
“Volevo solo, entrando qua, tastare il polso del nostro Paese, sapere a che punto stanno le cose. Il carcere è sempre stato e sempre sarà la febbre che rivela la malattia del corpo sociale: continuare a ignorarlo può portarci a ripetere il comportamento del buon cittadino tedesco che ebbe l’avventura di esistere nel non lontano regime nazista.”
È la prima opera che leggo di Goliarda Sapienza e penso che in poche pagine racchiuda tanto di quel micro mondo che erroneamente pensiamo sia lontano da noi. La detenzione a Rebibbia è un’esperienza vissuta realmente dalla scrittrice, la quale descrive in questo piccolo estratto biografico la sua esperienza dentro al carcere femminile. Racconta delle detenute che ha conosciuto, del suo privilegio che è consapevole di avere. Racconta di quanto, per tante delle donne conosciute, quel carcere sia una casa, un posto dove non si sentono invisibili e di come, a differenza degli uomini che soffrono molto di più la mancata libertà, per le donne è quasi un proseguimento di una detenzione che vivevano già prima all’interno del proprio nucleo familiare o comunque della società.