Il 9 maggio scorso, durante il Festival di Arti Performative organizzato a Cave, in provincia di Roma, Emanuele Aldrovandi presenta il suo primo romanzo edito da Einaudi in uno squisito ménage à deux con Claudia Manni, Presidentessa dell’Associazione Culturale Caffè Corretto.
Il Nostro Grande Niente – Il pensatore relativista e la ragazza dagli occhi grandi
Protagonisti del romanzo sono un lui e una lei. Il pensatore relativista e la ragazza dagli occhi grandi. Se l’autore rinuncia ad inchiodarli a un nome di battesimo è solo perché quei due giovani sono tutti noi e al tempo stesso nessuno di noi.
Che come loro non crediamo nell’amore, ma amiamo.
Non crediamo nel matrimonio, ma spesso e volentieri ci sposiamo. Si sposerebbero anche loro, se lui non restasse ucciso in un incidente d’auto qualche giorno prima della data delle nozze. Così, sul terreno comune della vita di coppia che abitavano assieme, una vita fatta di piccole, insignificanti certezze, si apre un burrone.
Da una parte c’è lui, dall’altra lei. Si toccherebbero, se potessero. Ma non possono più farlo:
Sarebbe bello poter piegare il tempo in due, come se fosse un foglio di carta, farci un buco e congiungere il presente con il passato. Io potrei essere ancora vivo, nel passato, e attraverso quel buco potrei allungare la mia mano e stringere la tua, nel presente.
Il nostro grande niente – Emanuele Aldrovandi (Einaudi, 2024)
Così lui, da morto, guarda lei continuare a vivere suo malgrado. Il dolore è troppo. Forse non ce la farà. E invece, con grande rammarico di lui, ce la fa.
Gli uomini, delle ‘post scimmie’ smemorate – La vita ricomincia da un biscotto
Se l’universo restasse fermo, anche solo per un secondo, la gravità lo farebbe collassare su sé stesso. Per questo motivo, nonostante io sia appena morto, i pianeti continuano a roteare intorno alle proprie stelle, le galassie procedono nel loro costante allontanamento le une dalle altre e tu giri la chiave nella porta di quella che fino a qualche ora fa era casa nostra.
Il nostro grande niente – Emanuele Aldrovandi (Einaudi, 2024)
Il giorno in cui lui è morto, la ragazza assaggia un biscotto e ‘nonostante tutta la disperazione’ si accorge di trovarlo buonissimo.
Lei non lo sa, ma con quel piccolo assaggio di normalità ha già ricominciato ad andare avanti.
Prima è difficile, poi, giorno dopo giorno non lo è più. All’inizio pensa a lui tutti i giorni, poi si scopre a pensarlo sempre meno. Un uomo la lusinga e lei si sorprende a pensare che sarebbe bello ‘poter conoscere una nuova persona da zero’. Da lì a costruirsi una famiglia, fare due figli e trovare un nuovo lavoro il passo è incredibilmente breve.
A 72 anni, ormai anziana, è costretta a riconoscere che ‘nonostante tutto è stata fortunata’. Di lui, del loro ‘grande niente’, ricorda pochissimo e dà colpa dell’età. Ma la colpa non è dell’età.
La colpa, se davvero ce n’è una, è del tempo, di quel suo scorrere inesorabile che appiana e poi cancella ogni umana pretesa di immortalità (piccola o grande che sia).
Lo sa bene il protagonista. Che si credeva insostituibile e scopre invece d’essere sostituibile. Che credeva di essere immortale almeno per la donna amata e invece, venendo dimenticato, muore una seconda volta.
Per questo non sopporta il fatto che lei ce l’abbia fatta. Perché, in fondo, il suo narcisismo, è il narcisismo di tutti noi.
Che, se non abbiamo paura della morte, abbiamo paura di non riuscire a lasciare un segno abbastanza durevole da poterle sopravvivere.
Gli uomini come ‘lacrime nella pioggia’ – Il ‘grande niente’ di ogni opera umana
Ma esiste davvero qualcuno o qualcosa capace di sopravvivere al naufragio del tempo? Esistono nomi, civiltà o opere umane capaci di vivere per sempre, fosse anche solo nel ricordo?
Il giovanissimo autore sembrerebbe suggerire di no:
E poi eternità e per sempre sono parole che non hanno senso (…) Non è durato il tempio di Zeus e non dureranno neppure le piramidi, il Colosseo, la tour Eiffel, il ponte Brooklyn. Faranno la stessa fine le tragedie greche, i quadri di Picasso (…) i canestri di Micheal Jordan, i dribbling di Maradona (…) la scoperta della penicillina, la filosofia, la scienza, la pornografia, il primo fuoco (…) tutte le imprese che l’umanità ha fatto e tutte quelle che potrà fare (…)
Il nostro grande niente – Emanuele Aldrovandi (Einaudi, 2024)
Quindi che fare? Che fare del ‘grande niente’ delle nostre vite se tutte le cose che possiamo fare, vivere o pensare presto o tardi spariranno come ‘lacrime nella pioggia’? Ha ancora senso vivere?
Lo ha, purché si impari a vivere il momento presente. Perché è nel presente, e lì soltanto, che si nasconde la nostra unica scintilla di eternità.
E’ questo il messaggio più profondo di un romanzo che, per quanto si finga cinico e relativista, è invece un invito a cogliere l’attimo e a vivere la vita più forte che si può. Perché è solo così, solo vivendo la vita con tutte le proprie forze, che non si muore mai.