NO VAX, VILLAGGIO GLOBALE E RICONOSCIMENTO SOCIALE
Un grande filosofo, Enzo Melandri, in questo stimolante articolo del 1968 palesa tutti i suoi pregi e difetti.
Un fiuto straordinario per rintracciare ciò che è filosoficamente rilevante nelle scienze empiriche. Enzo, già nel 1968, aveva compreso l’importanza della paleoantropologia per la morale e la politica.
Un uso suggestivo e confuso di termini mal definiti, struttura, funzione, dialettica, ecc.
Affermazioni al limite del delirante: la selezione naturale sarebbe solo una teoria, non un fatto?
La capacità di mettere assieme discipline diverse in modo originale e creativo, biologia, psicologia, zoologia, antropologia, ecc.
Ma il punto più interessante è il fatto, poi ampiamente studiato da Alberto Gualandi, che la lunga infanzia tipica dell’ontogenesi umana fa sì che noi cresciamo come esseri sociali, bisognosi tutta la vita del riconoscimento sociale come del pane, come sottolineato da Todorov ne La vita comune.
E questo nel villaggio globale ha delle conseguenze, poiché tutti noi abbiamo bisogno non solo del riconoscimento di chi ci sta fisicamente vicino, ma anche di chi ci sta virtualmente vicino, cioè ormai, oggi, tutti!
E siccome la maggior parte di noi non arriva a ottenere il suo quarto d’ora di celebrità, come diceva Andy Warhol, e comunque un quarto d’ora è una parte minima della nostra vita, siamo tutti frustati!
Il nostro agire politico nel villaggio globale è spesso guidato da questa sensazione di non contare a livello globale. E allora facciamo scelte che ci sembra possano essere rilevanti e riconosciute socialmente, nel bene o nel male.
Tra i motivi che muovono alcuni anti vaccinisti di destra e di sinistra forse c’è anche questo.