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Doble acento para un naufragio”, ultimo libro edito della poetessa cubana Yuleisy Cruz Lezcano in lingua spagnolo-portoghese, è una raccolta di poesie pregna delle emozioni e dei turbamenti che attraversano l’esistenza di ciascuno di noi, una summa delle tappe di un sentiero che si chiama Vita.

E, come tutti i viaggi, il cammino iniziatico che si intraprende con la lettura delle liriche è multiforme, è fatto di passi talvolta scoscesi e ostici, di salite e discese, di pianure e vallate.

Ogni poesia è un fotogramma in cui la poetessa che vive da decenni in Italia, offre uno scorcio del suo sé.

Anzi, parlerei di pluralità di sè, passati, presenti e futuri, in quanto ciascuno di noi è una matrioska composita, un mosaico complesso e strutturato da una molteplicità di fattori.

La poetessa mette a nudo le sue emozioni più profonde, l’amore, la paura, l’infanzia, la solitudine, l’amarezza, la rinascita dopo il dolore e lo fa con timido e misurato coraggio.

Ecco, il Coraggio è il sostrato che, a mio umile parere, permea ogni lirica, immagine, sintagma, illumina persino gli angoli più bui, l’interiorità meno manifesta, gettando un faro su affanni e tormenti.

Per mano alla Lezcano iniziamo questo viaggio allegorico, tenendo a mente che la forma più eccelsa di intelligenza emotiva è entrare in punta di piedi nelle pagine di vita altrui.

E così la porta si schiude.

In “Recuerdo de niñez” la ritroviamo bambina in compagnia di un mondo quasi magico, come è magica la purezza del fanciullo.

Tra “grillos de patas largas”, “estrellas”, “pájaros” nascono i sogni, ma si insinuano paure e dubbi, gli stessi che attanagliano la vita degli adulti in questa esistenza incerta, travagliata, fatta di ostacoli, abbandoni e talvolta condivisa con farsanti o “moltitudini informi nelle quali nessuno sa di essere solo moltitudine (semi-cit.Deseo).

Note di nostalgia dal sapore dolceamaro affiorano prepotenti anche in “La vieja casa”, si posano sulla pelle del lettore in una sinestesia che si fa palpabile, vivida e si amplifica come in un caleidoscopio.

Il mare, i fantasmi di eco perdute, la terra fredda dei poveri prendono vita, sembrano avere occhi, lasciano il segno, è come se ricordassero che nulla è per sempre.

L’incertezza del transeunte è però, paradossalmente, il suo stato di grazia in quanto nella sua mutevolezza reca la forza della metamorfosi.

Ed ecco che “el alma en el viento se deja mecer por nuevos sueños” ed è tutto un rinascere, un abbandonarsi, un volgere gli occhi al cielo per cercare il Dio degli ultimi, dei reietti, è tutto un albeggiare per ricominciare.

Non mancano componimenti dal forte contenuto sociale, ove si parla di libertà, di diritti negati alle donne e in cui lo sguardo è universale, come una carezza che tutto abbraccia e nulla esclude.

Una silloge da leggere due volte; la prima con gli occhi, la seconda con gli occhi del cuore. C’è qualcosa di grande in questi versi, v’è tutto il buono delle cose vere, vergate da una penna gentile e forte, che sa essere piuma e bisturi al contempo.

di Laura Altamura

DESIDERIO

Voglio adottare un cane
per andare in questa città inerte,
per evitare di confondermi
con la folla, che non sa
d’essere folla.
Voglio adottare un cane
che sia solo mio,
perché non sia di nessuno,
di nessuna razza,
di nessun padrone.
Un bastardo come me
per abbaiare alle ombre.
Voglio adottare un cane
e vedermi insieme a lui,
all’ombra del ponte,
per decifrare il mio nord,
quando muove la coda
e fluttuare col vento
e tutte le sue correnti. *

DESEO

Quiero adoptar un perro
para pasear por esta ciudad inerte,
para evitar confundirme
con la muchedumbre, que no sabe
ser muchedumbre.
Quiero adoptar un perro
que sea solo mío,
para no ser de nadie,
de ninguna raza,
de ningún dueño.
Un bastardo como yo
para ladrar a las sombras.
Quiero adoptar un perro
para verme con él,
en la sombra del puente,
para descifrar mi norte,
cuando él mueve la cola
y flotar junto al viento
y todas sus corrientes.

UN PICCOLO ISTANTE

Mi sento come un piccolo angolo dell’universo,
un cantuccio che fa delle cose e poi muore.
Mi sento come una sciatta stria dorata
che lascia una stella quando cade dal cielo.
Il mio corpo è un paese senza gente,
così poco evidente
che arriva a essere sacro.
La mia anima è ciò che resta dell’istante
in cui premo il bottone
e spengo il mondo, la radio, la televisione
per ascoltare la voce dell’albero solo
in mezzo a un campo arato.
Sento il seno della madre
che chiude gli occhi e non dorme
perché deve nutrire un piccolo mondo
che non chiede altro
che una gioia solenne,
un giorno che attende l’innocenza,
una storia che sia un luogo
da dove inviare una lettera
d’amore o di ringraziamento.*

UN PEQUEÑO INSTANTE

Me siento una pequeña esquina del universo,
un rincón que hace cosas y después muere.
Me siento como el dorado chapucero
dejado de un lucero cuando cae del cielo.
Mi cuerpo es un país sin gente,
tan poco evidente
que llega a ser sacro.
Mi alma es lo que resta del instante
cuando presiono el botón
y apago el mundo, la radio, la televisión
para escuchar la voz del árbol solo
en medio de un campo arado.
Me siento el seno de la madre
que cierra los ojos y no duerme
porque debe alimentar un pequeño mundo
que no pide otra cosa
que una alegría solemne,
un día que espera la inocencia,
una historia que sea un lugar
de donde enviar una carta
de amor o de agradecimiento.

*Traduzioni dallo spagnolo di Emilio Capaccio

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