Da qualche tempo ho un nuovo amico, Guido, che mi accompagna in questi ultimi passi della mia vita universitaria. Spesso mi perdo fra le sue parole, fra le sue rime, fra i suoi dolori e mi sono accorta che, in realtà, questi dolori sono anche i miei con l’unica differenza che io non riuscirei mai a scrivere questo doloroso sentimento con la stessa sua grazia e con la stessa sua intensità. Calandomi nelle sue Rime (Carocci, Rea e Inglese) mi sono imbattuta in una sua ballata “Perch’i’ non spero di tornare giammai” in cui lui prega la ballata – da lui nominata ballatetta (cara ballata) – di raggiungere la sua donna amata a Firenze e portarle, purtroppo, novelle di sospiri/piene di dogli’ e di molta paura. Guido lontano geograficamente e fisicamente da Firenze, a causa dell’esilio o a causa di un viaggio in Francia, è vittima di una malattia che da lì a poco lo porterà ad altra vita. Dunque, la lontananza di Guido da Firenze si identifica con la lontananza psicologica dalla sua donna amata, la quale non sa della sua situazione precaria e che quindi deve essere informata.
Tu, voce sbigottita e deboletta
ch’esci piangendo de lo cor dolente,
coll’anima e con quella ballatetta
va ragionando della strutta mente.
Voi troverete una donna piacente,
di sì dolce intelletto che vi sarà diletto
starle davanti ognora.
Anim’, e tu l’adora
sempre, nel su’valore.
Ho deciso, volutamente, di soffermarmi solo sul congedo di questo componimento perché ricco di quei topoi tipici della ballata/canzone e della teoria amorosa di Cavalcanti. Ritroviamo infatti la raccomandazione che Guido fa alla ballata di raggiungere velocemente la sua donna; di allontanarsi da gente non nobile in quanto potrebbero non capire il messaggio e soprattutto il dolore che deve comunicare alla donna e questa incomprensione potrebbe essere addirittura fonte di risentimento sia in vita che in morte; di raccontarle come la sua mente sia ormai distrutta e di come il suo corpo sia ormai morte quasi in atto e proprio lui, che si accorge di questo suo passaggio (dalla vita alla morte) vorrebbe che continuasse a vivere in lei e nella sua memoria. Guido dice alla ballata che riuscirà a rintracciare la sua donna, lei non è vile, è nobile d’animo ed è così piacente fisicamente, così intelligente che troverà piacevole stare con lei. Inizialmente ho detto che il dolore di Guido espresso con parole intense ed empatiche trovavano luogo anche dentro di me, ma in realtà la ricezione del dolore di Guido è universale. Tutti gli uomini del suo tempo condividevano questo sentimento dovuto ad una concezione dell’amore come non un sentimento piacevole che si enfatizzava quando l’uomo di avvicinava alla morte. Ed è talmente universale, sia nello spazio che nel tempo, da essere ripreso anche da Lucio Dalla in “Canzone”, scritta a quattro mani con Silvestri. Anche Dalla si riferisce alla Canzone affinché il suo amore e il suo dolore relativo alla mancanza della donna amata possa raggiungere la stessa donna. Infatti
Canzone cercala se puoi
Dille che non mi perda mai
Và per le strade tra la gente
Diglielo veramente
Dalla, a differenza di Cavalcanti, non raccomanda la canzone di evitare gente non nobile anzi, al contrario, le dice di andare tra le genti, per le strade. E’ come se le stesse dicendo “vai e chiedi lei, io non posso stare senza di lei, aiutami a trovarla”. E quando Guido dice Perch’i’no spero di tornare giammai,/ballatetta, in Toscana,/va’ tu leggera e piana/ dritt’a la donna mia,/ che per sua cortesia/ ti farà molto onore è convinto che la sua donna lo possa riconoscere o meglio, è convinto che la sua donna possa riconoscere che quella ballata non è nient’altro che un messaggio dello stesso Guido e della sua anima. Al contrario Lucio dice che la sua donna amata Non può restare indifferente, e se rimane indifferente non è lei infatti è come se stesse temendo il fatto che la canzone possa sbagliare destinataria o peggio che la donna amata possa mostrargli indifferenza al contrario di Guido che pensa che la donna ricambi il suo amore. Un’ultima differenza da notare, fra questi due componimenti che in realtà sono vicini e simili più di quanto si possa pensare, è il modo in cui si rivolgono alla donna: Guido la definisce donna virtuosa, nobile d’animo, di dolce intelletto e dall’aspetto piacente, Lucio la definisce testa dura, testa di rapa . Guido si rivolge alla donna con l’obiettivo di lodarla, di mostrare tutte le sua caratteristiche positive e Lucio, invece, si rivolge alla donna con espressioni forti che devono essere contestualizzate in relazione all’essere sfuggente della stessa donna. Insomma, il desiderio di entrambi gli uomini innamorati, Guido e Lucio, è quello di farsi ricordare: Guido spera che dopo la sua morta lui possa vivere nel cuore, nell’anima (sensitiva) della donna che poi è l’unico luogo in cui vivrebbe degnamente; Lucio ha il desiderio di ritornare nei ricordi della donna affinché possano godere entrambi di questo amore, desiderio che nasce dal suo essere sofferente di ricordare per due. Ciò che lega Guido e Lucio è la loro esigenza di ricorrere alla ballata/canzone affinché la donna possa ascoltare il loro messaggio che, proprio a causa di questa lontananza (fisica e psicologica per Guido, sentimentale per Lucio), è impossibilitato e assai difficile da verificarsi.
In un modo o nell’altro, in un tempo o nell’altro, il dolore di Guido e quello di Lucio è vivo in tutti noi.