“Sono un libraio errante. Ho una bancarella di tre metri per tre, tre tavoli rivestiti da altrettante coperte di iuta, qualche vecchia cassetta della frutta e un piccolo tronco di quercia per rialzare un po’ di libri, poc’altro. Ma ciò che amo non è tanto vendere libri quanto cercarli, nelle case della gente o negli scatoloni fracassati lungo i tragitti dei traslochi. Trovare un libro, riconoscere un libro è come innamorarsi.” Pelle sopra carta, carta che ha il profumo del tempo e del silenzio. Un di pagine accarezza le dita, incanta gli occhi. È come possedere un impalpabile senso di stupore, come dire mi manchi alla polvere, ai ricordi. All’attesa di conoscere un’altra dimensione”.
Un libricino di poche pagine ma che contiene tanta vita, la dura vita di chi si sveglia all’alba per fare i mercati, le persone che incroceranno il loro banchetto, l’amore immenso per i libri considerati esseri viventi. La preoccupazione maggiore per il libraio non è venderli, i libri, ma essere certo che vadano in un posto dove saranno al sicuro. Qualche anno fa ogni secondo sabato del mese arrivava nel centro storico di Novara, una coppia di signori anziani con un furgoncino adibito a mercatino, e vendevano un sacco di libri usati. Erano carinissimi e molto gentili. Appuntamento al quale non potevo mancare. Si tornava sempre con il portafoglio vuoto ma i sacchetti e il cuore pieno. Per me non era semplicemente andare alla ricerca di libri, ma rivedere quei signori con i quali era arricchente e piacevole parlare di libri. Finché un giorno non mi hanno detto che di lì a poco sarebbero entrambi andati in pensione… ecco durante tutte le pagine lette di questo libro, davanti a me avevo costantemente l’immagine di quella coppia. Quando il ponte tra esseri umani sono le parole trascritte tra le pagine di carta, non possono che nascere rapporti sinceri.