Il Concorso Pianistico Internazionale “Fryderyk Chopin” (1810-1849) è stato dedicato al pianista romantico per eccellenza, noto come il “poeta del pianoforte”. I suoi componimenti sono capolavori di pregio notevole, in quanto il compositore scandaglia l’animo umano, fino ai recessi più reconditi, evocando emozioni dalle (più) disparate sfumature, comprese tra picchi di tragicità, tristezza o viceversa, spensieratezza.
La competizione venne indetta nel 1927 (da sempre, a Varsavia) e con cadenza quinquennale a partire dal 2° Dopoguerra (1955), nella misura in cui, in concomitanza con il 2° conflitto mondiale, venne temporaneamente sospesa. Da allora, i vincitori e i finalisti si sono rivelati tra i migliori pianisti dei secoli XX e XXI (fino ai giorni nostri). Solo per citarne alcuni: Maurizio Pollini, Krystian Zimerman, Yundi Li, Danil Trifonov, Vladimir Ashkenazy, Martha Argerich e Ivo Pogorelich.
A distanza di circa 60 anni, nessun altro italiano -ad eccezione di Pollini- ha più vinto il 1° Premio. Eppure, la 18° Edizione, appena tenutasi (ottobre 2021), nonostante l’emergenza sanitaria che ha costretto il posticipo di un anno (dal 2020), ha visto brillare ben 6 concorrenti italiani: Leonora Armellini, Federico Gad Crema, Michelle Candotti, Alberto Ferro, Leonardo Pierdomenico, Alexander Gadjiev (italo-sloveno).
Questi artisti si sono confrontati con candidati che provenivano da tutto il mondo e hanno dovuto superare una prova preselettiva, consistente in una breve esecuzione (30 minuti circa) di un repertorio personalizzato, scelto da ognuno di loro, in base alla loro sensibilità. In seguito a tale fase (su “YouTube”, si trovano tutti i filmati associati), è iniziato il Concorso: tre “rounds”, seguiti dalla finale. Ciascuno dei “rounds” è stato concepito per dimezzare, man mano, la quantità dei candidati. Iniziando con (circa) 80 (1°), si è passati a 40 (2°), a 20 (3°) e infine, ai 10 finalisti.
I nostri connazionali si sono distinti in ogni singola prova. Dopo il 1° turno, sono passati ben 5.
Alberto Ferro (1996) ha saputo mostrare la sua estrema chiarezza, in ogni fraseggio, a prescindere dal brano suonato (Ballata n. 4, Andante spianato e Grande Polacca brillante, Barcarolle) perlopiù, con una certa freddezza. È stato, in modo (apparentemente) inspiegabile, eliminato al 2° turno.
Federico Gad Crema (1999) ha dato prova di una spiccata maturità, per via della sua tecnica ed espressione (Polacca-Fantasia Op. 61, Studio Op. 25 n. 10, Fantasia Op. 49) ma, senza un’oggettiva motivazione critica, (ne) è scaturita l’eliminazione (stesso turno di Alberto Ferro).
Michelle Candotti (1996), insieme ad Alexander Gadjiev (1994) ed a Leonora Armellini (1992), ha conquistato una semifinale ricca di colpi di scena. Ha scelto un repertorio estremamente complesso e, per certi versi, proibitivo: Ballata n. 2, Scherzo n. 2, Mazurche Op. 59, Sonata n. 2 Op. 35. Michelle, che aveva partecipato all’Edizione del 2015 (vinta da Seong-Jin Cho), è riuscita a guadagnare in “fiducia” nello strumento, dando prova della totale padronanza dei brani eseguiti. Ciò che è prevalso, è stata una particolare “pulizia del suono”, molto difficile da rendere, nello stile di Chopin.
Alexander Gadjiev è stato, insieme a Leonora Armellini, finalista e vincitore. Ha vinto il 2° Premio ex-aequo, con Kyōhei Sorita (1994). Ciò che spicca in lui, più che in altri pianisti, è l’impostazione delle mani, con dita che ricordano -anche se il presente accostamento potrebbe essere anacronistico e prematuro- un pianismo “alla Horowitz”. Gadjiev pare sfruttare a suo favore questo aspetto, dando vita a sonorità commoventi, tanto nella 2° Sonata, quanto nel 2° Concerto, che si conclude con il tripudio del pubblico.
Last but not least, Leonora Armellini ha conquistato il 5° Posto, sebbene in molti ritengano che avrebbe meritato ancora di più. Aveva già partecipato ben 11 anni fa (Edizione 2010, vinta da Yulianna Avdeeva) e, in questo lasso temporale, si è perfezionata in modo ragguardevole (è ancora allieva di Boris Petrushansky). Nel 1° turno, ha eseguito lo Studio Op. 10 n. 4 in un modo spettacolare; come, del resto, lo Scherzo n. 4. Nel 2° e 3° turno, il suo rapporto intimo con il pianoforte e con il pubblico è aumentato, culminando nella poetica esecuzione della 2° Sonata. In finale, la sua interpretazione del 1° Concerto ha riscosso un enorme successo per quanto riguarda la ricezione, da parte del pubblico, che ha espresso tutto il suo entusiasmo e la sua ammirazione. Leonora Armellini è dotata di una tecnica ineccepibile e di un suono puro, di notevole chiarezza: tutte caratteristiche essenziali, per chi pretende di dominare il repertorio chopiniano.
Gli artisti hanno rilasciato delle interviste (disponibili su “YouTube”) in merito alla loro concezione della musica di Chopin, al posto che quest’ultima occupa nelle loro vite e ad altri aspetti. La cerimonia di premiazione del vincitore, Bruce Liu (1997), ha dato luogo ad una “maratona musicale” da parte di tutti i vincitori, in chiusura del Concorso.
Per tutta la durata i quest’ultimo, ciascun pianista ha avuto il diritto di scegliere quale pianoforte suonare, tra: “Steinway”, “Shigeru Kawai”, “Yamaha” e “Fazioli”. Il brand italiano è stato protagonista assoluto, nel confermare -a distanza di decenni dal suo concepimento- il livello di eccellenza raggiunto. Il vincitore Bruce Liu (1° Premio assoluto) ha suonato un “Fazioli”, che è stato anche scelto da Martin Garcia Garcia (3° posto ex aequo) e Leonora Armellini. Si tratta di pianoforti realizzati artigianalmente, con riferimento ad una realtà aziendale tutta italiana (avente sede a Sacile, con una sala da concerto, e lo showroom corrispettivo a Milano). Il 2021 è stato il 40mo anniversario della creazione dell’azienda, la quale, da familiare che era, si è estesa ad una produzione mondiale e globale.
“Fazioli” appoggia e sponsorizza pianisti italiani, tra i quali molti dei partecipanti a tale prestigioso concorso. È un’eccellenza italiana e, insieme, internazionale.
Il “Concorso Chopin” è stato -dunque- la consacrazione di veri talenti, che dedicano la loro vita alla musica, con estrema abnegazione e desiderio di competere in modo costruttivo, confrontandosi con altri pianisti e attingendo quanto più possibile, da questi ultimi. È una circostanza che non è passata inosservata ai mass media per via della sua cadenza quinquennale. Per un pianista, la sola partecipazione significa visibilità a livello mondiale, in quanto ogni singolo artista viene filmato e il risultato viene pubblicato su “YouTube”. Tutti gli interpreti ricevono un diploma che ne attesta la presenza ed una motivazione critica. Oltre ai primi premi, vi sono diverse menzioni da parte della giuria e premi speciali.
Leonora Armellini aveva già vinto (nel 2010), tra questi, un riconoscimento “per la poesia del suono”. Si tratta di una tra le migliori interpreti di Chopin attualmente viventi, che ha saputo rappresentare l’Italia (insieme ad Alexander Gadjiev) suonando un pianoforte “Fazioli” e mandando il pubblico in estasi. Questa straordinaria artista è stata, senza dubbio, una tra le più rilevanti rivelazioni del Premio.
Non ci resta che sperare in un prossimo “Concorso Chopin” che possa vedere la nostra patria elogiata fino a queste “vette”.
Stefano Chiesa