Eraldo Baldini (persona di grande umanità, di rara cortesia e disponibilità) è stato il primo autore italiano a vincere la mia idiosincrasia verso l’horror italiano.
«Quell’estate di sangue e di luna» – scritto in collaborazione con Alessandro Fabbri (ma i temi e lo stile sono classici del mondo letterario di Baldini) – è un romanzo che sarà particolarmente apprezzato da chi ha amato «Grano rosso sangue» di Stephen King, «La festa del raccolto» di Thomas Tryon o i romanzi di Michael McDowell, recentemente riproposti da Neri Pozza.
L’opera appartiene al genere che gli americani amano definire «folk horror», ribattezzato da Eraldo Baldini con il termine «gotico rurale» (che è anche il titolo della sua raccolta di racconti più celebre). Si tratta, in sostanza, dell’introduzione di temi e atmosfere della letteratura gotica (mostri, scenari da incubo…) in contesti rurali: gli elementi soprannaturali sono dunque ancorati alla realtà spesso dura e prosaica della campagna, dove il legame con motivi magici e superstiziosi appare più vivo che altrove.
Il romanzo è ambientato alla fine degli anni ’60 e precisamente nella settimana in cui l’Uomo conquista la Luna: mentre Armstrong e compagni portano a termine la più grande avventura spaziale di tutti i tempi, quattro ragazzini si troveranno a dover combattere una battaglia fatale contro forze oscure.
Libro consigliatissimo a chi ama gli aspetti più oscuri della cosiddetta cultura popolare e a chi desidera sperimentare emozioni forti attraverso gli occhi di ragazzi coraggiosi e tenaci.