LE DORATE SPONDE: IL GARDA ATTRAVERSO GLI OCCHI DI DUE SCRITTORI INGLESI DEL PRIMO ‘900
But we see, watching from above,
Her wharfs and shoreward houses make
A world of sard and sardonyx,
A mystic city in the lake
(Ma vediamo, osservando dall’alto,
I suoi moli e le sue case verso la riva dipingere
Un mondo di sarda e sardonice,
Una città mistica nel lago)
Da: Gargnano reflected in the lake, A. Bunston
Introduzione
David Herbert Lawrence (1885-1930) e Anna Bunston de Bary (1869-1954) dipingono attraverso i loro scritti i meravigliosi scenari offerti dal Lago di Garda, area splendida che presenta una varietà di paesaggi: dalla regione pianeggiante della sponda meridionale verso le coste via via più rocciose, strette e tortuose dei versanti laterali, dove a mano a mano la riviera orientale e occidentale si restringono convergendo nel punto più a settentrione, presso la città di Riva del Garda.
Il Lago di Garda, già descritto ed apprezzato nelle opere di celebri scrittori europei, è noto per la sua terra fertile, per il clima mite adatto sia a coltivazioni mediterranee che esotiche ed è celebrato come paradiso dei giardini di limoni, come luogo caldo e soleggiato, dai blu accesi e intensi, traboccante di fiori, di frutti e di vita.
D.H. Lawrence: Twilight in Italy(1) e Mr. Noon(2)
Il famoso scrittore inglese D.H.Lawrence affronta un viaggio in Italia negli anni che vanno dal 1912 al 1915, esperienza che illustrerà nel suo resoconto di viaggio Twilight in Italy (Crepuscolo in Italia) del 1916, una raccolta di saggi e articoli relativi al percorso da lui effettuato in Italia passando per il Lago di Garda, dopo un lungo viaggio a piedi attraverso la Germania e le Alpi. Nell’opera, accanto alle vivide descrizioni del paesaggio e alle argute e minuziose osservazioni sulla gente locale, le relative tradizioni, usanze, religione e storia, mette in risalto i tratti di una società purtroppo ormai prossima al tramonto, giunta alla fine di un’epoca, caratterizzata dal dilagare del conflitto mondiale, dove, anche gli ultimi scorci di paradiso rimasti incontaminati, si ritrovano sull’orlo del baratro. Questa riflessione viene illustrata attraverso la presentazione delle limonaie, situate lungo le coste occidentali del lago, ormai in rovina e conservate più come reperti storici o pezzi di museo, percepiti dall’autore come luoghi freddi, bui e immensi: “It is an immense, dark, cold place. Tall lemon trees, heavy with half-visible fruit, crowd together and rise in the gloom.They look like ghosts in the darkness of the underworld, stately, and as if in life, but only grand shadows of themselves. Here we are trees, men, pillars, the dark earth, the sad black paths, shut in this enormous box” (È un luogo enorme, buio e freddo. Gli alti alberi di limone, pieni di frutti in parte visibili, accalcati, si stagliano nell’oscurità. Sembrano fantasmi nel buio degli inferi, imponenti come nella realtà, ma ora solo gigantesche ombre di sé stessi. Eccoci qui, alberi, uomini, pilastri, la terra scura, i tristi sentieri bui, chiusi dentro a questa enorme scatola). I limoni erano un tempo fonte di ricchezza per il territorio e i suoi abitanti, ma, a causa del processo di industrializzazione e meccanizzazione si sono trasformati in piante malate, simili a fantasmi dell’oltretomba. Questo perché, dagli inizi del’900, risultò più conveniente importare i limoni dalla Sicilia, dove venivano coltivati all’aperto in modo più semplice e senza eccessiva manutenzione, risultando quindi economicamente più convenienti. Al contrario, le limonaie, situate a ridosso delle colline del Lago di Garda, specialmente nel territorio tra Limone e Gargnano, si estendevano a terrazza sul fianco della montagna, appoggiate a immensi pilastri e colonne di pietra per essere sostenute, e dovevano essere coperte durante l’inverno con strutture di legno e vetro affinché il vento e il gelo non le intaccassero. Si trattava di un procedimento molto laborioso e dispendioso che doveva essere eseguito ogni anno per garantire una adeguata protezione ai limoni. Agli occhi di Lawrence le limonaie appaiono essere “ombre di sé stesse”, ”spettri dell’oscurità”, nonostante mantengano ancora inalterati l’identità e lo spirito del luogo: “There was once a lemon garden also there…you see the short pillars, cut off to make a pergola for the vine. Once there were twice as many lemons as now…Suddenly his face broke into a smile of profound melancholy…It was the real Italian melancholy, very deep, static…There is no hope. There is the present. Either that is enough, the present, or there is nothing” (C’era una limonaia anche là una volta…puoi vedere i pali corti, tagliati per fare una pergola per la vite. Una volta i limoni erano il doppio di adesso…All’improvviso il suo viso si fece profondamente malinconico…Era la vera malinconia italiana, profonda e statica…Non c’è speranza. C’è il presente. O questo è abbastanza, o non rimane nulla). Il Bel Paese è visto quindi come una realtà sempre più in declino, un Eden che si avvicina al tramonto, condannato dal progresso e dalla civiltà della macchina provenienti dal mondo nordico, dall’Inghilterra, che, come orribile ingranaggio insidioso e distruttivo, si espande freneticamente fino a inghiottire gli ultimi paradisi rimasti di incontaminata bellezza, testimoni di un passato ricco e glorioso.(3) I saggi presenti nell’opera offrono all’autore l’occasione per riflettere ampiamente sul suo tempo ed esprimere le proprie idee e osservazioni filosofiche circa la triste realtà di un’epoca segnata dal conflitto mondiale e dal progresso. Lawrence, attratto e affascinato dal nostro paese, riesce tuttavia a condurre un’analisi su di esso razionale e distaccata, illustrandone difetti e punti deboli: “I sat and looked at the lake. It was beautiful as paradise. On the shores were ruined lemon-pillars standing out so melancholy…The villages, too, clustered upon their churches, seemed to belong to the past” (Sedevo e osservavo il lago. Era bello come il paradiso. Sulle sponde vi erano pilastri dei limoni rovinati che spiccavano malinconici…Pure i villaggi, raggruppati attorno alle loro chiese, sembravano appartenere al passato).
Agli inizi degli anni ’20 Lawrence affronterà nuovamente l’esperienza relativa al soggiorno gardesano nell’opera Mr. Noon, romanzo incompiuto e costituito di due parti che verrà pubblicato postumo, nel 1984. Si tratta di uno scritto autobiografico in cui la prima parte è ambientata in Inghilterra, mentre la seconda abbraccia il lungo viaggio dei protagonisti, Gilbert Noon e l’amante Johanna, attraverso le Alpi alla volta dell’Italia e che si concluderà a Riva del Garda. Tale viaggio ricalca esattamente l’esperienza della fuga d’amore verso sud dello stesso Lawrence con Frieda, moglie di un suo professore universitario e madre di tre figli. Nella realtà i due risiederanno brevemente a Riva per poi trasferirsi, a causa di problemi finanziari, nella frazione di Gargnano, a Villa Igea. Mr. Noon, il cui significato è mezzogiorno e sta quindi ad indicare il sud, affronta con l’amata una sorta di vagabondaggio romantico verso un luogo che ha contribuito a spogliare il personaggio delle sue vesti e sembianze inglesi per renderlo finalmente libero da inibizioni e dalla rigida educazione puritana ricevuta nella terra d’origine. Si racconta di una rinascita, un risorgere a nuove vita, del raggiungimento di una nuova identità: “Exquisite deep possibilities of life, magnificent life which had not been life before” (Meravigliose e profonde possibilità di vita, splendida vita che non era mai stata vita prima di adesso). I due protagonisti, dopo aver affrontato gli enormi disagi del viaggio, giungono finalmente a Trento per approdare successivamente a Riva del Garda, luogo di singolare bellezza ai loro occhi, fatto di modi semplici e freschi, di abbondanza e senso di libertà. Il paesaggio sarà inoltre un grande stimolo per la creatività di Lawrence: qui riuscirà a scrivere il libro di viaggio Twilight in Italy e a terminare il suo grande capolavoro Sons and Lovers. “There was the rippling, living lake, with its darkish, black-blue pellucid water, so alive. And there were boats with vivid yellow sails…And there was friendliness, a glitter, an easiness that was delightful beyond words” (C’era un lago increspato e vivace, con le sue lucide acque scure, nere e blu, così vive. E c’erano imbarcazioni con vivide vele gialle…E c’era cordialità, luce, un piacevole senso di pace che andava oltre le parole). La pulsione all’erranza, oltre a quella d’amore, porta Lawrence a lasciare l’Inghilterra alla ricerca di terre incontaminate, di culture antiche e autentiche, di gente genuina e solare: “They loved the place: the old clock-tower, the massive dark waters of the lake, the gorgeous sails that were bright as flowers, the hot September sun, and the profusion of fruit. Black grapes, white grapes, muscatel grapes, black figs, yellow figs, pears, apples, pomegranates – an overwhelming abundance of fruit everywhere” (Amavano il posto: la vecchia torre, le enormi acque scure del lago, le splendide vele luminose come i fiori, il sole caldo di settembre, e la profusione di frutti. Uva nera, uva bianca, uva moscata, fichi neri e gialli, pere, mele, melagrane – una travolgente abbondanza di frutti in ogni dove). Da qui, la dicotomia che sempre appare nell’opera tra Nord e Sud, ragione e istinto, volontà e sensi, alto e basso, intorno alla quale si svilupperanno tutte le riflessioni dell’autore. L’Italia lo porterà ad esplorare la parte più pulsante e sanguigna dell’essere umano che tenta di sottrarsi alla morsa della razionalità per riconquistare la propria originaria spontaneità(4): “For the time, in Riva, he was not only happy but he was a new creature in a new world” (Nel tempo che trascorse a Riva, lui non fu soltanto felice ma fu una nuova creatura in un mondo nuovo).
Anna Bunston de Bary: da Collected Poems(5), Songs of Lake Garda
La Bunston non è un’autrice nota nel panorama della storia della letteratura inglese; viene solamente menzionata come poetessa della Prima Guerra Mondiale. Ella pubblicò però molte opere di poesia, soprattutto appartenenti al filone mistico, un dramma teatrale e due romanzi. Furono rinvenute negli Stati Uniti, tra i suoi scritti poetici, tre copie originali dell’opera contenente componimenti ispirati al lago di Garda, Songs of Lake Garda, pubblicata nel 1919 dalla Simpkin Marshall. Quest’opera contiene un totale di nove liriche sul Lago di Garda, a differenza della versione definitiva apparsa nella quinta sezione dell’opera antologica Collected Poems of Anna Bunston de Bary del 1947, che contiene tredici liriche dedicate al lago, costituendo un piccolo canzoniere che trasmette, in modo intenso ed evocativo, colori accesi, scenari di pace e tranquillità, spaccati di vita semplice e umile, durante il difficile periodo della prima guerra mondiale. Attraverso un componimento, che originariamente portava il titolo To The Lake in 1917, è stato possibile datare la visita della scrittrice in Italia. Inoltre, il volume Songs of Lake Garda, poesie ritrovate, Raffaelli editore 2015, presenta tutti i componimenti con la relativa traduzione in lingua italiana.(6)
La spiritualità dei luoghi, la luminosità e la vitalità dei paesaggi così come la freschezza e la spontaneità delle loro genti si evincono in maniera vivida e immediata dai seguenti versi, tanto profondi e toccanti: “Black eyes or blue, the light they hold is one/Mothered we were of mapped and parcelled earth/But fathered of the free, unfrontiered sun” (Occhi neri o azzurri, la luce che contengono è una/una terra mappata e frazionata ci fece da madre/ma da padre, un sole libero e sconfinato), da In a continental train; “I might forget the Alps and the plains/Her domes and monuments/But not her sunlit daily life/Her happy incidents…Bernardo’s lute, Pepina’s eyes/Are Italy to me” (Potrei scordare Alpi e pianure/le sue cupole e le sue statue/ma non la sua quotidianità lambita dal sole/le sue allegre vicende…il liuto di Bernardo, gli occhi di Pepina/sono per me l’Italia), da Retrospect. Dalla poesia Near Toscolano: ”How simple, how austere/The scene that holds me here/A hill, an olive grey/A little whitewashed House of God/Where only poor men pray” (Com’è semplice, com’è austera/la scena che qui mi trattiene/un colle, un grigio olivo/ una piccola imbiancata Casa di Dio/dove soltanto i poveri vanno a pregare). Da Garda and Malcesine: “When death shall claim me and I ought to pray/My wilful lips will be too apt to say/-If you must take me, take me by the way/of Garda and Malcesine” (Quando la morte mi reclamerà e io dovrò pregare/le mie labbra ostinate saranno così capaci di dire/-se mi devi prendere, fallo sulla strada di Garda e Malcesine). E ancora da The Olive: “I bless God that I see thee rise/With comely limbs one tender head/Between me and Italian skies/That now my fasting sight is fed/An satisfied ere I be dead” (Sia benedetto Dio che ti scorgo sorgere/i rami graziosi e le cime delicate/tra me e i cieli italiani/che ora la mia vista affamata è sazia/e soddisfatta prima che io muoia). Dalla lirica Near Sirmione: “I had not seen such light of God/On any sea or land/As that which shone on Garda’s lake/By Sirmione’s strand” (Non vidi mai una luce così divina/in nessun mare o terra/come quella che splendeva sul lago di Garda/sulla spiaggia di Sirmione). Ecco infine i colori accesi di A Blue Day: ”The skies their blue distil…As though the heavens would spill/Themselves upon the earth for love…such azure…such a shade/As that which God hath laid/On thy grand shoulders, Italy” (I cieli distillano il loro blu…come se il paradiso si riversasse/sulla terra per amore…quale azzurro…quale tono/come quello che Dio ha steso sulle tue superbe spalle, Italia).
Bibliografia
(1)David Herbert Lawrence, Twilight in Italy, London, Duckworth, 1916
(2)David Herbert Lawrence, Mr. Noon, Cambridge, CUP, 1984
(6)Anna Bunston de Bary, Songs of Lake Garda, poesie ritrovate, a cura di Eleonora Padovani e Marco Faraoni, Raffaello Editore, 2015
(5)Anna Bunston de Bary, Collected Poems of Anna Bunston de Bary, Mitre Press, London, 1947
Anna Bunston, The Porch of Paradise, Herbert and Daniel, London, 1911
A.Burgess, Flame into Being. The Life and Work of D.H.Lawrence, Heinemann, London, 1985
Giovanni Fanelli, Le limonaie del Lago di Garda, marzo 2020, historyphotography .
org
(4)Viaggio nelle grandi letterature straniere tra Otto e Novecento, a cura di Lia de Finis, didascalie libri, 2002
N.Kahn, Women’s Poetry of the First World War, University Press Kentucky, USA, 1988
M.Kinkead-Weekes, D.H. Lawrence: Triumph to Exile 1912-1922, Cambridge, CUP, 1996
(3)Stefania Michelucci, David Herbert Lawrence e il Garda, Pagine del Garda,Emersioni 4, 2012
M.Squires, L.K.Talbot, Living of the Edge: A Biography of D.H. Lawrence and Frieda von Richthofen, Robert Hale, London, 2002
J.I.M.Stewart, The Oxford History of English Literature, Writers of the Early twentieth century, Hardy to Lawrence, Oxford, Clarendon Press, 1990