LAPVONA

LAPVONA

Marzo 20, 2024

Lapvona, ovvero una storia di formazione sbagliata, grottesca, disturbante e deliziosamente simbolica.
Ambientata durante un’epoca astrattamente medievale in un villaggio fanatico, corrotto, turpe, su cui piombano la carestia e la siccità, causate o dalla collera di Dio o da un signore perverso e infantile. Ci sono tanti animali – e c’è chi parla con loro -, ci sono tanti agnelli nello specifico, un protagonista insopportabile, c’è la pestilenza e quindi i morti e i sopravvissuti che smettono quasi di essere umani e diventano demoni, cannibali. Ci sono appunto i simboli, c’è chi non parla, chi non vede.
Non è una lettura che consiglierei a scatola chiusa ma inaspettatamente mi ha tenuto incollato e mi ha lasciato addosso la sensazione di aver scoperto qualcosa ma, come i misteri della religione, non averne colto appieno il senso.
Le parti che ho sottolineato esulano o quasi dai dettagli morbosi e grotteschi, ma gli occhi sul piattino mi hanno rimandato eco di Santa Lucia, che come tutte le martiri e i santi fa paura perché si mostra straziata, sofferente, proprio come fa questo libro.

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