“Questo libro nasce da una fotografia. […] Beyan Taher in divisa da ascaro. L’ho vista in casa di Amr Adam, un esule eritreo fuggito in Italia […] Ecco, ascoltando i racconti di Amr, ho trovato conferma che la storia non è mai qualcosa di lontano e di “altro”. […] La storia ci passa sotto casa ogni giorno, con i suoi mille rivoli, e cammina sulle gambe di milioni di persone comuni”.
Sono parole di Emilio Drudi, tratte dall’Introduzione al suo saggio “Una storia eritrea. Beyan, Adam, Amr”, pubblicato da Calamaro Edizioni. Esse presentano al lettore in modo diretto ed efficace la particolarità di questo lavoro.
Si tratta della storia di una famiglia eritrea legata al dominio dell’Italia nel Corno d’Africa. L’ascaro Beyan, nello svolgimento dei suoi compiti militari, vive esperienze di feroce violenza, che nasconde ai propri cari dietro a molti silenzi e al desiderio di una “vita normale”. La storia coloniale dell’Italia liberale di fine Ottocento e del regime fascista, il dopoguerra della decolonizzazione attraversano le vicende individuali narrate da Drudi, che ha saputo creare una prosa in cui un incisivo taglio giornalistico si è unito ad uno stile narrativo di ampio respiro. Non mancano tratti con sfumature liriche, nei momenti in cui le vicende storiche sono raccontate dal punto di vista di chi è costretto a subire ciò che la grande storia “decide”.
La natura di questo saggio deriva dall’unione di rigore scientifico storico (grazie ai documenti studiati) e capacità espressiva divulgativa, in grado di catturare la curiosità e l’interesse conoscitivo di chi voglia avvicinarsi con un’attenzione sgombra da preconcetti a un periodo della storia italiana del Novecento pieno di ombre e zone ancora “inesplorate” da parte della ricerca storica.
Il racconto del passato e del presente dell’Eritrea sono la cifra distintiva di questo lavoro di Drudi.