– In che modo la tua formazione universitaria umanistica (Laurea in “Lettere Classiche”) influenza le tue interpretazioni pianistiche? Ci sono degli aspetti legati alla Letteratura che ritrovi nel pianoforte?
Mi influenza, nel modo di lavorare: analisi attenta della partitura, prima di cominciare a suonare, in maniera precisa. La disciplina di uno strumento musicale implica questo fattore. E’ importante conoscere il mondo dell’autore e il suo modo di produrre in termini letterari, per comprendere più a fondo l’opera musicale e la prassi esecutiva.
– Parlaci del tuo libro: com’è nata l’idea di scriverlo e quali sono le tematiche principali?
Non è mai nata l’idea di scrivere un libro, nonostante io abbia sempre scritto sin da quando avevo 8 anni. Annotavo ogni cosa in un diario, che poi ho smesso di scrivere verso i 18 anni. Ma la scrittura ha sempre caratterizzato le mie giornate. Avevo iniziato un romanzo, che non ho concluso. Talvolta, mi capita di svegliarmi con idee, anche la notte. Le poesie del libro sono perlopiù dei pensieri, evocati in strofe, libere da schemi metrico-ritmici.
Il tema principale è l’amore, che tutti noi dovremmo aver vissuto. Il periodo in cui ho scritto maggiormente, è stato quello più triste. Il contenuto riguarda una storia d’amore, in parte reale, in parte inventata. Altre poesie, invece, sono dedicate alla musica e alla natura.
Titolo: Verso la felicità, Polymetis edizioni
– Esiste una connessione tra la tua ispirazione musicale e quella letteraria?
Sono molto diverse. Nella musica, mi attengo a quanto viene scritto; non ho mai composto. Invece, amo scrivere: è la mia forma di espressione privilegiata. Mentre scrivo, provo un senso di libertà: posso esprimere tutto ciò che sento dentro.
– Ci sono dei rapporti tra i compositori che sei solita affrontare ed interpretare?
Ho eseguito gran parte dell’opera di Chopin; recentemente, sto affrontando tutti gli “Studi”. Attualmente, pratico la musica di Bach, come se avessi bisogno di proiettarmi indietro nel tempo; lo stesso posso dire, per Mozart. Questi due compositori erano noti a Chopin stesso, che ne esaltava le caratteristiche.
– Quali sono stati i premi e riconoscimenti più rilevanti che hai conquistato?
Sicuramente, “Virtuoso Grand Prize” (2020, 1o Premio), in cui ho suonato gran parte degli “Studi” di Chopin, tra cui “Op.10 n.1”; anche “Canadian International Music Competition (2021, 1o Premio). Poi, “London Young Musician” (2021/21, 1o Premio) col seguente giudizio: “Well done, Alessia! You did a great job on the Etudes and clearly are a very high-level musician and pianist. I think you could explore some more variety in dynamic qualities throughout. The performance demonstrated secure and confident playing. Your sense of musical presentation was involving with a fluent technical delivery”.
– Quali emozioni provi mentre suoni davanti al pubblico? Quali sono le sale più importanti in cui hai suonato?
L’ansia iniziale, riesco a sfidarla con delle apposite tecniche. Penso solo alla musica: sono felice. Cerco di dare il meglio in merito all’interpretazione del brano. Riguardo ai luoghi in cui mi sono esibita: presso il teatro “Cucinelli” (Solomeo, provincia di Perugia), un recital dedicato unicamente a Chopin, a San Valentino 2016. In seguito, nel Museo della Scala: ho suonato il pianoforte di Liszt, in concomitanza con un progetto realizzato da “Divertimento Ensemble”. Il tutto si connetteva ad un Master annuale che ho frequentato, a Milano. Inoltre, con Vicenzo Balzani, ho suonato all’ “Università Chopin”. A “Novi Sad” (Serbia), mi sono esibita all’Università. L’ultimo concerto prima del lockdown (23 febbraio 2020) è stato a Perugia, “Accademia di Belle Arti”.
La pianista esegue il celebre “Studio” di Chopin, “Op.10 n.1”, noto per l’ampiezza dei suoi arpeggi e le splendide armonie, nonché la difficoltà tecnica trascendentale.
Stefano Chiesa