La saga realizzata da Tolkien si articola in 3 titoli: La compagnia dell’anello, Le due Torri e Il ritorno del Re.
La narrazione “in medias res” ha luogo con il tempo intercorso tra l’inizio (la distribuzione di 3 anelli agli Elfi, 7 ai re dei Nani, 9 agli Uomini) ed il presente (il momento in cui il possessore dell’anello più potente è lo hobbit Bilbo Baggins, che lo consegnerà al nipote, nonché protagonista, Frodo). La voce fuori campo mette in luce come i proprietari dell’anello si siano lasciati corrompere -nel susseguirsi del tempo- dallo stesso, per via della brama di potere che esso ha sempre portato con sé, configurandosi come un vero e proprio fardello per chi si assumeva le responsabilità derivate da un tale peso.
Detto questo, anziché limitarsi ad una sinossi, è -forse- più appropriata un’analisi dei personaggi più rilevanti, attorno alla cui orbita ruotano gli eventi principali.
Gandalf, noto come lo “stregone grigio”, si contrappone a Saruman, il quale decide di unirsi a Sauron, la cui potenza è rappresentata dal grande occhio, che tutto vede. Il secondo si batte con il primo e lo sconfigge ma, dopo aver affrontato la morte, Gandalf diviene “stregone bianco” e gli vengono conferiti dei poteri ancor più notevoli dei precedenti.
Il suo ruolo è determinante: raccomanda a Frodo di avere cautela, prima di intraprendere il lungo viaggio verso Mordor, la città in cui l’anello è stato creato, e dove deve essere distrutto. L’intervento di Gandalf è provvidenziale nel decidere di fare parte della “compagnia dell’anello”, formata da altri 8 amici e “commilitoni”, diretti a Mordor, per devastare definitivamente l’anello. Lo stregone bianco si rivela imprescindibile, non solo nell’esercizio del suo straordinario potere, ma anche nelle battaglie; tra queste, in particolare, la battaglia del fosso di “Helm” (ne “Le due Torri”). Gandalf riesce a liberare re Theoden, sovrano di Rohan, la cui mente è obnubilata a causa di Saruman. Infine, i combattimenti più avvincenti lo vedono come protagonista (anche ne “Il ritorno del Re”).
Per quanto pertenga alla descrizione psicologica del personaggio, Gandalf potrebbe essere considerato alla stregua di una figura medievale che incarna un utilizzo della magia a scopi benefici. Un’altra possibile interpretazione è offerta dalla contrapposizione tra “bene” (da lui simboleggiato) e “male” (rappresentato dalle forze oscure). Gandalf è una sorta di “Mago Merlino”, capace di apportare costantemente un contributo prezioso con i suoi incantesimi e con la sua presenza.
Altro personaggio straordinariamente importante è Aragorn, ramingo ed erede al trono di Gondor. Aragorn è la più grande speranza che gli uomini ripongano, in un re della sua caratura; qualora fallisse, il mondo cadrebbe nell’oblio, per via della presenza dell’unico anello (“unico”, per la sua portata colossale di malvagità) e di Sauron. Aragorn si presenta nel primo film a Frodo (che decide di portare l’anello, in seguito al ritrovo presso il “Fosso di Helm”), proteggendolo e giurando sulla sua spada la fedeltà nei confronti dello hobbit. Dimostra notevoli abilità sul piano bellico, tenacia e valore da guerrieri. Rilevante è la funzione che riveste al termine de “La compagnia dell’anello”, salvando i due hobbit Maryl e Pipino, nonché Frodo, da una turba di orchi che stavano per impossessarsi dell’anello. Inoltre, ne “Le due Torri”, Aragorn combatte strenuamente in tutti gli scontri che sono messi in scena; dal più banale, al più violento. Il terzo film della saga è quello che più mette in rilievo l’importanza della figura di Aragorn, chiamato a riprendere il trono dal quale è stato spodestato. A tale proposito, risulta toccante la storia d’amore con la splendida elfa, “Arwen”, che gli dona la “stella del vespro”, una collana che garantisce l’immortalità a colui che ne detiene il titolo. Il padre di Arwen, Elrond, gli consegna una spada devastante, ricostruita dai frammenti di quella di Isildur, sovrano che lo aveva preceduto molti anni addietro: questa spada è in grado si scatenare gli eserciti più micidiali presenti, nel mondo conosciuto, e può essere brandita soltanto da un vero re. Così, Aragorn riesce ad ottenere l’appoggio decisivo dell’esercito dei “morti” che, essendo costituito da delle anime, non può essere ferito dalle armi degli avversari. Una volta giunto alle mura del nemico, l’anello viene distrutto e seguono le (plurime) scene finali, tra cui signoreggia la cerimonia dell’incoronazione (da parte di Gandalf) e delle nozze (insieme all’amata, Arwen).
Il terzo personaggio particolarmente rilevante è Sam, l’amico più leale di Frodo, in quanto lo accompagna e lo assiste in ogni singolo momento del viaggio. Sam protegge Frodo dall’orribile creatura Gollum, la quale vuole impadronirsi dell’anello a scopi personali, sottraendolo a colui che lo possiede. Gollum conduce i due hobbit verso un sentiero portatore di morte, ma Sam riesce a ricondurre Frodo nella giusta direzione, finché non avviene la distruzione dell’anello. Sebbene Frodo sia stato il personaggio decisivo ai fini della trama (in quanto l’anello è suo), Sam è, forse, notevole in misura maggiore, per il coraggio e i gesti di onestà dimostrati.
In ultima analisi, Aragorn è -forse- il personaggio che più si conforma allo “spirito” della saga: coraggioso, leale e valoroso. Pare che tali attributi appartengano anche a personaggi della Grecia Antica (tra cui Ettore, Ulisse, Achille ed Eracle, in particolare). In tal senso, forse, Tolkien potrebbe essersi ispirato ad un’ambientazione molto simile a quella del Medioevo, senza disdegnare elementi mutuati dalla cultura greca, per via dei caratteri eroici che si riscontrano in alcuni personaggi.
Ciò crea una sorta di “sincretismo” culturale, che rende la saga un “must” irripetibile nella storia del cinema.
Stefano Chiesa
Immagine: copertina DVD, MMIII “New Line Productions”, Inc.; MMIV New Line Home Entertainment, Inc./ License to New Line Productions, Inc., All Rights Reserved
Una delle scene più significative: discorso di Aragorn ai soldati (tratte da “Youtube”, canale Faus74):