- Cosa sono le “Ballate hitchcockiane?”
Si tratta di un progetto musicale nato dall’Associazione culturale “ll Nuovo Mondo”, creata a Milano nel 2003 ed attiva in Italia e all’estero, nella produzione di eventi teatrali e musicali, con diversi artisti e istituzioni. Le “Ballate hitchcockiane” consistono nell’esecuzione integrale al pianoforte delle colonne sonore scritte dal compositore americano Bernard Herrmann per i film di Alfred Hitchcock. Abitualmente, le cosiddette “colonne sonore” si propongono estrapolando i “temi” e componendo una suite; le Ballate propongono, invece, l’ascolto integrale della partitura trascritta al pianoforte, con lo scopo di raccontare il film. È un lavoro più capillare, che stuzzica in maniera sottile la conoscenza del film, riportandola, minuto per minuto, a una forma di memoria immaginativa.
Questa musica mi ha affascinato quasi fin da subito: si rifà grosso modo a Stravinsky, Bartok, Prokofiev, Schönberg e Berg, come accade ad esempio nella celeberrima colonna sonora di “Psycho”; tuttavia, abbiamo anche forti riferimenti wagneriani del “Tristano Isotta”, nella musica di “Vertigo”, conosciuto in Italia con il titolo “La donna che visse due volte”.
Ho eseguito tali composizioni e trascrizioni presso la “Cineteca” di Milano, a gennaio 2023, e al “Castello Mediceo di Melegnano” (MI). A novembre 2023, mi esibirò presso la Sala azzurra della “Scuola Normale di Pisa”, a marzo 2024 a Modena…
- Quali sono i tuoi autori di riferimento?
In primo luogo, Debussy: nel 2018, ho studiato i “Preludi” (1° Volume), in occasione del centenario della sua scomparsa. La sua impronta consiste in una ricerca di una tavolozza di colori, secondo una particolare “sinestesia” (accostamento, in questo caso, tra vista, udito e tatto). Debussy fu, infatti, in stretto contatto con i “poeti simbolisti”Mallarmé, Verlaine, Rimbaud. Nell’Esposizione Universale (1889) a Parigi, Debussy ebbe modo di entrare in stretto contatto con le musiche orientali; in particolare, con il “Gamelan” (orchestra di strumenti musicali indonesiana) che avrebbe influenzato in modo significativo la sua opera. I suoi Preludi rappresentano uno dei manifesti più alti della sua produzione musicale . Uno fra questi, “Ce qu’a vu le vent d’ouest”, si rifà fortemente al suo poema sinfonico “La mer”, dove il vento dell’Ovest è il vento dell’Atlantico, portatore di tempeste. In tale Preludio, abbiamo a che fare con un linguaggio quasi del tutto atonale; forse, è l’unico, tra gli altri.
In secondo luogo, Mahler: tra le sue Sinfonie, amo particolarmente la 3°; è tra le più lunghe, ripartita in addirittura 6 movimenti. Sembra raccontare l’evoluzione di tutto ciò che esiste, come se ci fosse un vero e proprio panteismo naturalistico con ascendenze nietzschiane, evidente soprattutto nel primo movimento. In tutte le sue Sinfonie, mi sembra di cogliere il suono e il profumo della natura, il rapporto tra questa e l’uomo.
- In merito ai tuoi progetti futuri?
Ampliare maggiormente gli orizzonti del progetto cui ho già esposto “Ballate hitchcokiane”. Essendo stato a Massa Marittima, vorrei creare, lì, un festival musicale dedicato a Mahler. Mi piacerebbe approfondire anche la musica contemporanea di Morricone, che purtroppo è molto meno eseguita rispetto alla sua musica cinematografica e dedicarmi anche all’insegnamento.
Stefano Chiesa