“Sei uno sradicato…uno che ha dentro di sé…sì, una rottura. Non è colpa tua, è la vita che hai fatto, sempre fuori dalla patria, sognando una patria che non esisteva come la sognavi, che forse non è mai esistita…e non esisterà mai.- sembrava quasi commossa. – Un paese così bello! Vedi, anche questa è una delle ragioni per cui vado a vivere in campagna, non è soltanto per le disgrazie che mi toccano. Vicino alla natura si è più indulgenti. Ne abbiamo viste di cose brutte, in questi anni, e ne vedremo ancora, sai, perché siamo pieni di difetti, di magagne, come tutti, Enzo. Ci si addormenta vili, ci si risveglia coraggiosi.”
“Un inverno freddissimo”, mi aveva colpito dal titolo (forse perché durante l’estate torrida che abbiamo passato, sognavo il freddo) e dalla copertina. Scritto da Fausta Cialente, una delle scrittrici più importanti del Novecento e scoperta grazie alla casa editrice Nottetempo che ha deciso di riportare alla luce questo suo capolavoro che non veniva ristampato da più di quarant’anni. Siamo nella Milano del 1946, dopo la Guerra, in un inverno freddissimo tra le macerie. Il resto ve lo lascio leggere.