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Il teatro Medievale e la sua critica da parte del Cristianesimo

Chi è Macbeth? Il suo personaggio è realmente esistito o è frutto soltanto dell’ingegnosa mente shakespeariana? Se fosse totalmente inventato, in che modo, il drammaturgo inglese dalla data sconosciuta avrebbe creato il personaggio – protagonista della sua tragedia? D’altro canto, se fosse realmente esistita una mente come quella di Macbeth, davvero avrebbe avuto i tratti dei quali ci insegna Shakespeare, e, soprattutto, lui ne sarebbe contento? Ma perché, questa tragedia, a distanza di 400 anni, riesce a suscitare ancora curiosità, bellezza, amore, passione?

Ripercorriamo, per un istante, le origini di questo teatro, cercando di capire, in che modo, la presenza di Macbeth principalmente (ma non solo), ha influenzato il medioevo teatrale.

Possiamo dire che, essendo il Medioevo un periodo di mezzo fra l’età antica e l’età moderna: è un periodo di buio. Non esiste il teatro. Non ci sono edifici. Si perde anche il ricordo del teatro antico. La maggior parte dei testi che ci sono pervenuti, è solo grazie agli amanuensi, un mestiere molto diffuso durante il medioevo. Questi uomini, infatti, decisero di impegnarsi alla copia non soltanto della Bibbia e – o libri sacri, ma anche di opere teatrali. Infatti, tutte le notizie che abbiamo sulla cultura antica, le dobbiamo a loro. Nel periodo medievale, forte è la religione cristiana. Il Cristianesimo è un periodo molto importante, ricco di cambiamenti che abbracciano letteratura, filosofia, arte. È una corrente che si distacca completamente da quella precedente formando un periodo a sé. Molte cose cambiano con esso, soprattutto nell’ambito teatrale: la libertà che prima vigeva, adesso, non c’è più. Perché, per i cristiani, ciò che è teatro è scandalo. Dannosità. Soprattutto per l’uomo perché allontana questo stesso dalla retta via. La cultura antica viene considerata pagana per il cristianesimo, e dunque, deve essere bandita.

In un documento si legge che è evidente la presenza della dea Venere: ci sono scene che mostrano il corpo, un corpo deformato e cambiato, il tutto è reso ancora più forte dal tono di voce, dalla musica particolare, dagli strumenti musicali. Ecco, il teatro viene condannato e bandito perché legato alle divinità, agli spiriti… Possiamo leggere ciò anche ne LE CONFESSIONI DI S. AGOSTINO e, la parola chiave è CORPO: il teatro mette in mostra il corpo ed il Cristianesimo lo bandisce. Possiamo leggere ciò all’interno de LE CONFESSIONI di S. Agostino. Al punto 10, Agostino, in realtà, durante il racconto della sua infanzia, dice di preferire il teatro allo studio. Questo perché era molto per le favole che, da piccolo, gli riportavano all’orecchio. Dice a Dio di liberare gli uomini da ciò. Gli spettacoli e le forme teatrali vengono proscritti da S. Agostino e da altri Padri della Chiesa perché, appunto, gli dei che sono protagonisti, sono idoli, creazioni mentali che non servono a nulla. In realtà non è vero che nel Medioevo non esiste il teatro è solo che lo si conosce (non lo si riconosce) sotto un’altra forma. La Chiesa ravvisa due tipi di teatro: quello laico e quello religioso. Il teatro laico è caratterizzato dalla presenza del giullare, del saltimbanco, del ciarlatano. Si, perché il giullare era conosciuto con nomignoli diversi. Ciarlatano: perché un gruppo di giullari proveniva da un piccolo paese italiano situato in Umbria, dove, si dice, che questi ciarlatani deformassero il proprio aspetto, procurandosi malattie e febbre, per chiedere soldi ai passanti. Il primo giullare del quale abbiamo notizie è un certo Andrea. Si racconta addirittura che questi ciarlatani creassero pozioni magiche della e per l’immortalità. C’è un testo spagnolo, molto bello, che racconta, in che modo, i giullari, attiravano, per farsi ascoltare. Non passavano mai inosservati. Avevano un ruolo molto forte e la loro presenza era preceduta da melodie, canti e strumenti musicali. Ogni ciarlatano aveva un ruolo diverso: c’era chi recitava, chi gesticolava, chi camminava in maniera strana, chi faceva acrobazie, chi saltava e ruotava, chi creava unguenti, chi cantava, chi recitava, chi danzava, chi passava attraverso un cerchio… e chi raccontava storie, leggende antiche di uomini valorosi ed intelligenti che salvavano il popolo o storie di re e regine per non perdere la memoria di questi uomini. Così, i giullari, iniziarono a diventare uomini rispettabili che lavoravano alle corti dei più nobili. Infatti, un vescovo, scrive che c’erano 3 classificazioni giullareschi:

1. livello più basso e vergognoso

2. livello medio

3. livello più nobile e rispettabile. A questo gruppo appartenevano i giullari che fondavano la poesia provenzale, una poesia che, prima di passare alla forma scritta, era una poesia orale e cantata.

Quando ci avventuriamo nel mondo shakespeariano, oltre alla meraviglia della sua penna e al suo essere genio come definito dai francesi, andiamo incontro a 2 problemi:

– appartenenza delle opere

– datazione

Del Macbeth, però, conosciamo un po’ di nozioni: la data. 1623. Secondo alcune fonti scritte, sappiamo che è stato un’alchimista, un nobile scozzese, assetato di potere e terrorizzato per il futuro. Quando compone le sue trame, Shakespeare, non parte mai da zero ma utilizza delle fonti di ispirazione. Una delle più note è un libro di uno scrittore inglese dal titolo CRONACHE DI INGHILTERRA, SCOZIA E IRLANDA: un libro in 3 volumi all’interno del quale si da particolare attenzione alla figura femminile. In questo libro si parla di un re scozzese vissuto anno 1000, di nome Macbeth, del quale si raccontano alcune cose importanti, ultraterrene e che attirano molto il pubblico quali: una profezia dettata da alcune streghe, la presenza di Banquo (l’amico coinvolto nella vicenda). Da questo possiamo dire che Shakespeare è un drammaturgo che rivisita perché parte da una base già esistente ma è talmente abile e bravo che crea una storia tutta nuova da risultare personalizzata ed originale. Macbeth è una tragedia. Egli stesso è un autore tragico che vive con la tragedia e la paura, tutti sentimenti cupi, bui. Macbeth, però, oltre ad essere una storia vera, è anche una storia per metà inventata. Macbeth è uno dei capolavori più importanti insieme a Romeo e Giulietta. Entrambi tragedie. Sono molti i tempi importati nel Macbeth:

– il potere

– la notte

– il sonno

– il sangue

– il sonnambulismo

Ma noi ci soffermeremo al lato femminile shakespeariano.

QUANDO IL POTERE FEMMINILE SUEPERA OGNI LIMITE

Questa tragedia, nonostante provenga da un teatro prettamente maschilista (se ricordiamo, in precedenza, nella commedia dell’arte, c’è stata la partecipazione fisica delle donne nel ruolo attoriale, ne è un esempio Isabella Arderini che riesce ad imporre il proprio essere donna diventando addirittura intelligente, colta, di cultura, che fa e scrive poesia), c’è la costante e pressante oscurità di una donna, della donna di Macbeth: Lady Macbeth. I drammi shakespeariani si concludono sempre con un ordine e la pace. Ricordiamo, però, che Macbeth, all’inizio della tragedia, è un eroe buono e valoroso che ha combattuto contro gli stranieri ed i traditori del regno di Duncan perché volevano sottrargli il potere. Se facciamo attenzione, tutti i drammi shakespeariani funzionano come una ruota. Nel finale il Mondo riparte sempre (ad eccezione di Re Lear). Ma possiamo dire che il vero personaggio – protagonista non è propriamente il Macbeth esteriore quanto il Macbeth interiore, il suo lato oscuro, il suo lato più animalesco e macabro: L. Macbeth. La sua ombra e la sua luce. La sua spalla sicura e la sua traditrice. La sua complice e la sua anima innocente. Il suo odio ed il suo amore… L. Macbeth ha ricevuto una lettera dal marito all’interno della quale, egli, racconta uno strano incontro avvenuto con tre esseri strani, femminili (L. Macbeth non è l’unica figura femminile presente all’interno della tragedia), le Streghe, le quali hanno anticipato una profezia a lui e a Duncan. L. Macbeth, accecata dalla sete di potere, fa di tutto per spingere Macbeth verso l’aspirata e desiderata gloria. In realtà il marito non vuole; infatti è proprio L. Macbeth ad organizzare il tutto:

“venite spiriti che presiedete a

pensieri di morte, toglietemi il

sesso e riempitemi tutta,

dalla testa ai piedi,

della più feroce crudeltà!”

Dopo la cena con Duncan, lei lo fa ubriacare e Macbeth lo ucciderà nel sonno. Tutto il sangue versato verrà usato per sporcare le guardie di modo che, al risveglio, sarà data colpa a loro. Macbeth, a questo punto, si sente insicuro, ansioso, terrificato, spaventato. Questi è consapevole, a causa della moglie, di aver commesso un omicidio. Ciò è dettato dal fatto che non ha eredi al trono, e dunque, teme di perdere il potere da un momento all’altro. Interessanti sono gli atti III e IV, durante i quali, L. Macbeth, compare e scompare in continuazione per ricomparire, completamente, durante l’atto V, mostrando la fine del regno di Macbeth. La caduta del Regno di Macbeth viene introdotta da una malattia: il sonnambulismo. C’è un’anziana signora (altra figura femminile) che chiama al medico di corte per dirgli che L. Macbeth soffre di una stranissima malattia (malattia molto allegorica perché rappresentante la coscienza). L. Macbeth cammina nel sonno e si strofina gli occhi, in segno che quel sangue innocente, non la lascerà mai più sola ma si tramuterà in un vero e proprio tormento. Il non – dormire diviene eterno. Il sonno, da elemento ristoratore e bello, diventa elemento di tormento, paura, sofferenza, malattia sino a condurre la donna, alla morte. Lady Macbeth raramente mostra una qualche forma di compassione verso gli altri personaggi della tragedia. Analizzando il personaggio di L. Macbeth, possiamo dire che lei è un po’ quel personaggio donna – uomo; lo stesso marito le dirà che dentro di lei c’è un uomo perché genera soltanto maschi. Lady Macbeth sacrifica completamente la sua femminilità per portare a termine l’omicidio del re. Suo marito è debole e si fa degli scrupoli quando si tratta di raggiungere la meta con mezzi poco puliti. Ma lei sa bene che dovrà spronarlo e convincerlo per portarlo a stringere quello scettro che gli è stato promesso e profetizzato. L. Macbeth è una donna forte, testarda, ambiziosa, intelligente, astuta ma consumata dal sonno. Il rimorso la conduce ad un’inesorabile follia, successivamente al suicidio. Cerca invano di pulirsi le mani dal sangue, che solo lei vede nel suo sonnambulismo. Quel sangue rimanere sulle sue mani come un marchio a fuoco dei misfatti commessi dal marito. L’animo forte si rivela incapace di sopportare tutto quel male, perché il corpo lo richiama alla sua natura di donna emotiva e irascibile agli sconvolgimenti esterni. Lady Macbeth è un mescolarsi di terrore e malignità che muove il pubblico contemporaneamente a pietà e ad orrore nei suoi confronti.

L. Macbeth nel tempo

La figura di L. Macbeth ha suscitato così tanta curiosità e voglia di essere vissuta che, nonostante la sua crudeltà, il pubblico shakespeariano e oltre, si è affezionato involontariamente, a tal punto da ispirare opere e romanzi interi come La vera storia di Lady Macbeth – regina di Sangue di Joanna Courtney in arte Anna Stuart, autrice di una trilogia che ricerca e mette in luce il mondo delle donne. Trama: Il nome antico gaelico della Scozia viene narrato in maniera fluida e dinamica senza mai annoiare il lettore. Capelli color del grano e penetranti occhi scuri, Macbeth le chiede in sposa per riunire i due casati reali per rivendicare il trono per sé. La giovane donna accetta con entusiasmo: in questo modo diventerà Lady Macbeth, sarà regina e avrà la sua vendetta. Alla vigilia delle nozze qualcosa accade: un assordante urlo rompe il silenzio della notte distruggendo, in pochi attimi, tutti i sogni di Cora. Per riavere indietro la vita che le è stata promessa, la giovane MacDuff dovrà diventare una donna più dura del metallo, capace di usare, con spietata freddezza, ogni arma a sua disposizione.

Perché leggere Macbeth?

Perché la mente meravigliosa del drammaturgo ha saputo battezzare un capolavoro unico ed indiscutibile. La figura femminile, nonostante sia questo, un teatro maschilista, è riuscita ad emergere e ad imporsi attraverso l’intelligenza, la testardaggine, la determinazione, l’insistenza, seguendo la strada più proibita, pur di raggiungere il proprio scopo, vedendo realizzare il proprio sogno. Ma questa tragedia è soprattutto un avvertimento perché contiene in sé un ammonimento, che può colpire se si ascolta il proprio istinto senza riflessione, con forza e controcorrente. L. Macbeth rappresenta in realtà la parte primordiale presente in ogni essere umano; una parte che non può essere annullata ma che, con le giuste precauzioni e il buon “vedere oltre”, può essere gestita e tenuta a bada…

News Reporter
Poetessa italiana riconosciuta internazionalmente soprattutto in Medio Oriente, è nata a Pollena Trocchia ed cresciuta fra Trecase e Torre del Greco. Ha pubblicato due raccolte poetiche (Magia d'Amore - PUNTO, Oltre l'Orizzonte) e due storie (La Cripta dei desideri - Ombre allo Specchio). E' membro WNWU (Membro dell'Unione Mondiale degli Scrittori Nazionali del Kazakistan). Fra i vari riconoscimenti ricevuti in ambito culturale ed umanitario: CERTIFICATO DI APPROVAZIONE per i suoi benedetti sforzi al servizio del movimento culturale (rilasciato dal Medio Oriente), CERTIFICATO DI REALIZZAZIONE per la dedizione alla Cultura e all'Umanità (rilasciato dalla città di Craiova - Romania). Le sue poesie sono state tradotte in 21 lingue, altre sono in corso di traduzione ...

3 thoughts on “CHI È MACBETH?

    1. Heartfelt thanks to you! I’m glad you have these lines. I think that Shakespeare is very current and his theater manages to connect in some way the different artistic worlds. Love u so much <3

  1. Ho sempre amato Shakespeare. E’ stato una delle mie prime letture e una delle mie scoperte primordiali. Solitamente quando si legge Shakespeare lo si fa in maniera classica e monotona e spesso questo può far apparire il drammaturgo “ovvio” e sempre lo stesso. Attraverso questa analisi teatrale (che conoscevo molto poco) mi si è aperto un mondo, un nuovo percorso, un nuovo tunnel, portandomi indietro di 400 anni. Sono riuscita ad immedesimarmi non soltanto nei protagonisti shakespeariani ma anche nei passanti, negli uomini ricchi, negli elemosinieri, nelle strade buie e sporche della Londra del 1500, ho percepito il cattivo odore delle malattie e ho avuto la visione cruda dei topi che si nutrivano delle carni vive degli uomini morenti. L’analisi femminile non sempre viene proposta nelle letture shakespeariane forse perché, come hai scritto, il suo è un teatro prettamente maschile, ma penso che dopo aver letto ciò, il teatro shakespeariano sia molto più femminile di quanto si pensi. Si potrebbe creare un bel discorso circa questo teatro e si potrebbero creare tante piccole scene per vedere, come oggi, i ragazzini rappresenterebbero quella dimensione. La figura di L. Macbeth è molto particolare e analizzata in questo modo non mi era mai capitato di vederla, forse perché, appunto, viene quasi sorvolata. Mi piacerebbe, a questo punto, poter vedere le altre figure femminili in funzione (ad esempio le 3 streghe), mi piacerebbe immedesimarmi nella loro psicologia, nel loro cuore, nella loro femminilità, nella loro cultura, nella loro azione… e capire se anche loro, siano state in un certo senso, fonte di ispirazione e / o punto di riferimento per la creazione di animi femminili futuri. Mi verrebbe da pensare alla figura di Ursula, la donna – pesce nel cartone Disney de la Sirenetta che promette alla sirena un futuro diverso ma bisognerà scendere ad un patto crudele… Sarebbe davvero bello poter continuare ad approfondire il discorso ampliandolo in più capi (anche della modernità)! Complimenti davvero! Spero di continuare questo percorso nel macabro femminile!

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