In un’Italia ormai dominata dalla burocrazia disfunzionale, dovuta all’eccessiva centralizzazione, alla nostra ignoranza informatica e alla pletora di frustrati che si realizzano nel vessare il prossimo con le carte bollate, abbiamo tutti una montagna di cose da fare. Ogni tanto stilo delle liste di impegni presi e se lavorassi 24 ore al giorno per sei mesi senza aggiunta di altro probabilmente non li esaurirei. Vado perciò avanti affrontando l’emergenza e ogni tanto staccando per stare con le persone. Ciò malgrado non mi sento quasi mai indaffarato. Quasi mai quello che sto facendo è più importante del contatto umano. A volte, se sollecitato, magari rimando, ma appena sono a un punto fermo, mi dedico a chi mi ha chiesto di fare due chiacchiere. E invece, c’è in giro un mucchio di indaffarati, che se mandi loro un sms o fai uno squillo, ti rimandano come minimo di un giorno se non di una settimana. O quelli che hanno sempre qualcosa di più importante da fare. O quelli si prendono terribilmente sul serio. O quelli che citano circolari, leggi, decreti e altre grida manzoniane, senza badare minimamente al senso di quello di cui stai parlando. O quelli che trovano sempre un cavillo per bloccare il tuo progetto. O quelli che con estrema calma ti dicono certo hai ragione ma non si può fare a causa del Regio Decreto numero X dell’anno Y. Sono gli indaffarati. Una vera e propria sindrome che dovrebbe di certo rientrare nel prossimo DSM.