L’UCCELLO BIANCO

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Diderot è (con Zola) l’unico gigante della letteratura francese di cui – almeno fino a ieri – non avevo mai letto nulla. Mentre la copia di «Teresa Raquin» di Zola è ancora intonsa – ma lancia potenti richiami dallo scaffale dei classici – «L’uccello bianco» di Denis Diderot è già stato letto e metabolizzato (a dire il vero, un po’ a fatica). Si tratta di un’opera minore – ben poco rappresentativa della cultura enciclopedica e del talento dell’autore – ascrivibile al genere del romanzo libertino, ovvero un racconto «blu» (col termine di «conte bleu» s’intendeva un’operetta dal contenuto licenzioso o eversivo diffusa clandestinamente o pubblicata in forma anonima). In questa allusiva favoletta di 80 pagine, si narra della prodigiosa trasformazione del figlio dell’imperatore giapponese in un bellissimo uccello dal canto suadente (una forma che sarà utilizzata dall’infaticabile principe per sedurre vergini e far nascere «spiritelli» per tutte le contrade d’oriente). Da un lato l’autore ironizza sui costumi disinvolti e sulle arbitrarie azioni dei potenti, dall’altra si diverte a introdurre nella storia elementi magici e orientaleggianti secondo la moda inaugurata in Francia dal drammaturgo Crébillon (anche se il vero punto di riferimento, nonché fonte ispiratrice, pare essere «Le mille e una notte»). Nell’Uccello bianco viene utilizzato l’espediente della “storia nella storia”: due emiri e due servitrici hanno il compito di intrattenere piacevolmente la capricciosa sultana, massaggiandole senza sosta le piante dei piedi e raccontandole fiabe per farla addormentare.
Una lettura divertente ma inferiore alle aspettative.

News Reporter
Davide Orlandi (Mede, 15/07/1992), sono un insegnante di Filosofia e storia, materie letterarie e linguistiche negli istituti medi e superiori. Ho cinque lauree e attualmente sono dottorando in Filosofia presso l'Università di Granada. Dal mese di Maggio 2017 collaboro con il portale di filosofia “Pensiero Filosofico”. Sono volontario soccorritore e centralinista della Croce Azzurra Robbiese. Donatore sangue, volontario e consigliere dell'Avis comunale di Robbio. Volontario dell’associazione robbiese “I Live Panta Rei”, associazione che si batte per gli ultimi e per combattere ogni forma di discriminazione sociale. Corrispondente per il settimanale d'informazione “Il Corriere Eusebiano”, con sede a Vercelli (VC). Dal 2022 collaboro con il Giornale letterario. Membro del comitato di redazione della Rivista di filosofia e scienze umane "Le voci di Sophia". Ho vinto innumerevoli concorsi letterari nazionali e internazionali, sia a carattere poetico-aforistico che filosofico. Da giugno 2024 sono consigliere comunale di maggioranza della mia città (Robbio Lomellina) e presidente della medesima Biblioteca civica. Con Aracne ho pubblicato i seguenti libri: Cartesio e Bourdin. Le settime obiezioni (2016); Linguaggio e forme di vita. Saggio su Ludwig Wittgenstein (2017); Diego Marconi e la sua competenza lessicale. Un'analisi critica (2019). Interpretazioni di interpretazioni. Indagine sul prospettivismo nietzschiano, Youcanprint Editore, 2020; Come guarire dai social network attraverso due romanzi, Youcanprint Editore, 2021; Quel pazzo di Nietzsche. Come leggere la nostra vita e quelle altrui, AbelPaper, 2022; L'occasione del cambiamento, Youcanprint Editore, 2022; Frammenti di vita. Come un grido nella notte, Youcanprint Editore, 2023; Il Turismo al tempo del Covid-19, Youcanprint Editore, 2024. Ho collaborato con varie personalità di spicco del panorama culturale italiano e straniero come Mogol, Alfredo Rapetti Mogol (Cheope), Vittorio Sgarbi, Francesco Gazzè, Alessandro Quasimodo, Cosimo Damiano Damato, Hafez Haidar, Francesco Baccini, Tomaso Kemeny, Dato Magradze, Nunu Geladze, Reddad Cherrati, Franco Arminio e molti altri. Nel 2021 sono stato nominato “Uomo Illuminato” dagli Stati Generali delle Donne. Nel 2024 mi sono aggiudicato il Premio Nazionale di Filosofia, con il volume: Quel pazzo di Nietzsche. Come leggere la nostra vita e quelle altrui, AbelPaper, 2022.

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