
Il grande storico dell’antichità Arnaldo Momigliano ha fra i suoi tanti meriti quello di aver fondato una nuova disciplina, cioè la storia della storiografia. Fra i molti saggi che vi ha dedicato ce ne è uno particolarmente interessante che parla di Droysen, autore di una fondamentale Storia dell’Ellenismo, 1843, che egli considera uno dei più grandi storici di tutti i tempi. Droysen si dedica all’Ellenismo anche per ragioni teologiche. Vuole infatti mostrare che dal mondo greco che interagisce con quello orientale si forma quella che può essere considerata la culla del Cristianesimo. Nessun ruolo avrebbe avuto l’Ebraismo. Un po’ alla volta però gli studi attorno a lui gli fanno capire che per il Cristianesimo l’Ebraismo ha svolto un ruolo fondamentale e anche l’Ellenismo va letto alla luce del contributo giudaico. Sta per iniziare il terzo volume della sua opera ed è pronto a considerare questa pista quando si ferma e si mette a studiare la storia della Prussia. Come mai? Droysen è un luterano molto religioso, circondato da grandi intellettuali di origine ebraica ma emancipati o convertiti al Cristianesimo, come il musicista Mendelssohn Bartholdy e il poeta Heine. Forse egli non riesce ad accettare quella che lo stesso Vangelo chiama “la radice che porta”, cioè il ruolo della Torah nel Cristianesimo. Anche studiosi straordinari come Droysen prendono granchi micidiali quando obnubilati dal dogma. Del resto non solo l’Ellenismo ha anche una voce ebraica ma non c’è nessun bisogno della Provvidenza nella Storia per apprezzare il messaggio dirompente del Discorso della montagna.