Il titolo si riferisce alla mente brillante di John Nash (1928-2015), realmente esistito, nonché Premio Nobel per l’Economia (1994).
All’inizio del film, il protagonista John è stato ammesso alla prestigiosa Università di Princeton, dove confluiscono gli scienziati più rilevanti dell’immediato secondo dopoguerra. È estremamente bizzarro e introverso ma in ogni caso, geniale. Tende a rifuggire dai contatti umani, per vivere nel suo mondo, dominato dalla matematica e dalla fisica. Appena giunto in università, a differenza dei suoi compagni di corso, non riesce a concretizzare in termini di pubblicazioni e visibilità: si autodefinisce “un uomo di pazienza” ed è davvero ambizioso. Parlando con Charles, il suo compagno di stanza, dichiara che ciò che desidera davvero, è “essere importante” per il suo futuro contributo alla scienza. Charles è il suo principale interlocutore e lo induce a trasgredire le regole, imposte in un contesto universitario austero: celebre è la scena in cui i due gettano la scrivania di John giù dal balcone della loro camera. Ma questo è già un primo segnale della salute psichica cagionevole di John.
Con uno sforzo notevole, dopo mesi di ricerca e studio, quest’ultimo riesce ad elaborare quella teoria che gli varrà il Nobel per l’Economia, in ragione del carattere innovativo e rivoluzionario della stessa. Trattasi delle “dinamiche dominanti”, integrate all'”equilibrio” che gli sarà, decenni dopo, attribuito, portando il suo stesso nome: con ciò, John sovverte e stravolge un paradigma fisico, matematico ed economico consolidato negli anni -stando ai commenti del suo professore-. Una volta ottenuta una collocazione lavorativa, inizia a decifrare codici matematici quasi illeggibili ed incredibilmente complessi, per il “Pentagono”. Tutto sembra vada per il meglio quando, all’improvviso, si presenta Parcer, un losco figuro che gli propone un lavoro alternativo e segreto. A partire da questo momento, John sarà diviso dalle due realtà delle sue due professioni; oltre a quella di docente universitario. Ed è esattamente in questo ambito che conosce Alicia, sua futura moglie.
Dopo il matrimonio, il suo equilibrio psichico inizia a compromettersi. Da un lato, la sua tendenza a concepire una realtà come “matematizzabile” non denota alcuna irregolarità. Dall’altro, la moglie si accorge del disagio del marito e, durante una conferenza tenuta da quest’ultimo, John cade in preda a un delirio e viene ricoverato in un ospedale psichiatrico. Il problema essenziale, è la sua perdita di contatto dalla realtà, per via del modo ossessionante con cui vive e percepisce “il mondo dei numeri”. Egli tende a vedere codici o elementi che presentano parti comuni, praticamente, dappertutto. In ospedale, gli vengono somministrati diversi “elettroshock”; la diagnosi è di schizofrenia. Con l’aiuto e la vicinanza della moglie, nonché grazie al contributo e alle terapie dello psichiatra Rosen, John inizia a distinguere ciò che è reale, rispetto a ciò che appartiene soltanto alla sua mente. Scopre che Charles e la sua nipotina non sono mai esistiti, se non nella sua immaginazione. Allo stesso modo, non è mai esistito Parcer, che lo avrebbe coinvolto in situazioni disdicevoli e delinquenziali. Ciò è destabilizzante e molto difficile da accettare, tanto che le dispercezioni persistono e continueranno ad esistere, fino alla fine della sua vita.
L’assunzione della terapia psicofarmacologica, necessaria per potersi curare, induce John a non volerla assumere per via degli effetti collaterali, sebbene le sue allucinazioni rimangano quasi sempre presenti, nella sua mente. Ciò che fa realmente la differenza, è l’amore della moglie, la quale, in una scena particolarmente toccante, gli mette la mano sul petto, dicendogli: “Questo è reale”. L’amore diventa curativo per l’animo di un uomo tanto geniale, quanto malato.
Dopo essere stato reintrodotto e reintegrato in ambito universitario e dopo alcuni momenti altalenanti tra deliri e puntuale lucidità, John apprende la notizia della sua candidatura al Nobel per l’Economia. Rimane totalmente stupefatto e, al termine del film, lo vince. Nel discorso finale, si rivolge alla moglie, dicendole: “Tu sei tutte le mie ragioni”.
Sono possibili molte interpretazioni, in merito a questo film.
La prima, a carattere psichiatrico, metterebbe in evidenza il fatto che John abbia imparato a “convivere” con la sua patologia, curandosi, nonostante le sue allucinazioni abbiano continuato ad essere presenti. Russell Crowe è davvero magistrale nell’incarnare il ruolo del matematico folle, in preda a ispirazioni dettate dal suo genio, che lo induce a guardare la realtà in maniera diversa da cui tutti fanno. Le dispercezioni ne sono la prova: Charles, la nipotina di quest’ultimo, Parcer ed i luoghi di lavoro associati. John è ossessionato da sintomi allucinatori e deliri persecutori, a tal punto da mettere a repentaglio l’incolumità della moglie e del piccolo figlio. Qualsiasi elemento del mondo che lo circonda viene rielaborato nella sua mente, purtroppo e nella maggior parte dei casi, in maniera distorta.
All’interno di tale contesto caotico, la genialità consistente nell’aver individuato le “dinamiche dominanti” costituisce la pietra miliare di ciò che lo conduce fino al Nobel per l’Economia. Il commovente finale del film contiene tuttavia un’inesattezza storica: John Nash non tenne mai alcun discorso. Ma, ad ogni modo, le allucinazioni si fanno “vedere” anche nella scena conclusiva, a sottolineare come la vita di un grande uomo sia stata travagliata, sebbene egli sia riuscito a convivere con le sue dispercezioni.
La seconda interpretazione, a carattere sentimentale, consisterebbe nel cogliere, nell’amore, la chiave di lettura. Una strepitosa Jennifer Connelly si cala nel ruolo di Alicia, che si configura come la moglie per eccellenza, la quale rispetta il marito, accetta la malattia e la affronta con lui. Riesce, in un primo momento, a sedurre John, suo professore universitario; se ne innamora, lo sposa e mette al mondo un figlio. Alicia è il personaggio che in assoluto sta più vicino a John, nell’arco della loro vita coniugale. Come detto sopra, l’amore curativo lenisce le ferite, ed è capace di guarire le situazioni più inaspettate. Sebbene il rapporto tra i coniugi sia controverso nel momento del ricovero di John e in svariati periodi successivi, Alicia dimostra il suo amore e lo aiuta a comprendere cosa sia reale, rispetto alle sue allucinazioni. Sicuramente, il fatto che John riacquisti benessere è dovuto al contributo e al sostegno di Alicia, che lo accompagna in ogni singola fase di “guarigione”.
Tuttavia, se -come già detto- non si può guarire da una patologia psichiatrica grave, John riesce a condurre una vita appagante, che lo porta sul podio di Stoccolma.
La terza interpretazione è una mediazione tra le due precedenti, entrambe valide, volendo, allo stesso tempo: nessuna delle due esclude l’altra.
Ad ogni modo, l’amore di Alicia è vissuto come “totalizzante” e questo conferisce al film una connotazione, in qualche misura, sentimentale; tanto quanto si rivela (sentimentale) la genialità del grande John Nash.
Il capolavoro ha ottenuto ben 4 Premi Oscar.
Stefano Chiesa
Fonte della foto:
Copertina Dvd. 2011 Universal Studios and DreamWorks LLC.
Una delle scene più sentimentali e toccanti: Fonte “andru91” – Canale YouTube