Hercules e “la forza del cuore”: Recensione film Disney

Sharing is caring!

Un capolavoro, nonostante molte inesattezze “storiche” e mitologiche (nomi di dei attribuiti in modo errato).

La voce “fuori campo” della scena iniziale assolve all’importante funzione di prologo. Si vedono diverse statue greche di illustri eroi del mondo mitologico, e vengono invocate le muse, affinché sia intonato il canto (nonché canzone) introduttivo, che rende intelligibile il contenuto della narrazione. La ricostruzione delle anfore è molto fedele, così come la prassi narrativa contemplata nei poemi epici.

Hercules viene rappresentato come un semidio, rapito per volontà di Ade e cresciuto da due contadini (Alcmena e Anfitrione) finchè, giunto al termine della sua adolescenza, inizia ad interrogarsi sulle sue radici ed intraprende un lungo viaggio alla riscoperta di sé.

Hercules non si limita ad essere il classico (in tutti i sensi) eroe che rispecchia gli ideali di “kalos kaì agathos” (corrispondenza tra bellezza e bontà, interiore ed esteriore), ma sembra andare oltre. Lui é l’uomo del Novecento: vive un dissidio interiore, é consapevole delle sue origini divine; vuole riconquistare a tutti i costi la gloria del “Paradise lost”, paradiso che ha perduto, oltretutto, nemmeno per colpa sua, ma solo per l’invidia di Ade che, con una pozione malefica, lo ha reso “quasi mortale”.

Hercules ha una sensibilità che va ben oltre i suoi muscoli: é fragile e sensibile, spesso ingenuo; questo risalta e “risulta” dagli addestramenti con Filottete (che secondo il film, avrebbe addestrato anche Perseo e Achille), in cui fatica molto ad imparare e a trovare fiducia in se stesso. Il padre (sempre secondo il film) Zeus gli dice che potrà ricongiungersi al Monte Olimpo soltanto quando “avrà saputo mostrare la forza del suo cuore”, ossia quando sarà un vero eroe.

Ma l’animo di Hercules viene corrotto dalla società (riflesso anacronistico del consumismo attuale) in cui vive, fondata sull’immagine, sul successo, sul denaro; sul materialismo stricto sensu. Lui si lascia coinvolgere e travolgere da questa gloria ma, ancora una volta al cospetto del padre, si sente dire che non é ancora il momento per raggiungere il riconoscimento più alto.

La donna molto seducente che gli si presenta quasi da subito si chiama Meg e lavora per Ade, acerrimo rivale di Hercules, in quanto invidioso della sua potenza.

È schiava di Ade, che l’ha adescata in modo che riuscisse a sedurre Hercules e a farlo cedere. Le Parche predicono (in una scena apocalittica a pieno titolo) che “esattamente al compimento del 18esimo anno di Hercules, i pianeti si saranno allineati e Ade potrà liberare i Titani, fino ad ora imprigionati, per impadronirsi del mondo”.

Ma (citazione): “Un piccolo monito giunge infine: se Ercole combatte, per te é la fine”.

Questa profezia sancisce l’inizio dell’odio di Ade e della lotta contro il suo rivale.

Hercules si innamora sinceramente della donna che, in una splendida canzone, é tremendamente divorata da sentimenti contrastanti: lei sa di amarlo, ma non sa cosa fare in quanto Ade la ha ricattata, promettendole “demagogicamente” la libertà, qualora lei riesca a farlo trionfare.

La maturazione di Hercules corrisponde all’amore per Meg, ma entrambi sono condizionati da fattori esterni. Hercules bada all’apparenza delle sue imprese, credendo erroneamente di poter essere definito “eroico” soltanto per la sua forza smisurata. Egli non riesce a comprendere -per il momento- quale sia il significato dell’amore: una forza che si spinge ben oltre quella fisica. D’altro canto, Meg non riesce ad estrinsecare i suoi sentimenti come vorrebbe, in quanto corrotta da Ade.

Finché, giunge il momento: i pianeti si allineano (siamo all’apice della tensione narrativa) e Ade si presenta al cospetto di Hercules, promettendogli che “se rinuncerà alla sua forza per 24 ore, lui non farà del male alla sua donna”.

Hercules accetta, per poi scoprire immediatamente di essere stato tradito da lei, in ragione del suo (di lei) ingaggio per lavorare con Ade.

Ma il ritorno di Filottete, suo Maestro, lo incoraggia a tal punto da “usare la testa” e non i muscoli: grazie all’astuzia, sconfigge un ciclope. Proprio quando le 24 ore “scadono”, mentre lui riacquista la forza, Meg muore. E, nel pianto del lutto, mentre Filottete dice a Hercules “ci sono cose che non puoi cambiare, ragazzo mio”, lui risponde: “E invece sì”.

In questo momento, avviene una sorta di trasfigurazione: come se il livello narrativo si riconfigurasse a un livello superiore. Perché in fin dei conti, l’eroe ha già (e appena) compiuto un’impresa sovrannaturale: ha devastato i Titani, ha liberato tutti gli dei dell’Olimpo. Di per sé, queste azioni sarebbero meritevoli per il suo “ritorno a casa”. E invece no: lui si presenta all’Oltretomba, proponendo a Ade un baratto folle: “Prendi me al posto di Meg”.

E, dopo essersi tuffato nel fiume delle anime morte (una sorta di dantesco Stige o Acheronte), riesce a prendere la mano di Meg: in quell’istante, le Parche stanno per tagliare il filo della sua vita, ma il filo resiste. Hercules é diventato un dio.

Con un pugno, spedisce Ade nel fiume dannato, e il male si estingue.

Torna sulla terra, restituisce l’anima alla sua amata e qui, ecco il terzo (ed ultimo) livello narrativo.

Si presenta con lei al Monte Olimpo, acclamato dalla folla degli dei e dai genitori; ma, nonostante tutto, sceglie una vita mortale, rinunciando all’immortalità pur di poter restare con la donna amata.

Il film si conclude con una musica stile jazz.

Hercules rappresenta contemporaneamente quei tre eroi -forse- tra i più grandi in assoluto, in Omero. In primo luogo, Achille (per il desiderio di gloria), ma a uno “stadio iniziale”. In secondo luogo, Ulisse (per il tentativo di spingersi oltre ogni limite, sul piano identitario, esistenziale e gnoseologico). In terzo luogo, Ettore (in questo climax ascendente). Ettore, che rispetta l’ideale virgiliano e dantesco ante litteram di “pietas erga deos”, ma anche nei confronti della moglie, dei figli e della patria. Ettore, che affronta il sacrificio in nome di un ideale superiore.

L’intero senso del film -ossia, la “forza del cuore”- si traduce in questa commistione tra tre eroi, che confluiscono nel personaggio di Hercules; con particolare riferimento ad Ettore. Il film potrebbe essere letto come la riconquista progressiva non solo di se stessi, ma di una sorta di eternità, identificabile nella gloria che l’eroe acquisisce nella sua vita terrena, presente e futura, sempre e comunque (anche) ultraterrena. Trattasi di un percorso gnoseologico, in quanto pertiene alla conoscenza (di se medesimi e dell’altro da sé); morale, poiché foriero di insegnamenti (riguardanti la profondità dell’essere umano); estetico (secondo la tesi sulla base della quale, alla bellezza fisica, corrisponde quella interiore) e, non da ultimo, sentimentale. In questo caso, l’amore per Meg, vissuto e trasfigurato in chiave romantica, corrisponde ad un duplice trascendimento. Il primo è il trascendimento dell’impresa titanica a pieno titolo, oltre la quale, soltanto l’irrazionalità può condurre e “operare”. Il secondo (che è anche il più puro) è l’autotrascendimento da parte di Hercules che, pur avendo adempiuto ad ogni suo dovere, si proietta oltre, verso una dimensione escatologica, capace di riscattare, nel contempo, la sua umanità e la sua divinità.

Il film risulta, infine, pervaso da questa tensione: un anelito verso la riconquista dell’amore vero, capace di compiere imprese ultraterrene e di conferire dignità a coloro che, dandone prova, possono essere considerati degli autentici eroi.

Stefano Chiesa

Fonte dell’immagine: copertina Dvd , titolo partecipante al programma “Magic and more”.

La commovente e passionale canzone intonata da Meg, che vive in modo tormentato e controverso il suo amore per Hercules, pur desiderandolo ardentemente (fonte video: “Lyra0193 – canale Youtube):

“Ti vada o no”

News Reporter
Milano, 1990. Laureato magistrale e triennale in Filosofia ("Vita-Salute San Raffaele", 110/110, 2014) con un "Erasmus" di un anno presso l'Université "Paris 1/Panthéon-Sorbonne". Ho lavorato come articolista, content creator e intervistatore per "MilanoSud" (2021), "Melegnano Web TV" (2020/21) e "Aracne TV" (2020). Sono stato finalista premiato al premio "Nabokov" (dicembre 2021). Per ogni altra informazione (libri, critica musicale, conferenze tenute, riconoscimenti letterari), ecco il mio sito: "www.stefanochiesascrittore.it" Grazie :D
Follow by Email
Instagram