Il saggio giuridico di Antonio Maria Ligresti, In nome della nota, edito da Morlacchi Editore, affronta un aspetto poco esplorato della normativa sui beni culturali e sul diritto d’autore, concentrandosi sulla tutela giuridica delle opere e degli spartiti musicali. L’autore, docente di “Economia e Mercato dell’Arte”, Management per l’Arte” e “Diritto dello Spettacolo” all’Accademia di Belle Arti di Urbino, si propone di fornire uno strumento divulgativo utile non solo per i professionisti del settore, ma anche a chi è interessato a questi temi, con l’intento di valorizzare i beni musicali, in quanto patrimonio culturale.
Con la locuzione ‘diritto d’autore’ – il cui concetto si sviluppa nell’età moderna – si intende quel complesso di norme che disciplinano la protezione delle opere di carattere creativo, frutto di una attività di tipo intellettivo, e i conseguenti diritti, sia morali che patrimoniali, riconosciuti all’autore che le ha ideate e realizzate: in pratica, una protezione di impronta privatistica e individualistica, da comprendere nella sfera dei diritti fondamentali della persona, intimamente connessa alla identità personale dell’autore.
In nome della nota si divide in quattro parti che affrontano temi chiave: il diritto d’autore, il suo profilo storico giuridico, la normativa vigente, e, a conclusione, un’appendice dedicata alla riproduzione (digitale) dei beni culturali, con una prospettiva su il P.N.R.R. per il ‘Digital Cultural Heritage’. Sebbene alcuni termini specifici della materia giuridica possano risultare tecnici, con abbreviazioni, rimandi e numerazioni, il professore Ligresti riesce a rendere il linguaggio discorsivo e accessibile, sostenuto da una scrittura chiara e, quindi, comprensibile anche dai non addetti ai lavori. Il tutto sostenuto da una struttura ben articolata, dove i concetti vengono introdotti progressivamente, accompagnati opportunamente da note di rimando, come la n. 57 che recita:
Esiste un’eccezione alla inalienabilità del diritto alla paternità d’autore, è il caso del cosiddetto ‘patto di ghostwriting (letteralmente, ‘scrittura fantasma’) ovvero l’accordo contrattuale in cui un professionista si impegna, dietro compenso, alla scrittura di libri o pubblicazioni scientifiche od anche composizioni musicali, attribuiti al committente. Di difficile inquadramento giuridico, tale tipologia sfugge ad una rigida regolamentazione in Italia, al contrario di ciò che avviene in altri Paesi (Stati Uniti, Germania, o Canada).
Uno degli aspetti più interessanti è la trattazione storico-giuridica del diritto d’autore, di cui il professore Ligresti offre un’ampia esposizione, che dall’Illuminismo, segue lo sviluppo della tutela autoriale, fino alla sua moderna articolazione in diritto morale e patrimoniale, rimandando a una storica controversia giuridica, quella tra Alessandro Manzoni e l’editore Le Monnier; e poi la gestione editoriale di Ludovico Ariosto, che anticipa alcuni principi moderni di proprietà intellettuale nella gestione della propria produzione letteraria. Di grande interesse è anche il richiamo a figure come Antonio Stradivari, grande liutaio e Claudio Monteverdi, autore della prima opera lirica, “L’Orfeo” (1607), entrambi insigni rappresentanti della cultura musicale italiana, che arricchisce ulteriormente la prospettiva dell’autore.
Nel caos interpretativo del testo convenzionale, sorgono numerose controversie giudiziarie, tra cui la nota ‘causa Manzoni vs. Le Monnier’, reo di avere pubblicato, nell’aprile 1845, il romanzo “I promessi sposi” senza alcuna autorizzazione da parte dell’autore. Nell’agosto 1846 l’editore è condannato alla riparazione dei danni e al rimborso delle spese di giudizio.
Con la sua opera critica, analitica, esaustiva e ben documentata, Antonio Maria Ligresti contribuisce in modo significativo al dibattito sui beni culturali e il diritto d’autore, dimostrando una profonda conoscenza con un approccio metodologico rigoroso. La sua capacità di rendere comprensibili argomenti articolati offre interessanti spunti e apre nuovi orizzonti per chiunque sia interessato a comprendere lo specifico legame tra patrimonio culturale e diritto.
Una tipologia contrattuale atipica è, invece, il ‘contratto di edizione musicale’ (ex multis, Cass. civ., Sez. I, 6.11.2008, n. 26626), in quanto l’editore acquista dal compositore dell’opera la titolarità esclusiva dei diritti di sfruttamento economico della stessa (la cui durata è stabilita discrezionalmente dalle parti) e, sulla base di ciò, stipula altri contratti aventi come oggetto l’obbligo di rappresentare in pubblico l’opera musicale.
Inoltre, In nome della nota essendo prettamente giuridico, si inserisce nella tradizione del law and literature, in cui diritto e letteratura dialogano, non solo per analizzare i testi giuridici come espressioni culturali, ma anche per comprendere come il linguaggio e la narrazione influenzino la nostra percezione della giustizia. Come scienza che tocca profondamente le relazioni umane, la giurisprudenza si avvicina alle scienze umanistiche, condividendo con esse l’interesse per l’interpretazione del comportamento umano e dei valori sociali. L’approccio dell’autore a questo tema evidenzia quanto diritto e letteratura possano collaborare per arricchirsi a vicenda, permettendo una lettura delle norme che non trascuri la dimensione umana.
In conclusione, In nome della nota si rivela un’opera preziosa per studenti, professionisti e appassionati che desiderano approfondirne la conoscenza, proprio per la capacità dell’autore di analizzare, presentare ed esemplificare aspetti giuridici e storico-culturali, che spesso rimangono in ombra. Il saggio del professore Ligresti, quindi, informa, ma anche appassiona, ricordando il valore dei beni musicali come espressioni culturali uniche e degne di tutela.
Chi è ANTONIO MARIA LIGRESTI
ANTONIO MARIA LIGRESTI è docente di “Economia e Mercato dell’Arte”, “Management per l’Arte”, “Diritto dello Spettacolo” presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Formatosi sulle tematiche dello sviluppo locale, del marketing culturale e del ruolo della Pubblica Amministrazione nei processi di programmazione territoriale socioeconomica, da diversi anni svolge attività di ricerca sulla tutela, valorizzazione e gestione della filiera del patrimonio culturale. È tra i curatori del volume La città senza tempo. L’area monumentale del cimitero di Catania: ipotesi di recupero e valorizzazione (Aracne, 2006). È coautore dei volumi: Recupero e tutela dei beni culturali materiali e immateriali. Vecchi e nuovi strumenti (Massimo Lombardo Editore, 2006); L’interesse culturale del patrimonio mobiliare e immobiliare. Normativa e strumenti (C.U.E.C.M., 2007); Del patrimonio culturale e Della conservazione del patrimonio culturale (Bonanno Editore, 2009 e 2013). Nel 2019 ha pubblicato Il diritto all’informazione. La trasparenza amministrativa e nel 2020 il volume Della tutela del paesaggio (Editoriale Scientifica). È autore di vari articoli su riviste specializzate. Ha cofondato, e dal 2018 al 2022 presieduto, l’«Osservatorio sulle Pubbliche Amministrazioni».
Savina Trapani