Nel 2006 Feltrinelli pubblicò il romanzo d’esordio (“romanzo” è però un termine improprio) di un giovane scrittore giramondo, nato e cresciuto in Europa, e stabilitosi poi in India. L’opera in questione, “Tokyo Cancelled”, è in realtà una raccolta di racconti dalle atmosfere decisamente weird, inseriti in una cornice sul modello del Decameron e dei Racconti di Canterbury (anche se più che a Boccaccio e a Chaucer, converrebbe far riferimento a “Cavie” di Palahniuk: medesimo anno di pubblicazione, temi e intonazione analoghi).
Dasgupta immagina che un Boeing 747 sia costretto da una tempesta di neve a un atterraggio d’emergenza in un sobborgo di Tokyo e che tredici passeggeri del volo decidano di trascorrere il tempo di forzata inattività raccontandosi storie.
Le 13 storie – diversissime tra loro – sono fiabe nere e crudeli, che mescolano storia e fantascienza, realismo e magia, contaminando le ossessioni del mondo occidentale con i temi spiritualistici di matrice orientale. Il focus si sposta di continuo dall’invenzione pura e apparentemente fine a se stessa (nel “Negozio di Madison Avenue” la protagonista, mangiando biscotti Oreo, si trasforma… in una boutique di lusso!) alla rappresentazione grottesca di temi di forte impatto sociale (“La casa del cartografo di Francoforte” può sembrare a prima vista un racconto delirante ma, letto con più attenzione, risulta essere un intelligente atto d’accusa verso lo sfruttamento lavorativo dei migranti e verso le sanguinose contraddizioni della globalizzazione, il vero “mostro” di “Tokyo Cancelled”).
Non tutte le storie hanno la stessa qualità – la narrazione risente di una certa discontinuità – ma per coloro che possiedono stomaco forte e non arretrano di fronte a scene raccapriccianti o a idilli carnali tra fratello e sorella (perdipiù gemelli!) le storie disturbanti di Dasgupta possono certamente fornire stimoli emotivi e intellettuali di livello.