Ciò che unisce
Se uniamo ciò che unisce,
siamo ali di prati
che cantano;
siamo rintocco e scroscio di pioggia;
leggera voce di cuore che sogna
gioie simili di caldi giorni,
carichi fiori gemmanti, traboccanti
d’amore profondo, senza pari.
Se uniamo ciò che unisci, falene mortali,
ci lasciamo ai sensi
fuor dal nulla, per un giorno, una notte,
non minor di quelli
che profetizzano “un per sempre”.
Chi rinnega nel proprio cuore quel che sente, finisce per
odiare le cose che amava e per non riconoscersi più in quel
che credeva.
“L’infanzia dell’erba” è il canto della poesia delle cose semplici, immediate, vicine, ma lontane per molti di noi, assorditi dai trend digitali del momento, in un’esistenza di plastica che ci ha fatto dimenticare la poesia della corsa del vento sull’erba, noi, che siamo proprio antichi, come dice Tonino Guerra, e che al nostro passato dobbiamo ritornare. Yuleisy ci fa dono con eleganza abbracciante di tutto questo, in parole che suonano ritmanti con l’armoniosa natura, nella musicalità dell’acqua che ci racconta, l’acqua che ha sapore di ricordi e nostalgia. L’anima poetica di Yuleisy è un’isola di sensazioni, di emozioni sensoriali stereofoniche in versi che raramente si trovano nelle poesie contemporanee, nella forza, nella sincerità e nella gioia delle emozioni che vive e vede con gli occhi sgranati di bimba, il cuore colmo di gioia, in una laude universale in cui l’essere umano perde la sua centralità, sì, perché le nostre esistenze non sono più utili e significative rispetto alla maestosità di quello che ci circonda, anzi, le definirei fastidiose e pericolose per l’armonia perenne che tende verso l’infinito. Dobbiamo tornare indietro, per capire che siamo parte di un tutto e non che tutto ci appartiene, dobbiamo riprendere possesso delle nostre anime, delle nostre sensibilità, e un primo passo è la lettura di questo lavoro. Grazie Yuleisy.
Piergiorgio Leaci