– Come e quando nasce la tua vocazione per il canto?
La mia vocazione per il canto nasce da bambina, come ho sempre detto anche in altre interviste che mi sono state rivolte in questi anni. Ero una bambina molto timida, parlavo poco ma ero molto attratta dai suoni della natura e allora, per gioco, li imitavo. Ricordo che un pomeriggio, ascoltai un “Barbiere di Siviglia” dove Figaro era interpretato dal grande Carlo Tagliabue: fu un “amore al primo suono”. Quest’ultimo è diventato il principale protagonista della mia vita, da allora.
– Quali sono stati i tuoi riconoscimenti più rilevanti e che valore attribuisci a questi?
Nella mia carriera, ad oggi, ho vinto più di 10 primi premi in vari concorsi cui ho partecipato. Tuttavia, i concorsi non fanno un cantante: servono per migliorare e confrontarsi, poiché gli artisti non sono cavalli. Non condivido la competizione in questo senso: credo che il concorso debba servire come crescita personale, indipendentemente dell’esito. Si deve trovare sempre un punto di partenza dopo i concorsi per poter migliorare. Il più importante, ovvero quello che mi ha segnato realmente, è senza dubbio il “Concorso Giordano” a Foggia nel 2017, anno Giordaniano, in occasione del quale entrai nella storia come vincitrice più giovane di tutte le edizioni (quell’ anno era la 19 esima edizione). Non mi aspettavo un traguardo del genere, in quanto partecipai sempre con spirito di migliorare qualcosa in me, sia a livello personale che come cantante. Durante i concorsi, ho conosciuto svariati colleghi che, ad oggi, sono cari amici con cui mi ritrovo sul palcoscenico a lavorare: si creano anche bei legami, sulla base dell’intelligenza delle persone. Credo che, alla base di tutto, ci debbano essere rispetto ed umiltà.
– Cosa puoi dirci in merito alle tue esperienze concertistiche?
Per quanto riguarda i concerti, sono stati tanti; forse, troppi, per ricordarli tutti. Non ricordo un numero preciso, so solo che ho viaggiato tanto e, grazie alla musica, ho scoperto luoghi straordinari. Il concerto, forse, più emozionante, è stato a “Palazzo Zevallos” a Napoli, nel 2018, dove ho cantato in onore di uno dei più importanti quadri del Caravaggio, che fu portato lì, in esposizione, direttamente da New York “I Musici “.
– Quali emozioni suscita in te il fatto di essere la più giovane direttrice artistica in Italia?
Essere in vista sia come direttore artistico che come cantante è un’ enorme responsabilità. Io mi dedico molto allo studio ogni giorno; l’anno prossimo, sarò protagonista in Spagna di nuovi debutti. Credo, come dico sempre, che la società odierna abbia dei concetti troppi vincolanti riguardo all’età e questo fattore, a volte, può essere una prigione per la realizzazione dei propri sogni. Così, si tende sempre a rimandare un ipotetico desiderio di realizzazione personale e ciò viene riassunto in questa frase, che sento spesso, anche da miei coetanei: “Quando sarò grande, farò…”. Non ho mai condiviso questo pensiero -lo ammetto-, sono sempre andata contro corrente nella mia vita; anche con dei rischi, a volte. Ma, quando si punta in alto, i rischi ci sono sempre, poiché ottenere un successo non é mai semplice; la mediocrità, al contrario, è semplice da ottenere. Perciò, spesso, le persone preferiscono accontentarsi, anziché lottare.
Stefano Chiesa