Arriva sugli scaffali delle librerie italiane “LA CRISI DELLA NARRAZIONE. INFORMAZIONE, POLITICA E VITA QUOTIDIANA”, l’ultima riflessione, acuta e pungente, del filosofo coreano Byung-Chul Han, lucido critico del neoliberismo.
In questo ultimo saggio, edito nella collana Stile Libero Extra di Einaudi, il filosofo riflette sulla compostezza della narrazione, su come il raccontarci, il creare storie e il disegnare miti abbia caratterizzato la nostra specie umana – lo diceva anche lo storico israeliano Yuval Noah Harari in “Sapiens. Da animali a dei”, ricordate? – e su come l’approccio capitalistico abbia pregiudicato anche questa nostra capacità riducendola a mera, additiva informazione.
“Le narrazioni sono in crisi da tempo – chiarisce Byung-Chul Han tra citazioni di Walter Benjamin, Martin Heidegger e Jacques Lacan e intrusioni di Charles Baudelaire, Hanna Arendt, Immanuel Kant e Novalis -. Da bussole capaci di dare senso alla nostra esistenza collettiva sono ormai diventate una merce come tutte le altre.
Ridotte ad ancelle del capitalismo, si trasformano in storytelling e lo storytelling, ormai ubiquo, scade nella pubblicità, nel consumo di informazioni.
L’accumulo di notizie ha preso il posto delle storie.
Dati e informazioni però frammentano il tempo, ci isolano e ci bloccano in un eterno presente, vuoto e privo di punti di riferimento”.
Un intricato empasse perché “vivere è narrare – continua il filosofo a pagina 110, a chiosa del saggio -. L’essere umano, in quanto animal narrans si distingue dagli altri animali per il fatto che narrando realizza nuove forme di vita. La prassi narrativa ha la forza del nuovo inizio. Ogni azione che avvia una trasformazione del mondo presuppone una narrazione.
Lo storytelling di contro conosce solo una forma di vita, quella consumistica.
Lo storytelling racconta storie per vendere storie e per questo non è capace di tratteggiare forme di vita completamente differenti”.
“Quello che ci manca oggi – afferma Byung-Chul Han – sono proprio le narrazioni che aprono un futuro, le narrazioni che ci aprono alla speranza”.
Forse, a proposito di narrazione, qualcuno (noi?) dovrebbe metterci un punto. E iniziare un nuovo capitolo.