Immagine da https://pixabay.com/it/photos/ulivo-vecchio-albero-albero-rami-3579922/
Qualche dato biografico
Franco Costabile è un poeta calabrese di Sambiase (Lamezia Terme) dove nasce il 27 agosto 1924. Subirà presto il dolore del distacco familiare, visto che il padre, dopo il matrimonio, si reca in Tunisia per dedicarsi all’insegnamento, abbandonando moglie e figlio. Inutile anche il tentativo della madre Concetta, nel 1933, di riunire la famiglia, recandosi nello Stato africano. Fondamentale sarà, in seguito, l’amicizia del poeta con Giuseppe Ungaretti, suo professore di Letteratura Contemporanea a Roma: in Costabile, Ungaretti rivede, infatti, il figlio perduto da poco in Brasile e, dal canto suo, in Ungaretti Costabile trova l’assente figura paterna. Un altro grande dolore sarà la fine del matrimonio con Mariuccia Ormau.
Le opere
Ricordiamo la Via degli ulivi¸ pubblicata a proprie spese, del 1950; seguiranno La Rosa nel bicchiere, segnalata per il Premio Viareggio e letta, alla RAI, da Valeria Moriconi; le Sette piaghe d’Italia e Il canto dei nuovi emigranti, poesia per la quale riceverà il Premio Letterario Frascati. Nei suoi versi rivive la Calabria contadina di un tempo, fatta di persone che si affaticavano intorno a un piccolo pezzo di terra e che, spesso, diventavano migranti in America da dove mai tornavano. Così , le ferite sociali si intrecciano a quelle esistenziali – l’abbandono del padre, della moglie – che segnano il poeta e trasformano la sua esistenza in una continua ricerca di affetto, di pienezza, nel desiderio di scoprire, come precisa il titolo di una poesia, “altri sentieri”, meno dolorosi, quelli che conducono il cuore nell’“infanzia dei profumi” calabresi dove si stendono al sole le piane degli ulivi, celesti forse per i riflessi del cielo; qui l’acqua “non si fa nera/ ma vacilla di luna” in un’immagine che ricorda, in modo ossimorico, la possibilità di una incerta liberazione. La natura mediterranea fa capolino qua e là nei passi che hanno “memorie di solchi/ e dita di melograni”, mentre gli orti, come in Nebbia di Pascoli, delimitano dei confini rassicuranti, uno spazio in cui trovare rifugio. Molti versi di Costabile dipingono un amore malinconico, perduto nel tempo: allora, un’enigmatica figura femminile sembra allontanarsi dal “porto che s’annulla lentamente”, come suggerisce un altro titolo che allude, in maniera velata, al porto sepolto di Ungaretti, a una dimensione segreta e inconoscibile, come quella che rende fragile la comunicazione amorosa. O forse è il poeta che naviga, facendo rotta verso un’isola felice, seguendo il cielo riflesso negli occhi dell’amata che “sciacqua la luce d’una stella chiara”. Sembra di avere davanti un quadro impressionista in cui i colori del cielo si mescolano alle tonalità dell’acqua. L’amore vive, però, solo nella memoria perché altre saranno le vele che abbracceranno la donna amata, altre saranno le lune, spettatrici silenziose degli incontri amorosi e le mani del poeta resteranno “vuote delle tue”.
Di seguito alcune poesie:
Immagine da https://pixabay.com/it/photos/melograno-frutta-cibo-sano-185456/
(fotografa Lee Travathan)
PER ALTRI SENTIERI
Per altri sentieri
torneremo alla piana
celeste di ulivi.
Saremo
dove si leva
l'infanzia dei profumi;
dove l'acqua
non si fa nera
ma vacilla di luna;
dove i passi
avranno memorie di solchi
e le dita di melograni;
dove ti piace dormire
e ti piace amare.
Sono questi gli orti,
i confini per ricordarci.
NELLA TUA NOTTE
Nella tua notte
io solo ti vedo
colma di luce.
Ai miei occhi
poveri di storia
si rammenta
il gioco a mosca cieca
delle lucciole:
tu ed io
nel sonno degli ulivi.
NEL PORTO CHE S'ANNULLA LENTAMENTE
Nel porto che s'annulla lentamente
questa l'ora dei remi, amore mio.
Per la rotta dell'isola felice
il breve cielo delle tue pupille
sciacqua la luce d'una stella chiara
ANDRAI CON ALTRA VELA
Andrai con altra vela
all'ora degli scogli.
Altra luna avrai,
altre note di mare.
Dimmi se torni:
non basta sul pontile
un suono d'organetto;
l' alba non spuma
in tripudio d'antenne.
Ho le mie mani
vuote delle tue.