Quando il gruppo di lavoro del Salone del Libro di Torino ha capito che a causa dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo non sarebbe stato possibile organizzare il Salone nella sua forma originaria, non si è perso d’animo, anzi in soli venti giorni ha messo su un ricco calendario di eventi, per la precisione 60 incontri con più di 160 autori che si sarebbero tenuti online su salonelibro.it da giovedì 14 a domenica 17 maggio, perché è in momenti come questo, nel mezzo di una pandemia globale, che c’è ancora piú bisogno dell’intervento della cultura per capire meglio quello che stiamo vivendo.
Il gruppo, capitanato dal direttore del Salone e vincitore Premio Strega Nicola Lagioia ha invitato scrittori, scienziati, fisici, economisti, giornalisti, attori e musicisti provenienti da tutto il mondo per parlare dei temi urgenti: epidemie, salute, donne, femminismi, sentimenti, scrittura, traduzione, letteratura straniera, società civile, disuguaglianze e tracciare le parole chiave per la ripartenza.
Tra i momenti più interessanti delle quattro giornate ci sono la lezione inaugurale del Professor Alessandro Barbero, gli interventi di David Quammen, autore di Spillover, Amitav Gosh, autore de La Grande Cecità, Donna Haraway, Joseph E. Stiglitz, Loredana Lipperini, Claudia Durastanti, le letture inedite del secondo volume de I Leoni di Sicilia di Stefania Auci, l’ultimo Montalbano letto in anteprima mondiale da Antonio Manzini, e poi gli interventi di Paola Caridi, Lilli Gruber, Helena Janeczek, Roberta Carlini, Andrè Ciman, Vinicio Capossela, Aurélien Barrau, Dacia Maraini, Annie Ernaux, Walter Siti, Fabrizio Barca, Roberto Saviano, Teresa Ciabatti, Valeria Parrella, Silvia Avallone, Carlo Rovelli, Ocean Vuong, Anita Raja, Javier Cercas, Paolo Rumiz, e gli omaggi alle letterature straniere, da Virginia Woolf a Marcel Proust a Albert Camus con la figlia dello stesso Camus, Catherine, e moltissimi altri.
Tutti, ma proprio tutti uniti per tracciare il punto della situazione, raccontare la pandemia nel mondo e riflettere sulla relazione fra uomo e natura e fra gli stessi esseri umani, fondamentali per assicurare la sopravvivenza e la sintonia fra le specie. La parole chiave è stata comunità, perché è quello che siamo tutti chiamati a fare, creare una rete che ci salvi tutti e abbatta l’individualismo, vero nemico della nostra epoca.
Il Salone digitale naturalmente non sostituirà quello in carne ed ossa che forse quest’anno si potrà ancora organizzare, magari in autunno, ma speriamo lasci una traccia indelebile e diventi un’aggiunta alle edizioni future, perché questo Salone inclusivo e democratico che ha abolito distanze e impedimenti fisici è stato davvero ciò di cui il nostro paese ha bisogno per avvicinare tutti alla cultura, e uscire dall’immaginario che la cultura sia solo per pochi. Gli eventi sono tutti salvati sul sito ufficiale del Salone e possono essere recuperati.
Ho trovato questa versione digitale del Salone un grande esempio di resistenza e di coraggio e la realizzazione di un sogno: fare qualcosa che non si sarebbe potuto fare, un salone fuori dall’ordinario in un momento fuori dall’ordinario e gli utenti hanno apprezzato. Infatti, a seguire il salone sono stati in cinque milioni in tutto il mondo, dimostrazione che tutto ciò che si può sognare si può fare.