L’ALCHIMIA E LA SCOLASTICA
La maggior parte dei concetti in fisica vengono definiti implicitamente da equazioni in cui compaiono.
Questo fa una bella differenza rispetto alle definizioni nominali del pensiero scolastico ereditate da Aristotele.
Per analogia, in metafisica ed epistemologia sarebbe molto utile definire i concetti implicitamente sulla base delle regole logiche che li governano.
Sempre in fisica, a partire da intuizioni matematiche e dati sperimentali, ci si fa un’idea di come potrebbero andare le cose di un fenomeno poco conosciuto.
Allora si dosano alcuni elementi teorici in modo che si aggiustino nel modello immaginato, con una procedura che ha molto di un’alchimia matematica.
E poi si arriva a quelle che si chiamano Use Novel Predictions, cioè previsioni inaspettate rispetto alla costruzione del modello.
E questo ci fa pensare che quel modello ha carpito almeno un frustolo della realtà sconosciuta.
Questa procedura rende la scienza profondamente diversa dalla filosofia.
Nella prima, intuizione, matematica, fantasia, cocciutaggine e pragmatismo giocano un ruolo, che la seconda non può utilizzare, perché purtroppo non ha un diretto riscontro sperimentale.
La filosofia è perciò molto più vincolata a un metodo rigoroso, quasi scolastico. E ha come unico serio banco di prova – almeno per la metafisica e l’epistemologia – la matematica e le scienze empiriche.