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La questione dell’identità

Dietro lo pseudonimo Elena Ferrante si cela la scelta dell’anonimato di un’autrice che si vela e si svela attraverso le proprie opere, dando loro la propria voce. La scrittrice stessa afferma in La frantumaglia, raccolta di scritti e scambi epistolari volti a fornire risposte alle domande degli intervistatori e curiosità dei lettori, che un testo è un organismo autosufficiente in grado di parlare da sé, cui un autore non ha nulla da aggiungere. Quando un’opera ha qualcosa da raccontare troverà i propri lettori in maniera del tutto naturale. La decisione di mantenere l’anonimato fu presa dall’autrice l’anno precedente alla pubblicazione del suo primo romanzo del 1992, L’amore molesto. Decisione che le ha reso possibile parlare di tematiche e realtà delicate e difficili, garantendo l’autenticità del racconto; metterci la faccia aggiungendo “carne e sangue” all’opera avrebbe significato morire, rinunciando alla libertà di espressione più vera. (R. Saviano)

Tuttavia, questa scelta lascia trapelare molto dell’identità dell’autrice velata dietro le parole: i suoi libri parlano di lei ed suoi personaggi per lei. Soltanto il suo nome e la sua privacy mancano all’appello; ella non si nega infatti alla critica, accondiscendendo al rilascio di interviste, dove parla della propria infanzia e dell’interpretazione dei propri romanzi. Un’identità autoriale celata dunque dietro e dentro i propri scritti, dove, chi li ha letti sa anche chi sia l’autrice, l’ha potuta incontrare e conoscere da vicino.(1)

Si potrebbe quindi affermare che l’anonimato di uno scrittore preservi la sua libertà di espressione e debba di conseguenza essere protetto; sono invece le storie che devono parlare, trasportando altrove e trascinando con sé il lettore, facendo emergere le emozioni più autentiche, scuotendo e districando i fili aggrovigliati dei labirinti della memoria.(2) La tetralogia di successo L’amica geniale, o in altri termini “l’amica Ferrante”, è riuscita nell’intento di spalancare ai lettori le porte dell’immaginazione e del pensiero, stimolando in continuazione curiosità verso la storia, le vicende ed i personaggi e, soprattutto, verso il suo stesso mistero, quello della voce narrante.(3)

Il fenomeno Elena Ferrante e la critica

Quando si parla di Elena Ferrante si allude ad un vero e proprio fenomeno che vede l’autrice acclamata ed ammirata a livello mondiale, specialmente negli Stati Uniti dove fu creato un documentario intitolato “Ferrante Fever” e dove si dibatte su di lei a livello accademico, vedendola al centro di seminari, convegni e pubblicazioni autorevoli. I suoi libri vengono ampiamente lodati da personaggi di successo e critici per il loro stile potente ed ipnotico ed esaltati nelle maggiori riviste internazionali. La critica ha messo in evidenza con ironia che probabilmente in traduzione Elena Ferrante risulta essere migliore rispetto alla versione originale italiana delle opere. Scrivere e parlare di Elena Ferrante in Italia provoca indubbiamente un certo fastidio, dal momento che si ritiene che chi si nega cerchi soltanto di attirare l’attenzione su di sé e che le opere dell’autrice rappresentino una mera operazione commerciale, poiché caratterizzate da una voce piana ed uno stile elementare adatto principalmente a chi legge poco. Accanto al titolo della famosa saga L’amica geniale andrebbe piuttosto posto un asterisco ad indicare: “trascurando i romanzi strepitosi che prendono la polvere in libreria”, ovviamente volto a dissuadere il lettore dall’acquisto dell’opera.(4) Il suo successo ha iniziato a rappresentare più una vergogna che un vanto italiano; si è ipotizzato che dietro all’autrice ci possa essere una figura maschile o addirittura gli stessi editori della casa editrice E/O presso cui la Ferrante ha pubblicato tutti i suoi libri, ipotesi comunque successivamente smentite.

Il tema principale sollevato dalla questione Ferrante resta quello dell’oscuramento dell’identità volto ad indicare il rifiuto della parte pubblica e promozionale della scrittura. Mentre i primi tre romanzi ottengono vasti apprezzamenti, elogi e reazioni positive da parte della critica italiana, con l’arrivo della tetralogia de L’amica geniale dal 2011 al 2014, definita anche, utilizzando la terminologia inglese, “Neapolitan Novels” per via del successo delle stesse pubblicazioni all’estero che hanno contribuito a far nascere e crescere il fenomeno Ferrante, in Italia si è incominciato a chiedersi seriamente chi fosse l’autrice, a ricercare la sua carta d’identità. 

Contrastanti risultano spesso i giudizi dei critici. Secondo il filosofo Bruno Moroncini il fenomeno Elena Ferrante e la presunta letterarietà delle sue opere andrebbero letti ed analizzati più da un punto di vista sociologico che letterario, dal momento in cui dietro alla scelta dell’anonimato si può celare l’intento di una scrittrice di dimostrare come una persona nata in un ambiente culturalmente povero ed arido possa arrivare a scrivere un romanzo. Trattasi quindi secondo l’esperto di una narrativa che ha in sé poco di letterario. Matteo Palumbo,  docente universitario, si dichiara invece affascinato dalla Ferrante e dalla sua arte di narrare che, benché semplice, non suona mai banale o scontata. Aggiunge come la biografia di un autore non possa e non debba influire sulla bellezza di un testo. Lo scrittore Paolo di Paolo evidenzia invece che, specialmente in una società del virtuale, del falso e del tecnologico come quella in cui ci troviamo, sia giusto interrogarsi sulla verità, sull’esistenza effettiva di un autore, su ciò che stia dietro uno pseudonimo.(5) Altri critici, tra cui Francesco Longo, sottolineano la potenza narrativa nell’opera della Ferrante pur non considerandola una scrittrice, poiché priva di stile, prevedibile e scontata. Filippo La Porta parla analogamente di appiattimento della lingua introducendo altresì il concetto di narcisismo letterario presente nei romanzi dell’autrice. Giovanni Testo e Massimo Onofri ne lodano invece lo scrivere, il primo parlando di livelli molto rispettabili di dignità narrativa, il secondo apprezzandone la scrittura esatta, feroce e spoglia di retorica e infingimenti, a costo di risultare spesso però piuttosto retrò e noiosa.(6)

Opere e tematiche 

Le opere di Elena Ferrante presentano tutte un impianto statico caratterizzato da struttura, ambientazione e vicende molto simili, quasi fossero libri prodotti in serie, trattanti le medesime tematiche, con uno stile sempre uguale. Ciò che funge da sfondo è le realtà napoletana, una realtà duale con i suoi quartieri alti e la zona industriale, palcoscenico di incontri e scontri tra borghesia ed intellettuali da un lato e gente del popolo e degrado culturale dall’altro. Una Napoli quindi che si presenta come retroterra di quasi ogni opera ma che non viene mai descritta nei dettagli: essa emerge piuttosto nei dialoghi, attraverso gli occhi dei personaggi, quasi a divenire un oggetto di indagine. Presente è spesso la tematica dello studio, visto come unica via d’uscita dalla povertà e dal degrado, come sola via d’accesso alla scalata sociale e alla possibilità di condurre una vita dignitosa. Altri temi fondamentali sui quali vertono i romanzi sono l’amicizia, l’amore, i legami familiari. Protagoniste delle opere sono generalmente bambine o ragazzine che attraverso il loro sguardo dapprima innocente e poi disincantato osservano ed interpretano gli adulti, le loro scelte, giudizi ed atteggiamenti, svelandone dubbi, tormenti e soprattutto menzogne.

La tetralogia composta da L’amica geniale (2011), Storia del nuovo cognome (2012), Storia di chi fugge e di chi resta (2013) e Storia della bambina perduta (2014) racconta le vicende di un’amicizia femminile molto forte ed intensa che nasce nell’infanzia delle protagoniste e si protrae fino all’età adulta, coprendo circa sessant’anni di storia, dagli anni ’40 del ‘900 alla fine del secolo. Nel 2018 fu ideata la serie televisiva intitolata L’amica geniale diretta dai registi italiani Saverio Costanzo e Alice Rohrwacher. La protagonista dei libri è Elena Greco (Lenù) considerata da molti quale rappresentazione dell’identità della stessa scrittrice: donna colta ed intelligente che cresce e trova la propria dimensione grazie allo studio e all’impegno. L’amica è Raffaella Cerullo (Lila), la controparte di Lenù; due figure complementari, benché diverse, dove una è l’amica geniale dell’altra. Trattasi di un rapporto d’amicizia vero e profondo, non perfetto, complesso e a volte pervaso da sentimenti negativi quali invidia e odio: “Lei era così, rompeva equilibri solo per vedere in quale altro modo poteva ricomporli.”/ “E il disagio che mi dava scoprirla fragile si mutava per vie segrete in un bisogno mio di superiorità.”/ “Temevo che le accadessero cose, belle o brutte, senza che io fossi presente. Era un timore vecchio, un timore che non mi era mai passato: la paura che, perdendomi pezzi della sua vita, perdesse intensità e centralità la mia.” 

La Napoli che fa da cornice e atmosfera è quella dei suoi abitanti e delle loro voci: feroce, spietata e sfacciata, ma anche esuberante, solare e generosa. Scene di vita, intrecci di personaggi delineati attraverso una scrittura efficace, semplice e diretta, con immagini nitide, vivide e chiare.(7)

Nel libro uscito nel 2019 e intitolato La vita bugiarda degli adulti la voce narrante è l’adolescente Giovanna che scopre l’ambiguità della relazione tra i genitori, le loro bugie ed i tradimenti attraverso la perturbante e singolare presenza della zia Vittoria, zitella e strega, che le aprirà gli occhi e le farà abbandonare l’illusione dell’infanzia grazie ad un oggetto magico che le donerà, un braccialetto, simbolo della crescita. Giovanna scoprirà anche a proprie spese che gli adulti sono dei maestri in quanto al saper mentire: “Non riuscivo più a essere innocente, dietro i pensieri c’erano altri pensieri, l’infanzia era finita.”/ “Io invece sono scivolata via e continuo a scivolare anche adesso, dentro queste righe che vogliono darmi una storia mentre in effetti non sono niente, niente di mio, niente che sia davvero cominciato o sia davvero arrivato a compimento: solo un garbuglio che nessuno, nemmeno chi in questo momento sta scrivendo, sa se contiene il filo giusto di un racconto o è soltanto un dolore arruffato, senza redenzione.”

L’opera L’amore molesto pubblicata nel 1992 si basa sul rapporto madre-figlia. Da essa fu tratto l’omonimo film tre anni più tardi diretto da Mario Martone. La Ferrante fa compiere alla protagonista Delia un viaggio attraverso la psiche femminile mentre ricostruisce ed analizza il proprio rapporto con la madre Amalia in seguito alla tragica scomparsa della stessa: “L’infanzia è una fabbrica di menzogne che durano all’imperfetto; la mia almeno era stata così.”/ “Ero rimasta per un po’ ad assaporare il mio nome come un’eco della memoria, un’astrazione che suona senza suono nella testa. Mi era sembrata la voce del tempo immateriale, di quando lei mi cercava per la casa e non mi trovava.”/ “Ma mentre mi strofinavo il viso vigorosamente, in specie intorno agli occhi, mi resi conto con tenerezza inattesa che invece avevo Amalia sotto la pelle, come un liquido caldo che mi era stato iniettato chissà quando.”

Anche nell’opera La figlia oscura del 2006 centrali sono il rapporto genitoriale e la maternità: si indagano le morbose attenzioni materne nei confronti dei figli ed al contempo il loro esatto opposto, come la disperata necessità di una madre di abbandonare figlie e marito nel tentativo di liberarsi di ogni responsabilità: “Le amavo troppo e mi pareva che l’amore per loro mi impedisse di diventare me stessa.”/ “Nina, quello che cercavo era un groviglio confuso di desideri e molta presunzione. E fossi stata sfortunata avrei impiegato tutta la vita ad accorgermene. Invece sono stata fortunata e ho impiegato solo tre anni e trentasei giorni.”/ “Che stupidaggine pensare di potersi raccontare ai figli prima che compiano almeno cinquant’anni. Pretendere di essere vista da loro come una persona e non come una funzione.”

Nel romanzo di successo del 2002 I giorni dell’abbandono, da cui è stato tratto il film omonimo diretto da Roberto Faenza, la vicenda si basa sull’improvvisa fine di un matrimonio apparentemente solido, con l’abbandono da parte del marito del tetto coniugale. Nella protagonista, lasciata con due figli piccoli, si scatena una crisi interiore che la condurrà, attraverso un lungo viaggio introspettivo accompagnato da frustrazione, sofferenza e stato confusionale, ad una nuova forza e consapevolezza di sé e ad un rinnovato equilibrio interiore: “Voleva aiutarmi ad accettare la realtà della nostra separazione, voleva che fossi io stessa a dirgli: hai ragione, è finita. Seguitai a procedere con circospezione come facevo sempre di fronte agli accidenti della vita.”/ “Tu sei di oggi, aggrappati all’oggi, non regredire, non perderti, tieniti stretta… Lui è andato, tu resti.”/ “Che errore, soprattutto, era stato credere di non poter vivere senza di lui, quando da tempo non ero affatto certa che con lui fossi viva.”

Elena Ferrante e il romanzo italiano

Come viene collocata Elena Ferrante all’interno del genere letterario del romanzo e nella tradizione narrativa italiana? In uno studio molto interessante condotto dalla docente e critica letteraria Daniela Mangione(8) viene presa in considerazione la storia del romanzo italiano a partire dai suoi esordi, gli ultimi tre decenni del ‘700. Si sottolinea come fin dal principio del delinearsi del romanzo italiano solo i romanzi maggiormente inverosimili e distanti dalla realtà dell’epoca vengano ricordati e siano presenti nelle antologie e nel canone, tra cui i romanzi di Verri e Pindemonte. Mentre non vengono mai menzionati dagli “alti” intellettuali tutti quei romanzi che narrano di uomini e donne dell’epoca e delle loro vicende, che furono invece rimossi malgrado avessero riscosso un grande successo per il fatto di essere stati letti ed apprezzati su larga scala e stampati in gran copia. Romanzi popolari scritti da autori quali Chiari, Gritti, Bianchi, ecc… che non sono purtroppo rimasti nella memoria letteraria nazionale poiché, secondo un’accusa del tutto infondata e successivamente smentita, criticati d’essere scritti in una lingua non corretta. Il vero romanzo italiano si afferma con Foscolo e Manzoni; prima di essi vengono riconosciute solo narrazioni che parlano a pochi, relative a vicende esterne alla vita reale, in linea con i dettami della Chiesa e dei giudizi degli intellettuali ad essa allineati, i quali vedevano nella scrittura popolare pericolo, sconvenienza e mancanza di controllo. La forma era curata e considerata superiore al contenuto, l’emotività doveva essere smorzata, controllata e mantenuta entro dei rigidi parametri. Autori del XIX secolo come Guerrazzi appaiono come sconosciuti poiché non rientranti nel canone. Inoltre le opere che parlano al vasto pubblico dei lettori e sono apprezzate dai più finiscono per essere etichettate come opere di consumo, venendo conseguentemente squalificate. La storia narrativa italiana sembra in un certo senso non rispecchiare appieno la vera identità del Paese, essere lontana dall’emotività e dal coinvolgimento con la realtà, dalla vita del popolo, mentre si adatta ad aspettative di istanze superiori. 

Quanto espresso nel precedente paragrafo sembra in un certo modo rappresentare ciò che sta accadendo oggi nei confronti di Elena Ferrante e di una narrativa che racconta pezzi di vita intellettuale, emotiva e spirituale degli abitanti dell’Italia. Una narrativa cui la critica guarda con diffidenza, resistenza e distacco, considerata troppo calata nel reale, romanzesca, non abbastanza concentrata sullo stile insomma. Ecco quindi la scelta dell’anonimato da parte della Ferrante, una scelta di libertà che le ha permesso di non essere ridotta e costretta al silenzio per il fatto di osare scrivere di emozioni forti, di vita vera.

Conclusione

Un invito rivolto a noi lettori ad immergerci completamente e a riconoscerci nelle storie e nelle vicissitudini interiori dei personaggi quello della Ferrante; un’occasione unica che ci è concessa dalla scrittrice di assaporare pienamente un’opera senza influenze, interferenze o pregiudizio alcuno. Una scelta di anonimato che rende libero chi scrive e al contempo libera chi legge, permettendoci di entrare nel mistero della scrittura, spalancare le porte della nostra immaginazione e trovare le nostre personali risposte, in definitiva, facendoci sentire protagonisti e forse anche un poco personaggi delle vicende stesse.

Bibliografia

Letteratura primaria

Elena Ferrante, L’amore molesto, Roma, E/O, 1992

Elena Ferrante, I giorni dell’abbandono, Roma, E/O, 2002

Elena Ferrante, La frantumaglia, Roma, E/O, 2003

Elena Ferrante, La figlia oscura, Roma, E/O, 2006

Elena Ferrante, L’amica geniale, Roma, E/O, 2011

Elena Ferrante, Storia del nuovo cognome, Roma, E/O, 2012

Elena Ferrante, Storia di chi fugge e di chi resta, Roma, E/O, 2013

Elena Ferrante, Storia della bambina perduta, Roma, E/O, 2014

Elena Ferrante, La vita bugiarda degli adulti, Roma, E/O, 2019

Letteratura secondaria

(2)Claudia Catalli, Elena Ferrante, il nuovo romanzo e il valore dell’anonimato, wired.it, novembre 2019

(5)Giovanni Chianelli, Elena Ferrante alla sbarra: processo all’autrice de L’amica geniale, ilmattino.it, febbraio 2020

(1)Beatrice Collina, Esserci e non esserci, laletteraturaenoi.it, aprile 2015

(3)Raffaella R.Ferrè, In Italia non abbiamo ancora capito Elena Ferrante, thevision.com, marzo 2018

(4)Mariarosa Mancuso, Perché l’ammirazione mondiale per Elena Ferrante ha bisogno di un asterisco, il foglio.it, agosto 2018

(8)Daniela Mangione, Elena Ferrante e il romanzo del settecento. Una riflessione sull’identità del romanzo italiano, diacritica.it, giugno 2019

(6)Luca Ricci, Il fenomeno Elena Ferrante visto dai critici, il messaggero.it, marzo 2015

(7)Ottimi motivi per (non) leggere Elena Ferrante, ilsalottoirriverente.wordpress.com, giugno 2017

Filmografia

L’amore molesto, regia di Mario Martone, 1995

I giorni dell’abbandono, regia di Roberto Faenza, 2005

L’amica geniale, regia di Saverio Costanzo e Alice Rohrwacher, 2018

News Reporter
Claudia Messelodi lavora come insegnante di lingue e letterature straniere in un liceo. Ama scrivere poesie ed haiku sia in italiano che in altre lingue straniere, principalmente in inglese. Parecchie sue liriche hanno ottenuto premi e riconoscimenti poetici e sono state pubblicate su antologie nazionali ed internazionali, su riviste poetiche online e cartacee, su siti e blog specializzati. Ha pubblicato diversi saggi letterari e raccolte poetiche a partire dal 2012: Sky-blue Wisteria/Glicini Azzurri, Variations of Sky and Soul/Variazioni di Cielo e Anima, Interlacements/Intrecci, Sinuosità, Blue Moon, Colori nel Vento, Alternanze, Nonostante il Vento, Porte Socchiuse, Luce, I Colori dell'Arcobaleno, Un pacificante intreccio di pensieri, Oltremare, Il sottile equilibrio tra arte e vita: la scrittura femminile nel mondo anglosassone tra la fine del '700 e il nuovo millennio, Emozioni. www.claudiastones.blogspot.com
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