Parole carnose, vive, immaginifiche, feroci quelle che compongono i versi di Mario Eleno.
Verso le strade feroci Eretica Edizioni è il titolo di questa miscellanea di versi, appunto, feroci.
Una poesia a tratti fluida a tratti singhiozzante a tratti flusso di coscienza che mette in scena e denuncia realtà amare, condizioni di vita o emozioni, versi di denuncia politica e sociale. In quest’opera, Mario racconta al lettore realtà generalmente non cantate dalla poesia. Gli occhi si posano sulla morte di un rondone per esempio, su una prostituta o sugli eroi di tutti i giorni, il barista, la spazzina o il sarto. Poesia contradditoria, narra il male, anche profondo, viscerale e il bene e l’amore, la bellezza.
Un’anima inquieta e balzellante che osserva con acume e consegna ciò che cattura ai suoi versi, giovani puledri vigorosi.
Mario riesce a fare in poesia ciò che generalmente un bravo scrittore fa in prosa, vale a dire coinvolgere il lettore trasportandolo sulla scena.
E allora eccoci anche noi tra i raccoglitori di mele, sudati, schiacciati dalla fatica e dagli ordini oppure distesi nell’erba, su un campo di notte quando il buio profuma di terra.
Sentiamo quel profumo, lo percepiamo nelle nostre narici grazie alle parole rigurgitanti di Mario.
Le strofe diventano immagini, sensazioni, frecce che scoccano odori, suoni, colori.
La sensazione che leggendo lo stile di Mario mi si è appiccicata addosso è la costernazione.
Rimango costernata da queste brulicanti scene di vita raccontate dalla sua poetica che trasudano umanità, crudità, mescolandosi, tuttavia, alla raffinatezza di una farfalla, all’armonia
di una musica blues o all’eleganza di una rondine che danza da sola sulla piazza, sembra di assistere alla prima di un’etoile all’opera.
Un viaggio tumultuoso nelle realtà dei nostri tempi, concitato e contraddittorio proprio come lo è la stessa realtà, con passaggi repentini dal brutto al bello che sconquassano l’animo del lettore.
L’inquietudine del poeta incontra inquietudine di uomo.
I soggetti dei suoi versi sono persone molto semplici, in condizioni spesso precarie, come le prostitute, o la famosa nana e attraverso le parole che usa per descrivere la realtà esteriore, conduce a parlare di quella interiore.
La sua poesia diventa per il lettore uno specchio dell’anima. Le parole descrivono la lebbra esteriore come riflesso della lebbra interiore di questi personaggi. Racconto ed esaltazione del diverso, colui che vive border line, l’uomo di strada.
La sua poesia assomiglia molto alla street photography dove la natura viene spesso umanizzata. Il mare ha gli artigli per esempio. Ricorre di frequente la metafora del grembo materno, di seni grondanti di latte. L’amore è sempre un amore anche carnale, fatto di respiri, di pelle, oltreché di emozioni.
I suoi versi hanno due colori e due odori. Da un lato quelli che dipingono certi spaccati con i soggetti che li popolano. Dall’altro quelli che narrano l’amore, questo sentimento che ti sgorga puro, che cristallizza la giovinezza, intriso di romanticismo che si congiunge a una natura non più matrigna ma madre accogliente, col suo grembo di tenera erba, avvolgente con i rami dei suoi alberi.
Questo poema è un viaggio, tra i detriti della terra e quelli dell’anima, ma la speranza, la grinta, l’attaccamento alla vita non ne sono sommersi.
Marta Moroni
Bravissimo Mario ha sicuramente meritato tutti questi premi