Un maniero sperduto nelle montagne che incombono su Città del Messico. Una lettera allarmante in cui la cugina della protagonista le chiede di aiutarla. Ha appena sposato un inglese con una famiglia estremamente inquietante e rigida e pensa che qualcosa di terribile le stia per succedere.
Le premesse del libro sono estremamente accattivanti, la protagonista interessante e la casa infestata è da sempre il mio topos letterario preferito. Qualcosa mi ha sicuramente fatto storcere il naso e forse la risoluzione della trama non mi ha entusiasmato.
Di per sé, gli elementi di Mexican Gothic più riusciti sono quelli che meno sono centrali alla trama, forse sono più nascosti. La critica al colonialismo dei bianchi europei che per profitto sfruttano le persone e le risorse di un luogo considerato alla loro mercé solo perché ritenuto inferiore. Personaggi detestabili (forse poco caratterizzati) che in nome di una presunta superiorità etnica e di classe spadroneggiano su tutto e tutti. Un maschilismo neanche troppo velato verso la protagonista che, da donna giovane negli anni ‘50, vuole divertirsi e soprattutto cerca di imporsi in un mondo rarefatto, troppo vecchio.
Consigliato a chi piace il body horror, visto che l’elemento orrorifico è principalmente di questo tipo e a chi vuole leggere una narrazione un po’ meno standard rispetto alla classica storia ‘’di fantasmi’’.
Seppur quindi non un capolavoro, intrattiene e accenna a nuove tematiche che sicuramente il genere dovrà affrontare prima o poi.