– Com’è nata la tua passione per il teatro e la danza?
In maniera graduale. Sono sempre stata attratta dall’espressione artistica e divergente, specialmente quella circense e tersicorea. Da piccola, creavo “siparietti” e imitazioni in casa, amavo scrivere, disegnare, cantare e mi divertivo ad “entrare” nei personaggi o nell’atmosfera di film che vedevo. Era come un gioco da tenere sempre accanto, ma all’epoca volevo diventare una ballerina classica. Ho preso consapevolezza iniziando a 19 anni la scuola “Quelli di Grock” a Milano: mi sono resa conto che avevo il desiderio e la necessità di esprimermi in più modi possibili. Probabilmente, tutto è cominciato con un’attrazione verso la comicità: sono cresciuta guardando Anna Marchesini, Totò, Stanlio e Ollio, Angela Finocchiaro, Enrico Brignano e Antonio Albanese. Rispetto al dramma, inizialmente, ero insofferente, ma col tempo capii che vi erano linguaggi diversi per affrontare un’ “esposizione” così alta e nacque la voglia di cercare la mia. Anche perché sono due facce della stessa medaglia.
– Quale posto occupano la danza e la recitazione nella tua vita, come lavoro e non solo?
È una necessità, è ciò che mi fa sentire più aderente a me stessa. Una continua e difficile ricerca per scoprirsi ed esprimersi in maniera “poliedrica”; non potrei rinunciarvi. Per quanto riguarda la mia formazione, i principali maestri sono stati quattro, i primi due a “Grock”, mentre i successivi negli anni trascorsi alla “Paolo Grassi”. Con Pietro de Pascalis sono stati mesi all’insegna dell’energia, il suo lavoro richiedeva un’apertura fisica, sensoriale ed emotiva; mi incitava ad “avere pazienza” e ad “accettare la mia complessità”, mi ha trasmesso fiducia. Mi ha fatto scoprire l’allenamento alla “reattività scenica”. Il successivo invece, Gaddo Bagnoli, proponeva un metodo di recitazione a partire da elementi di biomeccanica teatrale. In quell’occasione ho sperimentato per la prima volta lo studio dell’animale e dell’astratto, funzionali ad una composizione creativa, un bagaglio che mi ha aperto nuove possibilità. In seguito, conobbi Davide Montagna e Maria Consagra: grazie al primo imparai come allenare atleticamente il corpo per sfruttarne il potenziale, mentre con Maria Consagra ebbi la conferma che è possibile declinarsi in infinite qualità fisiche e sonore durante l’interpretazione, coniugando tecnica “Laban”, astrazione e azione. Entrambi sono stati punti di riferimento durante il percorso accademico.
– Cosa racconti in merito all’assolo che stai preparando?
È un assolo di “teatro danza”, nato in seguito alla (mia) lettura del libro “Splendi come vita”, di Maria Grazia Calandrone. Sono rimasta colpita dalle due poesie conclusive e ho subito sentito l’urgenza di trasporle in una partitura costituita da movimento, ritmo, vocalità e testo poetico. Una sintesi di suggestioni oniriche. Ma è un processo ancora in fase di definizione e lavorazione. Il tema principale è il battito, quindi cosa fa della vita la vita e cosa rende la morte tale, indagando il confine tra sogno e incubo, effusione e mistero, calore e distanza, innocenza e mostruosità. Penso di intitolarlo “fuoco fatuo”, proprio perché, come i fenomeni dei fuochi fatui, si manifesta e scompare in breve tempo, in bilico tra luci, morte e una realtà evanescente. La ricerca stilistica è a metà strada tra matrice surrealista, evocativa ed espressionista. Sono presenti evoluzioni e cambi repentini: una sorta di figure mutanti che popolano inconscio e realtà. Il progetto è di far seguire a questo primo studio due successivi, uno a partire da “Il serpente verde” di Goethe e l’altro ispirato a “Il sogno” di Strindberg; ma non è detto: magari, orienterò tutto in un’altra direzione, a seconda delle circostanze.
– Qual è la tua presenza sui social networks e il tuo rapporto con la tecnologia?
Purtroppo, ho un pessimo rapporto con la tecnologia, la trovo disturbante e mi mette a disagio, è un mio limite. Mi reputo un po’ antiquata. Non mi piace l’idea di avere “pezzi di me” visibili su piattaforme, in cui essere soggetta a commenti altrui. Non si tratta di qualcosa che mi attrae, né che mi interessa gestire e rimane, pur sempre e comunque, digitale e non reale.
– Quali progetti futuri imminenti?
Al momento, sto procedendo con l’assolo, che mi sta permettendo la partecipazione a bandi e, nell’attesa di un riscontro, sto lavorando in una scuola. Come noto a molti, questo mestiere è precario. Ciononostante, proseguo la mia formazione partecipando a seminari di approfondimento con dei maestri. Intanto, sto concependo dei progetti con degli ex compagni di corso.
Stefano Chiesa