Distinguersi
Distinguersi dalle tante
favole in rima,
come gioviale tartaruga
campionessa della sciocca noce,
alimentata da un cespo di lattuga.
Distinguersi per essere veloce
a parlare di glorie e contare le cicorie
con fame insaziabile
non di riempirsi il ventre
ma di rimpiazzarlo
con uno spruzzo di bile codardo.
Distinguersi con vittoria apparente,
coppa offerta lucente
nel balletto dei doni,
dispensati dal senso di disgusto.
Distinguersi dal cattivo gusto,
sollevando un polverone
per nascondere il magone
di non essere proprio nessuno,
annoverata tra i grandi,
per divagare nei versi
fra le sottigliezze dei persi
nei problemi attribuiti
a chi non ha colpa.
Via
Me ne vado restando
in quei luoghi dove non rispondo
della salute e dell’età fuggite
verso il libero dialogo con i defunti
che ascoltano nei miei occhi
parole morte e desideri consunti
sulla bocca del silenzio spaventato
dal perdersi che non incontra
con chi perdersi.
E un giorno la magia
Un giorno potrò conoscermi
ricordando quel che ero,
mentre mi chino sul marciapiede
per allacciarmi le scarpe.
Un giorno potrò ricordare
quella bambina, parte di me,
dispersa nel mondo di un mago,
con la mano scomparsa nel tempo.
Un giorno uscendo dalla città affamata,
con i morsi nei piedi
e il destino di fronte stropicciata,
tornerò alla primavera rosata
da dove l’inverno fugge, lamentandosi.
Un giorno potrò uscire
da un enorme cappello,
sepolto in un parco senza fiori,
dove crescono chimere dorate.
Un giorno ricorderò
le strade scordate
per riempire le ombre rinnegate
con la sola saliva che bagna il canto.