– Qual è il “fil rouge” che tiene insieme le tue ricerche con la tua produzione letteraria e poetica? Si possono cogliere temi ricorrenti che rendono ragione di quello che scrivi?
Nei miei saggi, il “fil rouge” è dato dalla semplicità, dalla chiarezza, dalla popolarità delle autrici trattate: ho sempre affrontato scrittrici estremamente popolari (Allende, Merini). Al tempo stesso, le mie poesie sono scritte in modo chiaro, comprensibile, simile alla prosa lirica, più che alla poesia vera e propria (evito un lessico criptico, “oscuro”).
– Il tuo Dottorato di Ricerca in “Italianistica” e la tua Laurea Magistrale in “Critica e comparatistica” ti hanno permesso di approfondire quali questioni che si ritrovano nelle tue opere?
Il mio primo saggio (“Il reale meraviglioso di Isabel Allende”) è la pubblicazione della mia tesi di laurea magistrale. Ho trascorso un Erasmus a Madrid, dove mi sono innamorata dell’opera di Isabel Allende. Durante il dottorato, invece, ho trovato alcuni versi inediti di Alda Merini, da cui è nata una raccolta che ho curato insieme a Riccardo Redivo per la pubblicazione con Einaudi, con il titolo “Confusione di stelle”. Entrambi i percorsi di studio mi hanno portata a scrivere su delle figure che sono come delle “stelle” in base alle quali mi oriento.
– “Il reale meraviglioso di Isabel Allende”: cosa rappresenta, per te, questo tuo libro?
Avevo il desiderio di diventare scrittrice; questo libro è stato il primo, tra i miei, ad essere pubblicato. Quindi rappresenta l’inizio e, con esso, intrattengo una relazione, in un certo senso, “affettiva”. E’ stato consultato anche in altre tesi di laurea, suscitando l’interesse di altre persone che in Italia hanno studiato Isabel Allende.
– Quale spazio occupa Alda Merini nell’economia dei tuoi interessi di ricerca e delle tue opere?
Per me, Alda Merini è il punto di riferimento, anche a livello umano (rappresenta la rinascita e la realizzazione di sé). Ha elaborato una produzione enorme, finché ha potuto: è difficile arrivare a leggere tutto ciò che è stato pubblicato da lei e su di lei. Ho curato il saggio “E gli angeli sono distanti” (interviste a suoi amici e conoscenti, che mi hanno avvicinata al suo mondo umano e poetico) e “Confusione di stelle”. Mi chiedo chi abbia realmente letto Alda Merini, al giorno d’oggi, tra chi dice di esserne ammiratore o tra chi ne cita qualche poesia o aforisma nei Social Network: il modo più autentico per avvicinarla è leggere i suoi libri. Anche nella mia poesia, ho come riferimento una poesia chiara ed intima, lontana dalla scrittura “oscura”. Alda Merini il più delle volte si esprimeva in modo comprensibile per tutti.
– Il tuo romanzo d’esordio, “Maddalena bipolare”, può essere in qualche modo ricondotto ai tuoi lavori su Alda Merini? Se sì, perché? Quali sono stati i riconoscimenti ricevuti?
“Maddalena bipolare” si può richiamare ad Alda Merini: entrambe soffrono del “disturbo bipolare dell’umore”. In questo romanzo c’è la descrizione di una struttura psichiatrica, la “clinica dei matti”, in cui la protagonista Sabrina viene ricoverata: c’è un richiamo quindi a “L’altra verità. Diario di una diversa”, dove Alda Merini compie un procedimento analogo al mio, in merito all’ambientazione in questione, ma opposto perché il manicomio era descritto con tutte le sue imperfezioni, mentre la “clinica dei matti” è una struttura che essenzialmente funziona. Grazie alle evoluzioni di questi ultimi anni (a livello di strutture ospedaliere), io ho raccontato il ruolo “felice” di una clinica per i disturbi dell’umore, che quindi rappresenta un esempio costruttivo, dove il ricovero funziona positivamente e aiuta le persone a ritrovarsi, grazie a un trattamento del paziente che si vede restituita la propria dignità. Inoltre, Sabrina stessa (personaggio della finzione letteraria) scrive poesie ed è una lettrice di Alda Merini; passione condivisa con il suo terapeuta, di cui si innamora.
Questo romanzo ha vinto il “Premio per la critica Montefiore”, il “Premio Speciale della Giuria Il Giovane Holden” e il “Premio della Giuria Casentino”. Si è classificato come uno dei “100 libri più belli” (“Concorso tre colori”) e, in questo concorso, ha ricevuto anche la “Menzione speciale”.
– Cosa significa, per te, “fare poesia”? Qual è il ruolo dell’ispirazione?
“Fare poesia” è un modo alternativo per stare al mondo. Spesso, le persone che la concepiscono sono individui “disadattati”, che non trovano un senso nella vita che tutti conducono e hanno bisogno di “sognare” e di “far sognare”. Credo che poesia e ispirazione siano anche un modo per condividere la propria unicità: attraverso la poesia, si rivela agli altri il proprio mondo interno, senza vergogna, con assoluta chiarezza e verità. E’ una dichiarazione sincera di ciò che si è “dentro”.
Stefano Chiesa
Ornella Spagnulo, dalla raccolta Situazioni Surreali, Eretica Edizioni:
“Si dà il caso che i giorni peggiori siano passati:
ho resistito perfino al giogo di una doccia all’ora.
Tu sei rimasto negli anfratti del bucato pulito
come quel bianco slip, stupendo, immacolato.
Se gli intellettuali mi perdoneranno
sarò poetessa di un quotidiano allucinato
ma non vorrei che fosse questa la mia tomba.
Mi basterebbe una qualifica migliore:
“Una buona persona”, “basterebbe”.