Uno degli aspetti più importanti della complessa figura di Don Milani, che nasceva 100 anni fa, è che vale la pena vivere lottando contro le ingiustizie. La sua battaglia, come quella proposta nel manoscritto sulle buone azioni inserito da Grossmann in Vita e destino, opera lasciata da un moribondo di Treblinka, non è per il bene, come purtroppo le utopie totalitarie hanno praticato, ma è fatta di buone azioni, senza pretesa di aspirare al Bene con la B maiuscola.
Don Lorenzo nel suo tempo individua nella formazione la chiave per affrontare seriamente le ingiustizie. Le 1000 parole dei padroni contro le 100 degli sfruttati.
Non credo che oggi le cose siano cambiate, salvo che oltre alle 1000 parole ci sono anche i 1000 algoritmi del padrone. Oggi una formazione che favorisca la giustizia dovrebbe puntare non solo a insegnare le 1000 parole, ma anche i 1000 algoritmi.
Chi conosce e/o può manipolare gli algoritmi, in una società altamente dematerializzata, come la nostra, comanda. E questo ben prima del tutt’altro che eclatante successo dei large language models di OpenAI.
In altre parole, oggi Don Lorenzo, in un luogo qualsiasi, senza orari, senza voti, ma a tempo pieno, con fermezza e disciplina, insegnerebbe anche molta matematica e pensiero computazionale.