Per esprimere la bellezza in senso più esteso il poeta cerca di riprodurre la sensazione artistica, l’effetto della luce, e cerca di entrare oltre le immagini, in modo di aumentare le risorse a sua disposizione e produrre una gamma di sentimenti ed emozioni maggiori ed è per lo stesso motivo che il pittore si avvale della poesia, che include nella sua immagine il suono musicale delle parole. Vige proprio nell’artista questa ricerca continua, questo bisogno di fusione sensuale, quest’ambizione di possedere più mezzi artistici, che racchiudano in sé un sogno di totalità.
Ed è proprio per avvicinarci a questa totalità che è iniziato questo viaggio a quattro mani, l’unione di due sensibilità diverse, di due percorsi diversi, che vogliono portare gli spettatori su un unico viaggio.
Questo sogno comune di armonia, di completezza di sensi di un pittore e una poetessa è quello che ha permesso di sostenere il dialogo fra queste due forme d’arte.
Non è fatto insolito che i titoli di un’opera pittorica intersechino le linee di altre forme d’arte, almeno in forma allusiva e metaforica, ed è proprio dal titolo che è iniziato questo viaggio. Le poesie sono state ispirate, inizialmente, dal titolo dei dipinti che, volutamente, sono gli stessi titoli della poesia stessa. Successivamente, le parole si sono aperte alle immagini, hanno visto i propri colori inseguendo i colori delle opere pittoriche e consegnando alle immagini una nuova interpretazione, aperta a tante altre.
Ed è così che è iniziato il volo della penna…
E il pennello di Alessandro Fioraso intriso di tanti colori ma di poche parole, si è riempito con quelle della poetessa Yuleisy Cruz Lezcano. Quindi la poesia è divenuta plastica e il dipinto poesia, stabilendo una connessione profonda.
C’è da dire che, la pittura di Fioraso è di per sé una poesia muta. Pertanto il compito della poetessa, che poteva sembrare, in qualche modo, facilitato da questo, si è complicato, perché la poetessa ha dovuto fare una ricerca sensoriale e cognitiva lungo l’universo delle Ecfrasi (εκφρασις) per mettere in evidenza, porre davanti agli occhi delle figure retoriche, un mondo parallelo alle immagini, in modo di risvegliare nello spettatore l’immagine dell’oggetto assente e farlo vivere a cavallo fra due mondi, quello delle immagini e quello delle parole, lasciando aperta la porta di un mondo successivo: quello dell’immaginazione dello spettatore stesso. Così i titoli dei quadri e i loro contenuti pittorici, hanno potuto trovare un doppio referente nei versi della poetessa.
Descrivere con eleganza estetica un dipinto figurativo, che già vive di vita propria, è stata la prima difficoltà affrontata dalla poetessa. L’altra difficoltà è stata mettere quattro cose in una valigia e partire con il pittore per lo stesso viaggio, raccontando con i versi i passaggi significativi percorsi.
Lungo questa mostra pittorica è facilmente deducibile come i dipinti siano descritti con la poesia “ecfrastica”, dato che molti dettagli descritti nei versi sono presenti nei quadri. La poesia continuamente realizza la sua rappresentazione artistica non solo descrivendo l’immagine ma re-interpretandola, raccontando apertamente quello che il pittore non ha detto, facendo in modo che lo spettatore consideri un punto di vista diverso.
Lavorare insieme è un’esperienza trasformatrice. L’arte visuale trasforma la penna del poeta e anche il pittore viene trasformato perché acquisisce un’altra percezione del proprio messaggio originale.
Pittore e poetessa, poetessa e pittore vi invitano ad entrare in questo viaggio… un viaggio forse già compiuto da altri, ma la novità, il vero aspetto unico di questo viaggio è che si parte dall’India, forse vista come periferia, per poi percorrere varie strade che seppure diverse portano come meta a un unico centro: il nucleo energetico dell’uomo, cioè la sua essenza.