MITI SULLA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA DURI A MORIRE
Tra la fine del Cinquecento e la fine del Seicento si è compiuto un enorme passo avanti nel metodo per conoscere il mondo, che è andato ben aldilà di quello che grandi come Aristotele (IV a.C), Archimede (III a.C) e Tolomeo (II d.C) avevano capito. Infatti questi ultimi per certi versi avevano raggiunto una vetta che nel Seicento era ancora insuperata.
Però questa rivoluzione è spesso fraintesa.
Non è vero che il copernicanesimo è nato dalle ceneri del sistema tolemaico. Quest’ultimo ancora oggi è vivo e vegeto e molto utilizzato in alcuni contesti. E il copernicanesimo ha impiegato più di cento anni per poter competere alla pari con il ben rodato sistema tolemaico e con un altro ottimo competitor che era il sistema tychonico ( il Sole gira attorno alla Terra e tutti i pianeti attorno al Sole).
Non è vero che la novità del metodo scientifico sono le sensate esperienze. Anzi, la Rivoluzione scientifica è stata per lo più ispirata dal razionalismo del Timeo platonico. La novità non è l’esperienza, ma l’esperimento collegato alla misurazione e alla matematica. Non solo, la rivalutazione delle arti meccaniche, che ancora oggi spesso viene osteggiata, è stato un ingrediente fondamentale dei nuovi metodi.
Non è vero che la novità è stato il fallibilismo, cioè la consapevolezza che i risultati della ricerca sono sempre rivedibili e parziali. Questo è arrivato solo nel Novecento, dopo l’avvento della nuova fisica, con filosofi come Popper.
Non è vero che la scienza moderna nasce dall’opposizione alle qualità occulte, anzi. È il modo in cui si individuano le qualità occulte – che oggi chiamiamo “entità inosservabili” – che è cambiato. La forza di gravità di Newton è una qualità occulta, che però è matematicamente inquadrata e consente previsioni sperimentali confermate. Quello che si tende a eliminare sono invece le essenze – non tentar l’essenza dice Galileo – perché ci si rende conto che in molti casi è troppo difficile trovarle.
Non è vero che la nuova scienza è rigore. Al contrario. La nuova scienza è metodologicamente opportunistica, contro il rigore degli antichi e dei filosofi. Il “anything goes” di Feyerabend, per lo scienziato moderno, è un’ovvietà. Quasi sempre le nuove teorie, prima di diventare ben strutturate, sono piene di contraddizioni, inesattezze e anomalie. E quando diventano ben strutturate le troviamo solo nei manuali per gli studenti e non più nei paper degli studiosi.
Il fatto che ancora oggi questi errori storici e filosofici si trovano sulla bocca di moltissimi anche brillanti studiosi mi fa capire che c’è un gran bisogno di storia e filosofia della scienza.