CHE SENSO HA LA FILOSOFIA DI DETTAGLI INFONDATI?
Il lavoro di tutti gli scienziati ha un senso. Se scrivo un libro su come la libreria Antica Moderna di Umberto Saba fosse di fatto la sua biblioteca, pur essendo un dettaglio di storia della letteratura, sto contribuendo alla conoscenza. Purtroppo non avevo il carattere per fare lo scienziato. Ci vuole troppa pazienza e desiderio di approfondire a lungo la stessa questione, spesso di rilevanza modesta. Sono un divoratore dei risultati della ricerca scientifica, ma troppo dispersivo per praticarla io stesso. Per questo mi sono rifugiato nella filosofia, alla ricerca di sguardi di insieme domande di senso più generali. Ma purtroppo la quotidianità del filosofo di professione sta diventando non solo di dettaglio, ma spesso insensata. Faccio un esempio. Secondo David Lewis le leggi scientifiche non sarebbero altro che dei riassunti ben fatti. Punto di vista del tutto sbagliato, perché ammetterebbe la possibilità fisica che la Terra si mettesse domani a scorrazzare nel cosmo fuori dalla sua normale orbita attorno al sole. Non contento di questa sciocchezza, Lewis aggiunge che tutto non è altro che un mosaico di oggetti, proprietà ed eventi posati su una struttura spazio temporale. E perché mai? E se spazio e tempo fossero emergenti? E se non ci fossero oggetti? Boh. Ma questa visione balorda è diventata di gran moda. E allora se trovi un controesempio, magari basato su della fisica speculativa, ci fai un paper su una buona rivista, dopo molto tempo di lavoro. E tutto questo non ha alcun senso. E allora torno a leggere il libro sulla libreria di Saba.