Wolfgang Amadeus Mozart (1756 – 1791) , è ritenuto tra i massimi e più creativi compositori di tutti i tempi.
Ciò che stupisce -forse- maggiormente, non si “limita” alla sua importanza (è un gigante, in virtù della sua genialità straordinaria).
Suscita meraviglia l’influenza che ha esercitato su tutti coloro che lo hanno “seguito”: primo fra tutti, Beethoven, che avvierà un processo (tanto musicale, quanto filosofico) di sintesi fra linguaggi diversi, tra i quali il modello compositivo mozartiano sarà imprescindibile.
Lo sfondo delle sue partiture è perfettamente bianco, ad indicare la purezza della sua musica e l’innocenza tipica del genio creatore.
Tali partiture non presentano alcuna correzione, né lacune di altro genere.
Questo induce a pensare che componesse per pura ispirazione e con un’estrema chiarezza, “in mente”.
Crea 18 Sonate per pianoforte, le quali si contraddistinguono in ragione di andamenti canzonatori, spensierati e musicalità di estrema nitidezza e brillantezza.
In tutte le Sonate (ad eccezione della 8ª e della 14ª), l’andamento delle melodie assume connotazioni gioviali, a sottolineare un atteggiamento mozartiano “giocoso” e tendente all’ autocompiacimento.
Ha composto più di 20 Concerti per piano e orchestra, tra i quali prevalgono, ancora una volta, serenità e leggerezza.
Fino ad ora, risultano più che mai evidenti l’ironia e l’eclettismo di Mozart.
Invece, tra i Concerti per piano e orchestra, ricordiamo esattamente il “K466” , il più drammatico e passionale, che presenta echi evidenti alla “Messa da Requiem” (essendo stati scritti, entrambi, in “re minore”).
Vi si trovano analogie con il “Confutatis” e il “Dies irae”.
Nel I Mvt (“movimento”) del K466, emerge musica potentemente sacra, di uno stile, insieme, barocco e classico; se non romantico “ante litteram”. Si respira un impeto preromantico, per certi versi, beethoveniano: non è un caso che Beethoven in persona abbia concepito diverse “cadenze” per questo Concerto.
Nel II mvt, invece, il contesto è più armonioso, allegro e sognante.
Ma non mancano le turbolenze e la potenza sonora di un Mozart sovente imprevedibile.
Il III mvt è il coronamento, dallo stile classicheggiante, di un percorso che conduce verso la luminosità ed una risoluzione superiore.
Questo Concerto darà luogo a stilemi che verranno ripresi nel Romanticismo.
L’eco del Concerto K466, della “Sonata 14” e degli elementi sopracitati risuona nel film “Amadeus” (1984). Sembra che il padre Leopold Mozart fosse estremamente possessivo. Il figlio si esibisce a 5/6 anni davanti all’imperatore d’Austria, che ne rimane stupito.
Siamo davanti ad un Mozart creatore, “genio e sregolatezza”, conscio di essere nettamente migliore di qualsiasi altro musicista della sua epoca, e tronfio dei suoi atteggiamenti ridicoli e giullareschi.
Tra questi, la sua risata alquanto fragorosa e “sguaiata” è passata alla storia, esattamente a partire dal pluripremiato film.
Data l’universalità del suo messaggio, possiamo ripetere che si tratta di qualcosa di irripetibile.
Con il suo “Requiem” e con il suo pianoforte brillante, Mozart è -e, forse, rimarrà- il più vicino, in assoluto, a Dio: per questo motivo, estremamente “toccante” ed assolutamente “intoccabile”.
Stefano Chiesa
Fonte foto: “BonCulture”