Questo meraviglioso libro, l’ho iniziato sull’aereo diretto verso Amman, e l’ho finito ad Aqaba, il giorno prima di rientrare.
Come dice l’autore, i lettori che conoscono la situazione politica in Israele e Palestina si accorgeranno che gli elementi propulsori al centro di questo libro, Bassam Aramin e Rami Elhanan, sono persone reali. Con “reali” intende che le loro storie e quelle delle loro figlie, Abir e Smadar, sono state documentate in filmati e articoli di giornale. La trascrizione della voce di entrambi nella parte centrale del libro (che poi sarà l’unica parte che riporterò su questo post) è tratta da una serie di interviste realizzate a Gerusalemme, New York, Gerico e Beit Jala; in altre parti del libro i due protagonisti hanno permesso all’autore di modellare e rimodellare le loro parole e il loro mondo. Nonostante queste libertà, é rimasto assolutamente fedele alla verità della loro esperienza.
Faccio fatica a fare una recensione che valga questo libro, poiché ha un numero infinito di sfumature esattamente infiniti sono i lati della figura geometrica che riporta come titolo, ma alla luce di quello che sta succedendo dal 7 ottobre ad oggi, alla luce dell’elefante nella stanza che molti si rifiutano di vedere, riporto il pezzo centrale di Rami, il padre israeliano:
“ per quanto sembri strano, in Israele non sappiamo cosa sia davvero l’Occupazione. Sediamo nei caffè e ci divertiamo, e non dobbiamo farci i conti. Non abbiamo la minima idea di cosa significa dover superare un checkpoint ogni giorno. O vedere confiscata la terra della nostra famiglia. O svegliarci con un fucile puntato sulla faccia, abbiamo due ordini di leggi, due ordini di strade, due ordini di valori. Alla maggior parte degli israeliani questo sembra impossibile, una bizzarra distorsione della realtà, ma non è così. È che noi semplicemente non lo sappiamo. Per noi la vita è bella. Il capuccino è buono. La spiaggia è libera. L’aeroporto è lì a due passi. Non abbiamo alcun accesso all’effetto che fa vivere in Cisgiordania o a Gaza. Nessuno ne parla. Non ti è permesso mettere piede a Betlemme, a meno che tu non sia un soldato. Guidiamo lungo le nostre strade percorribili solo dagli israeliani. Scansiamo i villaggi arabi. Costruiamo strade sopra e sotto di loro, ma solo per farne gente senza volto.
La verità è che non può esserci occupazione che sia compassionevole. Non esiste proprio. È impossibile. Ha a che fare col controllo. Forse dobbiamo aspettare che il prezzo per la pace si alzi a un punto tale che la gente comincerà a capire. Forse finirà solo quando questo prezzo supererà i vantaggi. Costo economico. Mancanza di lavoro. Notti insonni. Senso di vergogna. Magari perfino la morte. Che è il prezzo che ho pagato io. Questa non è istigazione alla violenza. La violenza è fiacca. L’odio è fiacco. Ma oggi c’è una parte, quella dei palestinesi, che è stata gettata completamente a lato della strada. Non hanno alcun potere. Quello che fanno è scatenato dalla rabbia e frustrazione e umiliazione. Gli è stata presa la terra. La vogliono indietro. E questa apre a tutta una serie di domande.