Conrad guardava questa componente, in tutte le sue declinazioni possibili. Svariati pianisti e gruppi cameristici venivano a fare lezione con lui, oltre naturalmente ai consueti allievi di flauto. La potenza della musica non la identificava nella forza che si imprime per ottenere un suono, bensì nell’utilizzo dell’energia che viene da dentro e (che è) trasmessa al flauto. Per lui, spesso, le vere prove musicali risiedevano nei “pianissimi”. Come “credo” nei confronti di qualunque allievo, iniziava dalle sue migliori caratteristiche e doti, per valorizzarlo.
– Qual è stato il contributo più importante che Conrad ha lasciato al mondo della musica classica? In cosa consiste il suo patrimonio?
Il patrimonio deriva dal fatto che era un talento, sin da bambino. Quando i genitori capirono che avrebbe potuto intraprendere questa strada, andò a Parigi a studiare con il grande flautista Marcel Moyse, e con lo svizzero André Jaunet, il “non plus ultra” per il flautismo. In seguito, tornò in Italia, alzando il livello del flauto traverso. Il suo contributo: dare al flauto un’impronta nuova, ossia la “bellezza del suono”. Per lui, l’approccio allo strumento non doveva mai essere aggressivo, ma avvenire con l’assenza totale di tensioni, sia fisiche che emotive. Introdusse dall’Australia la “Alexander Technique”, ideata da un attore australiano che concepì una tecnica di rilassamento e di abbandono delle tensioni: Conrad la importò in Italia, diplomandosi a Londra. La diffuse, impartendo lezioni che alternavano lo studio dello strumento, con la corretta postura. Questa combinazione ha cambiato la vita a numerosissimi suoi studenti. A Roma, fu primo flauto nell’orchestra di “Santa Cecilia”. Nino Rota ed Ennio Morricone lo vollero per i film di Fellini, Leone e Visconti.
– Quali sono le tue attività che, ad oggi, sostieni in sua memoria?
Conrad è mancato nel 2010 e, come moglie, porterò sempre avanti il suo nome e la sua “Scuola flautistica” per le nuove generazioni, attraverso i suoi allievi più diretti e più importanti. Nel 2015, il Conservatorio di Milano ha organizzato, con la mia collaborazione, un grande concerto, dedicato alla sua memoria ed a suo nome. È stata la base per mostrare come la sua didattica venga divulgata. Nel 2021, al Conservatorio di Lugano, abbiamo creato, io, Andrea Oliva (1° Flauto dell’Accademia di “Santa Cecilia”) e Salvatore Lombardi (direttore della rivista “Falaut”) le “Borse di Studio Conrad Klemm”, dedicate ai migliori studenti flautisti. Abbiamo in progetto un grande documentario, che radunerà tutte le testimonianze dei migliori allievi. Sarà descrittivo in merito alla sua Scuola flautistica, con spezzoni di video in cui insegna. Verrà descritta tecnicamente, a livello storico, una delle più importanti testimonianze del mondo flautistico del ‘900.
Serena Klemm è stata attualmente nominata Manager della “Tiziano Rossetti Academy”, prestigiosa accademia pianistica, che ha creato una scuola di musica per tutti gli strumenti, promuovendo grandi artisti, e nella quale vi è il progetto di valorizzare e ricordare il nome di Conrad Klemm.
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Stefano Chiesa