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Il tentativo ripetuto tendenzialmente all’infinito di dire le rondini è uno dei “demoni” della mia scrittura (come direbbe Chaim Potok, che di arte e artisti ha scritto nelle storie di Asher Lev). Per questo quando trovo parole esatte che dicono le rondini mi arrestano, sbalordita.

Come ne “Il volo della rondine” di Paolo Polvani, imperniato sulla sinestesia che immagina la voce di Dio come un volo che ha “la stessa eleganza di certe improvvise | giravolte”, “quel distacco, quella suprema indifferenza, | le stesse cortissime zampe, la precisione ellittica con cui | porta il disordine dentro l’esatta matematica del cielo, turgori | e mancamenti, ostinazioni e abbandoni repentini”, la “rapace leggerezza con cui disegna | il mondo”, “l’algoritmo di quando plana” — “la rondine estrema che di aprile fa | un capolavoro di passione e di ardimento, un veloce assalto | dal cuore profondo della vita”.

E alla vita Paolo Polvani aderisce in maniera altrettanto esatta e infallibile, struggendo il lettore con la sua capacità di osservazione del dettaglio più minuto, che rende con una cura equa, liberale e inesauribile, rilasciando una comprensione vera e una partecipazione profonda, esultante, a tutto (agli estremi del mondo). L’apertura e la leggerezza di spirito con cui brandisce il candore della meraviglia sono un’arma dalla lunga gittata che ha un potere di redenzione degli oggetti che cadono sotto il suo sguardo attento e la sua percezione multisensoriale. Le prospettive sono rivelatrici, le tessiture sonore fini e sostenute, l’allusività pervasiva e sorprendente, come nella scrittura di un artigiano esperto (ho davanti le “comete di fragore” del “popolo dei camion”, col suo “respiro | che si ciba di solitudine e di fretta, s’agghinda | degli incubi della mezzanotte, forse sogna un futuro | di magie di zucche e di carrozze, s’infila in un paesaggio | di paesi in agguato”). Altrettanto percettiva e accurata l’ottima postfazione di Isabella Bignozzi. Difficile scegliere un solo testo, ma questo è una breve dichiarazione di intenti che può inaugurare la lettura:

“Com’è limpido il cielo e come sgorga.

Sono qui per fare un inventario della luce,

per dare alle pupille le case disseminate

nel paesaggio dell’alba priva di vento. Sono qui per mietere a piene mani.”

Il volo della rondine

Se Dio avesse una voce sarebbe quella

del volo della rondine, la stessa eleganza di certe improvvise

giravolte, quel distacco, quella suprema indifferenza,

le stesse cortissime zampe, la precisione ellittica con cui

porta il disordine dentro l’esatta matematica del cielo, turgori

e mancamenti, ostinazioni e abbandoni repentini, è così

che Dio si esprime, e il volo della rondine è la sua stessa voce,

leggera e assente, visione del caos e di una fame che s’indovina

dietro quel nero di fulmine, quelle ali che parlano

di una sublime geometria, della rapace leggerezza con cui disegna

il mondo, l’algoritmo segreto di quando plana, e sì, Dio

ha la voce del volo della rondine, quella rondine estrema che di aprile fa

un capolavoro di passione e di ardimento, un veloce assalto

dal cuore profondo della vita, quella voce con cui ci raccoglie

e ci conduce in alto, nelle braccia di un enigmatico abbandono.

Quanto sole ci vuole

Quale sarà la percentuale di sole

consigliata, la giusta dose, la carica

che porti a sufficienza, contrasti

quel lungo buio che minaccia,

quanto sole portare negli occhi e

sulla faccia, quanto sole impresso

sulla pelle, e quanto in tasca e quanto

sole necessita in contanti, in dote,

in quali dosi, impilato dove, assembrato

secondo quali esigenze, quali necessità,

quanto sole immagazzinare, quanta provvista

potrà bastare, quanto tonnellaggio, in che

misurazione, quanto sole portare sulle spalle,

di quanto sole verniciare le parole, e quanto

mi mancherà, un giorno, una notte,

di tutto quel sole che non ricorderemo.

Paolo Polvani è nato nel 1951 a Barletta, dove vive. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia:
Nuvole balene, Antico mercato saraceno, Treviso 1998; La via del pane, Oceano, Sanremo 1999; Alfabeto delle pietre, La fenice, Senigallia, 1999; Trasporti urbani, Altrimedia, Matera 2006; Compagni di viaggio, Fonema, Perugia 2009; Gli anni delle donne, e-book, edizioni del Calatino, 2012; Un inventario della luce, Helicon 2013; Cucine abitabili, Mreditori, 2014; Una fame chiara, Terra d’ulivi, 2014. Il crollo di via Canosa, e-book La Recherche; Il mondo come un clamoroso errore, Pietre vive editore, 2017.
Sue poesie sono state pubblicate da numerose riviste, tra cui: “Anterem”, “Steve”, “L’immaginazione”, “Il filo rosso”, “Atelier”, “La Vallisa”, “Portofranco”, “La corte”, “L’area di Broca”, “Le voci della luna”, “Offerta speciale”, “Quinta generazione”, “L’ortica”; e su numerosi blog, tra cui: “Carte sensibili”, “WSF”, “Fili d’aquilone”, “Poiein”, “Corrente improvvisa”, “La presenza di Erato”, “Poliscritture”, “La bella poesia”, “Odysseo”.
E’ presente in molte antologie, tra cui: Dentro il mutamento, edito dalla casa editrice Fermenti nel 2011 e in varie antologie tematiche, tra cui Il ricatto del pane, ed. CFR, Rapa nui, ed. CFR, e 100 mila poeti per il cambiamento, Albeggi editore.
Ha vinto diversi premi di poesie. E’ tra i fondatori e redattori della rivista on line “Versante ripido”.

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