PERSONE NATURALI E STRAFOTTENTI

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L’ambientazione del testo di Giuseppe Patroni Griffi Persone naturali e strafottenti è quella di un basso napoletano e sul palco del teatro Off-Off di Roma campeggiano sulle pareti di fondo dell’angusta stanza le immagini del Cristo e della Vergine, che vegliano sulle sorti dei protagonisti della tragicommedia, diventando essi stessi persone naturali e strafottenti alla stregua degli esseri umani.

Da qui già si intuisce il tono dissacrante e provocatorio dell’opera di Patroni Griffi. Un testo scritto nel 1973 e sempre rimasto contemporaneo per i temi trattati.

Donna Violante (Marisa Laurito) è la proprietaria del basso, che affitta la stanza a Mariacallàs (Giancarlo Nicoletti), un travestito che lavora con clienti di ogni genere. Siamo nella notte di Capodanno e le due donne si ritrovano insieme a ricomporre i pezzi delle loro solitudini nel frastuono di una Napoli che si prepara ai festeggiamenti di fine anno. Sono due personaggi già sconfitti dalla vita, dimostrano a malapena barlumi di stima e affetto, ma è una mera relazione economica a tenerle unite. Mariacallàs non perde occasione con il suo linguaggio tagliente e offensivo di ricordare a Donna Violante di essere stata una serva per tutta la vita, nel bordello dove lavorava sin dall’adolescenza, costretta a raccogliere secchi di preservativi usati che poi bruciava in una specie di colla appiccicosa per disfarsene nella spazzatura insieme alla sua idea di un possibile riscatto futuro.

Non c’è pace la notte di Capodanno, perché Mariacallàs ha subaffittato la stanza a una coppia di due uomini, in cerca di un posto per soddisfare le voglie di corpi affamati dalla fine anno e dalla speranza di una vita nuova che sta per affacciarsi. Fred (Guglielmo Poggi) è un ragazzo borghese, che arriva a Napoli per cercare di godere della vita lontano da occhi indiscreti. Byron (Gianluigi Rodrigues) è un poeta, di pelle nera, alla ricerca di una vendetta per sentirsi vittima del razzismo che lo ha segnato nella vita.

Il Capodanno si trasforma in un incontro – scontro esplosivo. Sono quattro animi solitari che si muovono nello squallore di un basso napoletano, alle prese con recriminazioni, litigi, cattiverie.

Uno dei temi al centro del lavoro di Patroni Griffi è l’omosessualità. Molto azzardato per gli anni ‘70, se pensiamo alla scena in cui Donna Violante cura con bende e ghiaccio il culo di Fred martoriato dall’arnese di Byron. La borghesia che si scontra con il razzismo, il nero intellettuale che è in guerra con il mondo, la paura che il nero prevarichi il bianco nella società che sta trasformandosi, attraverso la violenza sessuale. Una paura che conosciamo molto bene e che Patroni Griffi aveva già anticipato nei suoi lavori. Purtroppo, nulla è cambiato.

C’è una sola finestra che affaccia sulla strada e sul pubblico. Da lì arrivano i botti di fine anno, da lì i quattro del basso di Donna Violante cercano una speranza nell’anno nuovo ed emblematica e bellissima la battuta che saluta l’anno appena arrivato, fresco fresco, da sverginare con le vite corrotte degli esseri umani. L’altra finestra del basso è inutile, dà su un cortile interno, non serve a niente, nemmeno a gettare oggetti vecchi, come una radio scassata per scaramanzia, non stimola il futuro, serve solo a Byron per salire su una sedia, tirare fuori il suo uccello spropositato e pisciare sul mondo, anche se quel mondo, immaginiamo, sia un triste e malinconico spazio abbandonato tra le case dei vicoli di Napoli.

I quattro personaggi sono ben caratterizzati e questo ce lo aspettavamo da Patroni Griffi, che abbiamo avuto modo di leggere ed apprezzarne il talento narrativo nei due romanzi che lo hanno reso famoso, Scende giù per Toledo e La morte della bellezza. Gli attori sanno come restituire la scrittura di Patroni Griffi e accompagnano per mano il pubblico tra risate e dramma, tra rabbia e malinconia. Trascinano dentro il testo. Non si può non tifare per il delirio logorroico di Mariacallàs, l’angustia di vivere, il disincanto di essere tra gli ultimi del mondo, la seduzione che non smette mai di indossare. E il coraggio di Marisa Laurito di indossare i panni di Donna Violante, ruolo che fu di Pupella Maggio nella prima rappresentazione a teatro nel 1974.

Insomma, uno spettacolo da vedere, perché gli attori sono bravi, perché racconta il nostro mondo, nonostante siamo trascorsi cinquant’anni dalla stesura, e perché non si può perdere l’occasione di vedere e ascoltare quello che Giuseppe Patroni Griffi ha voluto raccontarci, uno dei grandi della letteratura italiana.

News Reporter
Andrea Mauri è nato nel 1966 a Roma. Lavora in Rai e si occupa dell’archivio multimediale presso Rai Teche. Ha pubblicato il romanzo mickeymouse03 (Alter Ego, 2016), due racconti lunghi nel libro L’ebreo venuto dalla nebbia (Scatole Parlanti, 2017), il romanzo Due secondi di troppo (Il Seme Bianco, 2018) e le raccolte di racconti “Contagiati” (Ensemble, 2019) e “Ragazzi chimici – Confessioni di chemsex” (Ensemble, 2020), quest’ultimo lavoro insieme ad Angela Infante. La recente sua pubblicazione è il romanzo Il passo dell’ombra (Affiori, 2024). Scrive racconti su antologie, riviste letterarie e blog.

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