– Cosa pensi possa fare la differenza, per essere un vero pianista?
Diversi fattori, complementari l’uno con l’altro. Un “pianista” che meriti questo appellativo necessita una base tecnica solida: un vero artista è tale, in quanto capace di padroneggiare lo strumento. Interviene, poi, la “musicalità”, derivante anche da uno studio approfondito della prassi esecutiva dell’epoca di un autore: tale aspetto giustifica per quali ragioni ogni autore necessiti di essere suonato secondo un’interpretazione a sé stante. Oltre a ciò, il talento e il “lavoro” sono essenziali.
– Visto che parli di “prassi esecutiva”, quali differenze fondamentali riscontri a tale proposito, tra Chopin e Liszt?
Da un punto di vista soggettivo, trovo molta più affinità con la musica di Chopin: ho approfondito pochi brani di Liszt (“Sonata in Si Minore”, “Vallée d’Obermann” e “Dante Sonata”). Il mio repertorio chopiniano è, invece, molto più vasto.
Credo che Liszt abbia una scrittura pianisticamente “più comoda”, rispetto a Chopin: il suo pianismo voleva trasformarsi in un grande effetto scenico, sul pubblico, pur mantenendosi “agevole”. Il virtuosismo di Chopin è, invece, molto “intimo” e “velato”; meno fragoroso. La scrittura lisztiana è più romantica, rispetto a Chopin, che si configura quasi come un classico. Gli “Studi” di Chopin, ad esempio, presentano un’impostazione quasi bachiana, mentre quelli di Liszt sono composizioni che si spingono oltre un contesto romantico.
– In che modo i tuoi studi classici hanno influenzato la tua produzione classica?
Purtroppo, attualmente, non è detto che gli studi di ciò che ha reso nobile e grande l’uomo (arte, filosofia e religione), oggi, vengano coniugati con/alla musica. Sicuramente, impartiscono un certo rigore. Sulla base dei miei studi classici, ho imparato ad andare in profondità, curando ogni singolo dettaglio. Ciò permette di apprezzare tracce di culture passate e, in tal senso, la musica classica. Nel mio caso, mi trovavo già in questo mondo, che mi ha reso più consapevole in merito a tali aspetti. Il fatto di frequentare un simile liceo mi ha permesso di apprezzare ambienti in cui si respira atmosfera di cultura.
– In che senso pensi che la musica e i repertori di Chopin ti rispecchino maggiormente?
Si tratta del piacere che provo, ascoltandolo. E’ la musica che preferisco, in assoluto, anche suonare. Credo abbia una carica emotiva molto forte; immedesimarsi nella sua musica, ascoltata e suonata, è fondamentale. Una tale forza (della musica) permette di renderla meglio, attraverso gli stati d’animo che il pezzo stesso veicola. Penso inoltre sia molto vicina alla mia tecnica pianistica; come sonorità ed espressione musicale: c’è un dato istintivo, caratterizzato dalla mia personalità e sensibilità. Credo che confrontarsi con Chopin (4 “Ballate”, 2a e 3a “Sonata”, Polacca “Op.44”, Fantasia “Op.49”), significhi avere a che fare con ciò che più lo rappresenta, in uno stile che si colloca tra Romanticismo e tardo-Classicismo. Tale stile viene ben messo in evidenza dai brani sopracitati, che rappresentano una grande ambizione, per un pianista. Si tratta del punto più alto con cui confrontarsi; Chopin è (forse) il compositore più rappresentativo della storia del pianoforte. E’ una musica tanto preziosa, che l’esecutore la percepisce come bellezza effimera, destinata a svanire. In ultima analisi, Chopin è capace di alternare una grande spinta, sognante o meditativa, (oppure ancora) eroica e brillante (come nella “Polacca Op. 53” e il 2o e 3o “Scherzo”) ad atmosfere molto cupe, tragiche e ineluttabili (2a e 4a “Ballata”, 2a “Sonata”).
– Parlaci dei tuoi concerti, passati e futuri…
Ho suonato in diversi concerti, a Genova, Torino e altre città nei pressi di Alessandria.
Recentemente, ho avuto l’occasione straordinaria di interpretare il 5o “Concerto” di Prokofiev, presso il Teatro Massimo “Bellini” di Catania. In questo contesto, sono stati eseguiti i 5 “Concerti” del compositore russo: un’occasione preziosa, tra le uniche in Italia.
Ho anche suonato nella “Sala Scarlatti” di Napoli, occasione in cui ho vinto il Premio Speciale per il miglior finalista italiano, nel “Concorso Thalberg”. A Stresa, nel “Palazzo dei Congressi”, ho conquistato il 1o Premio Assoluto, suonando nell’ Auditorium del “Palazzo dei Congressi”, nel quale si erano esibiti artisti della caratura di Maurizio Pollini.
In futuro, mi piacerebbe partecipare al “Premio Venezia”: suonare al “Teatro la Fenice” sarebbe un sogno.
Nel seguente video, il pianista esegue la “Ballata n.4” di Chopin, ritenuta uno dei brani più poetici e complessi del genio polacco:
Stefano Chiesa